16 settembre 2025

"Cuoio" di Gabriele Cavallini

 


Cuoio. La rovina di una famiglia

di Giovanna Baldini

Il libro, romanzo d’esordio, di Gabriele Cavallini, nato a San Miniato in provincia di Pisa, è ambientato nel Comprensorio del cuoio, la zona industriale conciaria che comprende i Comuni di Santa Croce Sull’Arno, Castelfranco, Fucecchio.

Protagonista una famiglia di conciatori: un nonno, al tempo del boom degli anni Sessanta, fonda l’impero economico della famiglia Cavalcanti, che garantisce benessere e ricchezza; un figlio che segue le orme del padre; i figli di lui, oggi, che di questa ricchezza vivono la maledizione.

Tutto è cambiato perché il padre non ha saputo continuare l’attività della conceria avviata dal vecchio e i figli, Michelangelo ed Emanuele, sono altrettanto inadeguati. Emanuele, quando la madre all’improvviso sparisce per sempre, si chiude in se stesso, smette di parlare, non esce di camera, non si rapporta col mondo. Il fratello Michi, in prima persona, ne racconta la passiva quotidianità.

Ambientata a Santa Croce, un paese tra colline incendiate dal sole in un paesaggio più africano che toscano, la storia si svolge tra i ricordi di un passato idilliaco e il presente drammatico che alla fine, come un fiume in piena, travolge tutto.

I protagonisti, schiacciati dalla religione economica del vecchio Cavalcanti e costretti a perpetuare un lavoro e un benessere ormai inesistenti, consumano la loro vita nell’inettitudine.

Il padre di Michi ed Ema farà fallire la conceria, perché alla lavorazione delle pelli preferisce la cura dei fiori, il figlio minore, ormai, vive nel suo mondo, l’altro prova ad andare a lavorare sperando di risollevare le sorti dell’attività senza, però, nessun risultato.

Tra flash back di un mondo familiare felice, perduto per sempre, e la vita presente insulsa e inconcludente, la narrazione accompagna il lettore fino alla catastrofe finale.

Marginale la figura del padre, rispetto al rapporto con i figli, quasi non esistessero, parla poco, poco interagisce: preferisce il silenzio. La madre, invece, come viene ricordata con nostalgia dal figlio Michi, era la luce e il calore della famiglia, il centro, la sicurezza. Senza di lei tutto si spezza e rovina. Il ragazzo non solo non ha voglia di lavorare ma è anche incapace di amare. Infatti, sperando di recuperare il tempo perduto, contatta maldestramente, dopo molti anni, un’antica fiamma, Maria, ma la delusione sarà cocente.

La famiglia rimasta senza senso e priva di guida, dopo la sparizione della madre è incapace di vivere, come se avesse perso la bussola. Si parla di vendere, anzi svendere, l’azienda a una ditta emergente e accettare la sconfitta, il fallimento. Ma, una notte, padre e figlio la conceria la fanno esplodere con la dinamite e tutto finisce…

Di nuovo il fuoco, presenza costante del racconto dalla morte del nonno che col fuoco si era uccide.

 L’ambientazione del romanzo è il Comprensorio del cuoio e certamente l’Autore ha voluto sottolineare la conoscenza del mondo delle pelli dove ha lavorato. Ma il libro, secondo me, parla di tutt’altro. Di una famiglia dei giorni d’oggi, inserita in un contesto economico in cui la concorrenza e il raggiungimento di alti standard di benessere possono portare nel bene, ma anche nel male, a scelte radicali di difficile comprensione.

Il capostipite crea un impero, i discendenti sono incapaci di governarlo, le conseguenze disastrose. In molti contesti industriali italiani si sono verificate simili tragedie.

L’Autore esaspera le logiche che sovrintendono allo sviluppo imprenditoriale di quell’area della Toscana, usando un linguaggio visionario, allucinato, espressionista, indugiando talora in uno splatter, secondo me, di dubbio gusto.

 Tra le pagine si nasconde anche una velata trama gialla che rimane non sviluppata…

Molti spunti, forse troppi, in questo romanzo d’esordio…


Gabriele Cavallini, Cuoio, Unici, Einaudi Editore, Torino 2025, pp. 239, euro 18,00

 

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