04 agosto 2018

"Io sono Tempesta" di Daniele Luchetti


di Silvia Chessa

Una storia tragicomica nella quale, parafrasando Flaiano, la situazione è grave ma non è seria, e che ha in sé la giusta dose di leggerezza e di sofferenza, e si fa specchio di una difficile contemporaneità sociale pervasa dal grottesco ed affetta in modo patologico dalla povertà, intesa non solo come materiale ma anche come solitudine. 

E le solitudini nascono spesso da una carenza iniziale: il padre che ha sempre dato del "coglione" al figlio Numa Tempesta (interpretato dal bravo Marco Giallini) lo ha ammalato di depressione e solitudine.  Mentre Numa, ricostruitosi un minimo di codazzo amicale ed umano intorno a sé (sebbene anch’esso a pagamento). raccomanda al suo amico Bruno (nel film, l’eclettico Elio Germano) – ex povero (arricchito grazie a lui) -  di dire sempre al figlio parole d'amore e di incoraggiamento. Mai dirgli che è un "coglione". 

Una lezione di vita e accudimento. Fra le tante risate, amenità, riferimenti e allacci a personaggi, imprenditori e poi politici, che ben abbiamo conosciuto negli ultimi anni, in Italia (paese qui dipinto come libero e cinico mercato dove tutti sono comprabili, professori, medici, senatori e leggi, le cattive come quelle buone), presenti del film, ed un finale non troppo lieto dove, comunque, la logica del denaro finisce per avere la supremazia..sebbene, forse, per una volta, nel suo uso migliore, ripianando un divario finanziario e sociale che sembrava incolmabile…ma lasciandoci interdetti sulla possibilità di distinguere un principio di innocenza che non sia contaminato, almeno in parte, da avidità ed interesse personale.

Forse si salva solo il personaggio, strampalato, cattolicissimo, ma in fondo appassionato e sincero nelle sue battaglie sociali, di Eleonora Danco, teatrale, enfatica, favolosa nel ruolo di Angela, Direttrice del Centro Poveri dove Numa è obbligato, per un anno,  ai servizi sociali per scontare la sua condanna per reati finanziari. Ma la vera sfida, per Numa, è riscoprire in se stesso un senso di empatia.
 Sfida impossibile, come capta al volo e a suo favore Bruno (“opportunità di nascita diversa, ma stessa pasta”, come lo stesso personaggio dice di se stesso parlando con Numa e a lui comparandosi).
E’ Angela, col suo candore epico e viscerale, lo spirito sessantottino intriso con cattolicesimo quasi oltranzista, a rappresentare l’unico opposizione e controparte possibile alla aridità iperattivo-malinconica di Numa e del suo eterno oscillare fra vittimismo e fanfaronate da uomo dal potere illimitato e dai vizi incontenibili. A parte Angela, però, la sola luce di speranza è affidata al senso di squadra che Bruno rispetta e suscita in modo spontaneo e furfantesco, sebbene poi la squadra sia più un banda che una squadra corretta e sportiva.
Un po’ come dopo un film di Ken Loach, si esce senza certezze, ma forse è proprio questo il bello.

IO SONO TEMPESTA
DISTRIBUZIONE: 01 Distribution

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