30 marzo 2009

"Alle origini del postmoderno in letteratura: Stevenson e Maupassant"


di Emilio Michelotti

LO STRANO CASO DEL DOTTOR JEKILL E DI MISTER HYDE

Stevenson precorre qui alcuni rami della psicopatologia (fenomeno della scissione dell’Io): “L’uomo non è in verità uno, ma duplice… azzardo l’ipotesi che esso sia infine conosciuto come un conglometato di svariate entità, incoerenti e indipendenti una dall’altra”.

Due figure differenti, l’una simboleggiante il male puro, l’altra l’apparente irreprensibilità vittoriana. Stevenson suggerisce che la moralità è un fardello spaventoso che reprime certi aspetti della natura umana.

Due figure, ma nessun manicheismo: vi è invece delineata la difficile dialettica del relativismo morale. La personalità del protagonista non è equamente scissa in due parti, tra bene e male: al contrario, la storia mette in luce come il male rappresenti solo una piccola porzione dell’individuo.

E’ molto pericoloso soffocare i lati istintivi della propria personalità, questo è il monito di Stevenson. L’altro monito, configurato dal suicidio del protagonista, vuole essere la prova della sconfitta della scienza sul terreno dell’uomo.

Un raddoppiamento dell’Io, una suddivisione dell’Io, una permuta dell’Io: più che di doppio si tratta di metamorfosi, una trasfigurazione visibile attraverso il medium dello specchio.

LE HORLA

E’ lo stesso oggetto che ritroviamo in questo racconto di Maupassant: in quanto elemento di riflessione dell’immagine umana lo specchio esprime il suo essere più intimo. Doppio immateriale, il riflesso permette all’invisibile di manifestarsi non appena il protagonista viene “assorbito” dal vuoto della superficie riflettente, non appena si fa spazio all’apparizione dell’Horla, dell’assenza presente, appunto l’hors-là.

La tecnica stilistica del diario rende il lettore l’unico confidente del protagonista, e lo fa assistere impotente alla lenta decomposizione della sua personalità e al suo terribile destino di morte.

L’iniziale benessere, l’equilibrio e le certezze si trasformano – pagina dopo pagina – in minaccia, ossessione di una Presenza ostile e invisibile, ma in grado di dominare la sua vittima fino al suo completo annientamento, fino alla dissoluzione della sua identità.

Non è un caso che i due libri siano stati scritti contemporaneamente (Stevenson pubblica nel 1885, Maupassant nel 1886). I due autori assistettero, insieme a Freud, alle lezioni del prof. Charcot alla Salpetrière e alle dimostrazioni del dott. Mesmer. Essi testimoniano forse il passaggio al postmoderno: vi sono inclusi alcuni dei tratti distintivi del Novecento come la caduta dei valori assoluti. Questa ha portato dietro di sé – nelle relazioni sociali, nella filosofia, nella politica, nella scienza - il relativismo che, modificando per sempre i concetti di spazio e di tempo, ha inciso profondamente nella considerazione che l’uomo aveva di sé.

Robert Louis Stevenson – Lo strano caso del dottor Jekyll e mister Hyde
Utet – Torino, 1967

Guy de Maupassant – Racconti fantastici – Mondadori, Milano 2004