27 ottobre 2009

“Il quaderno” di José Saramago


di Gianni Quilici

Scrive sull'Unità Francesco Piccolo, scrittore interessante anche sociologicamente, che la raccolta di testi dell'ultimo libro di Saramago “Il quaderno” “è irrazionale, sciatta, superficiale”, contrariamente al solito, essendo Saramago “uno scrittore raffinato e di grande qualità”

Non so se la parola “sciatta” sia giusta, ma certamente Saramago non sempre è qui raffinato. Questo, tuttavia, non l'ho avvertito come un limite. Perché?
Questo libro, come è noto, è il prodotto di articoli scritti sul blog. Ora che cos'è un blog? Uno strumento che richiede o perlomeno consente una scrittura immediata, in cui l'umoralità dei sentimenti può esprimersi nel suo presente, senza il distacco del tempo. Saramago ha scelto di pubblicare la zona di se stesso più istintiva, più vibrante, più semplificatrice forse, ma anche per questo forse più comprensibile, forse più vicina alla fervida passione delle viscere.

Per esempio i giudizi netti e taglienti su Bush e Berlusconi, su Ratzinger e su Guantànamo, su crisi finanziaria e su Israele hanno la forza dell'indignazione e della moralità e, oltre all'acutezza delle osservazioni, non sono propaganda, né contengono punte di irrazionalità. Semmai se c'è un limite nel Quaderno è un certo quotidiano legato alla sua vita pratica, che può assumere in Saramago, nell'immediatezza di quel presente, una necessità espressiva, ma che dice poco al comune lettore.

Tuttavia il modo di leggerlo che a me è parso più utile è sottolineare a futura memoria quei passaggi in cui la descrizione e la riflessione mi sono parsi utili da tesaurizzare o eventualmente da articolare e approfondire.

Ne evidenzio soltanto alcuni nella loro più estrema concisione.
* Se fosse già esistito il cinema, se le mille e una trasformazione che la città subì lungo questo otto secoli fossero registrate, potremmo vedere Lisbona crescere e muoversi come un essere vivente (...) Gli eredi di questa città sono figli di cristiani e di mori, di neri e di giudei, di indi e di gialli, di tutte le razze e fedi che sono definite buone e cattive, un magnifico meticciato non solo di sangue, ma di culture...

* Bush sa di mentire, sa che noi sappiamo che sta mentendo, ma, appartenendo al tipo di bugiardo compulsivo, continuerà a mentire anche se avrà negli occhi la più nuda della verità, continuerà a mentire anche dopo che la verità gli sarà esplosa in faccia...

* A ben poco potrà servirci una democrazia se non sarà costituita come radice di una effettiva e concreta democrazia economica e di una non meno concreta ed effettiva democrazia culturale...

* In una conferenza stampa lancio lì la prima parola, e la seconda, e la terza, come uccelli ai quali sia stato aperto lo sportellino della gabbia, senza sapere bene, o non sapendo affatto, dove mi porteranno. Parlare allora diventa un'avventura, comunicare si trasforma di una ricerca metodica di un cammino che porti verso chi sta ascoltando ...

* Marcos parlò, nominò tutte le etnie del Chapas, e per ciascuna fu come se le ceneri di milioni di indios si fossero liberate dai tumoli e di nuovo reincarnate. Non sto facendo della facile letteratura, tento, maldestramente, di mettere in parole ciò che nessuna parola può esprimere: l'istante in cui l'umano diviene sovrumano e, allo stesso passo, torna alla sua più genuina umanità.

* Ratzinger non ha mai riscossole mie simpatie intellettuali. Lo vedo come uno che si sforza di mascherare e occultare ciò che effettivamente pensa.

* Il pianeta sarebbe molto più pacifico se tutti fossimo atei.

* La sinistra non pensa, non agisce, non arrischia un passo (...) Per questo, non stupisca l'insolente domanda del titolo: “Dove sta la sinistra?” Non faccio sconti, ho già pagato troppo care le mie illusioni.

* Lo potessi, chiuderei tutti i giardini zoologici del mondo. Lo potessi, proibirei l'uso di animali negli spettacoli del circo.

José Saramago. Il Quaderno. Prefazione di Umberto Eco. Traduzione di Giulia Lanciani. Pag. 171. Bollati Boringhieri. Euro 15.00.