Migrant Mother di Dorothea Lange è una foto famosa, perché, più di ogni
altra, simbolizza la grande depressione economico-sociale vissuta dagli Stati
Uniti, a partire dal 1929, con il crollo di Wall Street.
Perché
proprio questa tra le tante immagini?
Perché
rappresenta la disperazione di milioni di disoccupati, di senzatetto, di
affamati, senza pietismi, lasciando, invece, spazio
all’immaginazione.
E’ una
di quelle foto, infatti, che vanno oltre ciò che esse mostrano, come se
uscissero dalla cornice, portandoci con essa in uno spazio di tragedia
quotidiana indefinita.
Vediamo,
infatti, il volto della donna bello nella sua espressività, povera, ma non
misera, afflitta ma dignitosa, con una serie di dettagli su cui si potrebbe
sottilizzare: lo sguardo perso in un pensiero mesto, fili di rughe appena percepibili sulla fronte,
il braccio piegato con le dita della mano a sostenere, leggere, il volto.
Ma
altrettanto decisivi per l’intensità della foto sono i suoi bambini-e.
Il
profilo del bambino, lo intravediamo appena, mentre dorme sul grembo di lei,
avvolto in poveri panni. Le due bambine si nascondono sul corpo della madre: l’una
incartocciata sulle sue spalle; l’altra poggiata dietro le sue spalle . Ci
mostrano soltanto i bei capelli folti, tagliati da lasciare il collo scoperto.
Si
vergognano? Piangono? Si disperano?
E’ qui
la grandezza poetica dello scatto: rendere visibile-invisibile la condizione in
cui versavano milioni di persone in quegli anni. Per un verso mostrandola
direttamente; per un altro lasciandola all’immaginazione. Una foto che ci tocca soprattutto ad un secondo sguardo, più
meditato. Non un grido diretto; un grido sommesso che rimane.
La donna
nella foto è Florence Owens Thompson . Nel 1960, Lange raccontò la fotografia:
Vidi
e mi avvicinai alla madre affamata e disperata, come attratta da una calamita.
Non ricordo come le ho spiegato la mia presenza o la mia macchina fotografica,
ma ricordo che non mi ha fatto domande. Ho fatto cinque esposizioni, lavorando
sempre più vicino dalla stessa direzione. Non ho chiesto il suo nome o la sua
storia. Mi ha detto la sua età, che aveva trentadue anni. Disse che vivevano
con verdure surgelate provenienti dai campi circostanti e uccelli uccisi dai
bambini. Aveva appena venduto le gomme dalla sua auto per comprare del cibo. Lì
si sedette in quella tenda snella con i suoi bambini rannicchiati intorno a lei
e sembrava sapere che le mie foto potevano aiutarla, e così mi aiutò. C'era una
sorta di eguaglianza a riguardoDorothea Lange. Migrant Mother. USA 1936
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