30 settembre 2005

Breve storia di “Lucca beat” di Enzo Guidi

di Gianni Quilici

Apro e leggo e subito vengo rapito da una scrittura fluente, che fonde la Storia con la Narrativa con un sorriso sottile, a volte acre, ma mai “al di sopra”.
Ecco Breve storia di “Lucca beat” di Enzo Guidi a questo riesce: ricostruire la vicenda del movimento beat lucchese (1965-68) ed insieme raccontarla come se fosse un romanzo che ha un inizio, uno sviluppo, una conclusione.

Come ricostruzione storica Enzo Guidi è fedele ai fatti, puntigliosamente documentati, e diventa, nell’analisi di essi, ora cronista appassionato, ora sociologo disincantato, ora sottile semiologo fino a lasciare trapelare molto liberamente interpretazioni simboliche che stanno tra la psicanalisi ed il magico-antropologico.

Come narratore Guidi, pur disciplinato dalla volontà di ancorare le parole ai fatti, ha lo stile: precisione di linguaggio, ritmo incalzante, figure ben profilate, sintesi illuminanti. Si veda la nitidezza con cui ci appare Barabba: “Dapprima si piantò davanti a noi, calandosi minacciosamente di spalla il sacco d’ordinanza, poi sorrise a tutti con la sua tenera rapacità da beduino, lisciandosi la barbetta nera. “Sono Barabba –disse un po’ minacciosamente- che ci fate voi qui con quei capelli lunghi a giornate sane?!…” Oppure a proposito del posto dove stare. “Tutto insomma portava alle viscere della città e Lucca è città di mistero, di viscerali cantine e di vertiginose altane, di spazi segreti e morbosi angolini. Dunque bisognava andare sotto nel buio, nel grembo, nel segreto della penombra primordiale, per poter essere così diversi, per il desiderio di trasgredire liberamente, per cospirare contro il mondo o per conoscersi meglio: per rinascere forse”.

Infine la storia del beat a Lucca penso che abbia davvero i caratteri dell’unicità.
Se considero il movimento del ’68 lucchese lo trovo carente di creatività sia interpretativa che prepositiva, per non parlare di quella estetica. Di vero nel ‘68
c’è soprattutto una grande liberazione di parola, di movimento, di spazi…
Nel movimento beat, oltre a questo, c’è il coagulo di alcune personalità fuori del comune per autonomia personale e creatività artistica. Prendete dal primo giornalino
“Noi la pensiamo così… via” la poesia dello stesso Guidi “Illuminazione Zen”.
Bellissima per visionarietà, impasto linguistico, magia sonora, perentorietà del ritmo, senso smisurato, ma dialettico, dell’io.
Per questo la storia del beat a Lucca è stata più inventata che mutuata e questo libro ha il grande merito di dimostrarcelo.

Enzo Guidi. Breve storia di “Lucca beat” (Ediz. ETS, Pisa 2002, pag. 144, € 10

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