21 giugno 2010

"L'umiliazione" di Philip Roth

di Gianni Quilici

Philip Roth. Romanzo breve. Apparentemente perfetto. Di quella perfezione, che scorre veloce, combina fatti e psicologie, il cui divenire risulta plausibile e avvincente. Eppure in questa “perfezione” percepisco un limite.

L'umiliazione ha un inizio fulminante. Un attore famoso di teatro (ed anche di cinema), superati i 60 anni, improvvisamente va in crisi, perde fiducia in se stesso, nel suo talento, si sente ridicolo e irrimediabilmente finito, viene abbandonato dalla moglie, si ricovera, per non uccidersi, in una casa di cura...

Ma, mutamento di prospettive, improvvisamente l'amore. Una donna, 40enne, avventurosa, lesbica, figlia di amici, con cui riscopre energia, immaginazione e erotismo.

Conclusione: la catastrofe, la fine di tutto.

Vitale e convincente il protagonista. Lo vediamo, lo tocchiamo, lo sentiamo fuori e dentro: nella grandezza di chi sa creare personaggi (il vero e il falso della sua arte), nella crisi e nel senso pauroso di un'esistenza vuota e terribile, nei disperati nudi soliloqui; ma anche nella rapida trasformazione, nell'acutezza con cui coglie le ambiguità o i possibili limiti di un amore, nei silenzi accomodanti, nella disponibilità a spendersi e ad essere complice.

Il romanzo diventa via via poco persuasivo nel modo con cui la ragazza assume la sua configurazione. Non che non ce l'abbia. Essa appare all'inizio disponibile, attenta e forse sinceramente innamorata. Ci sono tuttavia degli indizi, che la adombrano, nel profondo, come egoista. Forse, senza volerlo lucidamente, utilizza gli altri, secondo i suoi desideri, capricci. Tutto questo però, noi lo comprendiamo dall'esterno: dai fatti, dalle parole dell'attore e da quelle della sua ex amante.

La fuga di lei, dall'attore, pur avendo una motivazione, appare scontata, quasi matematica, così come l'esito finale del romanzo. In questo senso, L'umiliazione, pur non essendo un prodotto commerciale, ad esso in parte corrisponde, con un finale teatrale, che salta molti passaggi, come quel tipo di partitura musicale, dove tutto quello che ci aspettiamo succede, senza sorprenderci, ma soprattutto senza emozionarci.


Philip Roth. L'umiliazione. “The Humling”. Traduz. Di Vincenzo Mantovani. Einaudi.