di Maddalena Ferrari
E’ un romanzo, ma anche una documentata ricostruzione storica,
che incuriosisce, avvince, conquista. Fa penetrare il lettore in una narrazione
– rappresentazione, che spazia, alternando i diversi momenti, tra il ‘700,
l’’800 e il ‘900. Racconta le
vicissitudini della folta collezione di spartiti, autografi di Vivaldi, ma
anche di altri grandi musicisti del ‘700, originali e non.
Il titolo lascia presagire un giallo ed in effetti ci sono elementi di mistero e di suspense; ma
si può anche leggere come un’allusione ai proventi che alcuni individui avidi e
furbi ebbero modo di ricavare da questo immenso patrimonio.
Il racconto fa agire quasi esclusivamente personaggi storici,
che vivono immersi nella loro realtà, dove tutto, ambienti, oggetti, perfino le
condizioni atmosferiche, si tocca con mano; i dialoghi, i movimenti, frutto di
fantasia, si attagliano perfettamente all’iconografia e alle situazioni
rappresentate.
Nei passaggi dei secoli o dei decenni c’è una costante:
l’arroganza e la vacuità morale e intellettuale del potere politico e sociale,
sottolineate con ironia e sarcasmo, negli aneddoti, incontri, conversazioni.
Spicca il cameo di Mussolini, vuoto, vanesio ed egocentrico;
ed esilarante è la costruzione del personaggio Ezra Pound, entrante, arrogante
e presuntuoso, con il suo italiano inglesizzato, di un’antipatia sottilmente respingente.
A tutto questo si contrappongono la serietà, il rigore di
pochi eletti, in particolare Luigi Torri, direttore della Biblioteca Nazionale
di Torino, e Alberto Gentili, musicologo dell’università della stessa città, ai
quali si deve riconoscere il merito della riscoperta di Vivaldi, dopo più di un
secolo di abbandono.
L’autore poi con amore, acribia, intelligenza comunicativa, ci
dà ragguagli dettagliati, sempre interessanti, con ricchezza di citazioni,
della vasta, articolata mole dell’eredità del grande musicista
Federico Maria Sardelli. L’affare Vivaldi. Sellerio.Euro 14,00
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