27 novembre 2024

" Dalla parte di Alba" di Michela Monferrini

 


di Giulietta Isola

   “Io ho sempre scritto ciò che sentivo di vivere nella mia essenza, nella parte più profonda di me. Non le cose come le viveva questo corpo ormai vecchio, ma come le viveva il mio spirito. Nei racconti, nei romanzi, io facevo... il ritratto di stati d'animo che avevo vissuto, ecco. Ma dentro a una cornice, dentro storie, dentro personaggi del tutto inventati, che mi servivano come contenitori.”

       La protagonista di questa biografia letteraria è una grande autrice del Novecento italiano, rimasta un po’ ai margini del nostro canone femminile Alba de Cespedes, di madre romana e padre cubano. Queste pagine sono un racconto equilibrato della sua vita e la genesi dei suoi libri. 

       L’autrice immagina che pochi anni prima della morte di Alba, avvenuta nel 1997 a Parigi, dove aveva scelto di vivere fin dagli anni Sessanta, Lena, una studentessa universitaria, bussi al suo portone di quai de Bourbon per intervistarla per la sua tesi di laurea . 

        Lena non ha conosciuto suo padre e ha un rapporto conflittuale con la madre, ha già una bambina da crescere e confuse ambizioni letterarie. Alba esercita su di lei un grande fascino, ma anche la grande scrittrice subisce la malia di questa sconosciuta intimidita che le ispira subito una forte confidenza tanto da scegliere di ripercorrere la sua esistenza fin dalla singolare infanzia italo cubana che l’ha resa uno spirito libero e cosmopolita. 

        Fin da piccola è affidata alle cure della zia, il padre, membro di una influente famiglia, decide con la moglie di tornare a vivere a Cuba ed entrambi tornano in Europa solo sporadicamente. Così Alba cresce divisa fra due mondi, molto amata ma in maniera assai poco convenzionale. Nella grande casa del quartiere romano di Prati dove cresce, fin da ragazzina ama scrivere racconti e poesie. Si sposa e diventa madre giovanissima , un matrimonio presto naufragato, a 19 anni si ritrova ad abitare vicino a Piazza di Spagna in un pensionato di suore con il suo bambino, il padre da lontano le assicura un assegno di mantenimento e una bambinaia in modo che lei possa dedicarsi alla scrittura. 

       Lavora per il Messaggero, pubblica una raccolta di racconti, nel 1939 vince il Premio Viareggio, vittoria poi annullata, chiaro segnale di quanto Alba sia invisa al regime; nel 1938 è rinchiusa brevemente nella sezione femminile del carcere di Regina Coeli. Durante la seconda guerra mondiale ripara in Abruzzo con il nuovo compagno, poi lavora per gli Alleati in radio con lo pseudonimo di Clorinda. Nel dopoguerra scrive per Epoca, scrive il suo romanzo più famoso e conosce tutto il mondo dell’editoria italiana, poi si trasferisce a Parigi ove continua a lavorare fino alla fine senza mai perdere la sua maschera quella di donna brillante.

        I viaggi, gli amori, il figlio, tutto è importante ma mai al centro della scena. Al centro della scena di Alba, c’è Alba, ma non per narcisismo, piuttosto per il demone che la divora e che si chiama letteratura, per quel desiderio di trasferire sulla pagina ciò che le sta intorno, ciò che vive, ciò che gli altri e soprattutto le altre vivono. La contraddizione lacerante di voler essere nel mondo e al tempo stesso lasciar fuori tutto per dedicarsi alle parole, la descrive lei stessa nella sua frase scelta dalla Monferrini a esergo di questa biografia:  Lo scrittore è uno che sta bene solo, o con pochi amici, che si annoia in società e che quando è costretto ad andarvi rientra di pessimo umore, rimpiangendo il tempo perduto.”

 Alba de Céspedes è la protagonista di un romanzo che è anche una riflessione sul senso della scrittura come eredità di una vita.

DALLA PARTE DI ALBA di MICHELA MONFERRINI EDITORE PONTE ALLE GRAZIE

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