18 novembre 2019

"Piccoli racconti di misoginia" di Patrice Highsmith


   
nota di Gianni Quilici           

Il primo racconto  troppo lineare. Il secondo migliore, ma scontato. “Che cosa ha fatto Patricia Highsmith?” penso. “Si è concessa una vacanza?”. 

Invece via via che leggo i racconti prendono forza fino a trovarne alcuni indimenticabili. Da diventare una trance de vie. Un po’ come succede in Giuseppe Pontiggia nei suoi racconti Vite di uomini non illustri.

I più belli sono: La donna oggetto, La puritana, La fattrice potente nella sua iperbolica e grottesca vicenda.  

Il campionario di donne che emerge, in questi diciassette racconti, è terribilmente feroce, da una ferocia  quasi matematica, da teorema pasoliniano. E’ come se Patricia Highsmith ci dicesse che non sempre i fatti della vita sono complessi o meglio che esiste una complessità lineare, cioè ripetitiva.

In altri termini queste donne sembrano segnate da un destino. Non si inventano. Sono quelle che sono:  finte invalide, vere assassine, mitomani, fatue, fanatiche, ossessionate,  vittime, carnefici. 

Patricia Highsmith. Piccoli racconti di misoginia. Bompiani



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