di Silvia Chessa
Un corto pieno
di corto circuiti e di occasioni per riflettere. Che sonda le problematiche
sociali della seconda generazione di italiani, però viste dalla seconda
generazione, da dentro, finalmente, e non dall’esterno, che mette in campo un
conflitto, ma con schemi e finale aperti, senza cedere a conformismi, senza dare
soluzioni precostituite o voci codificate.
Il
regista, Hleb Papou,
e l’attore protagonista Germano Gentile, il primo bielorusso ma cresciuto sin
da piccolo e residente a Lecco, il secondo brasiliano ma venuto a venti giorni
in Italia, sono italianissimi, come cultura, look, istruzione e nella loro
lingua non vi è quasi alcuna traccia delle rispettive origini.
Eppure le
radici ci sono, esistono, ed altrettanto i problemi, i muri, le diffidenze e le
differenze..
Pensiamo
solo a quando si va in municipio a rinnovare un documento o si dettano il
proprio nome e cognome ad un a call center ..
Le
facciamo noi, le vivono loro… ma noi, loro chi?
Chi sono
gli stranieri, gli occupanti..chi occupa cosa?E da quando?
Cosa vuol
dire famiglia?
Dopo molte
ed oneste indagini sul campo, fra caserme e case occupate, questo giovane e
promettente talento sfornato dal Centro Sperimentale di Cinematografia ci tira
fuori, insieme ad una bravissima squadra anch’essa talentuosa e promettente,
una piccola perla dove le domande sono di una attualità sconcertante e le
risposte, non chiuse, lo sono altrettanto…
Innanzitutto
partirei dal titolo: Il legionario. Ovviamente, storicamente, ci richiama la
figura, nella Legione Romana Antica, di colui che, poteva essere slavo, gallo,
nordafricano, era dunque arruolato per una causa non sua, un professionista
della guerra, diremmo oggi.
Ma magari
possiamo immaginare che fosse anche più efficace e forte di un soldato che partiva
in difesa della propria patria, della propria famiglia.
Potremmo, altresì,
pensare all’Europa odierna, al melting pot che viviamo nelle nostre realtà, di
europei, quotidiane, e a quella scissione fra radici e ideali, in una guerra
che, anche se non dichiarata, si traduce in una serie di conflitti e tensioni
continui..schieramenti ed opposte fazioni, micro e infiniti interessi che ci
coinvolgono e ci interpellano domandandoci di prendere posizione.
La scelta.
Quella che
dovrà fare Daniel, poliziotto con l’ordine di sgomberare la palazzina occupata
anche dalla sua famiglia, scegliendo fra cuore e ragione, fra famiglia di
origine e famiglia aziendale, fra sentimento e dovere.
La novità
e l'originalità del film non è tanto nel portare sulle scene un problema
sociale (che può essere quello delle case occupate, dell’immigrazione, del
diritto alla casa in relazione alla legalità) ma è la complessità della
situazione, costituita di sfumature varie e dal fatto che il conflitto si genera
già all'interno della stessa famiglia.
La
presentazione strutturata del problema non sfocia in soluzioni schematiche o
facili e infatti l’esito della vicenda lambisce come un rivo vari approdi, e
l’assalto del celerino è quasi abbraccio fra il militare e il fratello, perché
Daniel e Jamal, nelle loro inconciliabili divergenze ed interessi, sono
rappresentativi non solo dei loro opposti schieramenti, ma anche e soprattutto
di se stessi.
Esiste un problema
identitario ed individuale all’interno di ogni singolo, a sua volta protetto e
schiacciato dentro ogni fazione, gruppo, o famiglia.
Questo ci
dice il cortometraggio. Che merita di essere visto, discusso, interrogato,
sgomberandoci da tutte quelle stereotipate idee, preconcette e abusive, che ci
impediscono di fare spazio a nuove realtà.
Indimenticabili
le sequenze fotografiche del muso contro muso fra Daniel e Jamal, con i loro
lineamenti e sentimenti diversi (e scissi al loro interno), ma simili per fierezza
e tensione, e la sfida stigmatizzata nei volti; nonché il viso virgineo,
attonito, che passa dal felice al deluso, della giovane Miranda Angeli,
(Caterina, nel corto) che si fa testimone della difficoltà della scelta,
appunto, di Daniel, e del tradimento possibile dietro ogni presa di posizione,
e che sottolinea benissimo, rimarcandolo con la sua innocenza e con l’audacia
di due occhi sgranati (a me hanno ricordato il dipinto “La Verità esce dal
pozzo” di Édouard Debat-Ponsan), l’importanza e l’eco della responsabilità, di
ciascuno di noi, quando, posti ad un bivio, decidiamo dove andare e a chi
voltare le spalle.
Regia: Hleb
Papou
Sceneggiatura: Giuseppe
Brigante, Emanuele Mochi, Hleb Papou
Fotografia: Félix
Burnier
Editing: Fabrizio
Paterniti Martello
Musica: Boris
R. D’Agostino, Letizia Lamartire
Suoni: Giandomenico
Petillo, Valerio Tedone
Cast: Germano
Gentile, Federico Lima Roque, Francesco Acquaroli, Miranda Angeli, Hope
Chiaka Ayozie
Produzione: CSC Production –
Elisabetta Bruscolini
Formato: Colori
Durata: 13
minuti
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