di Cosima Di Tommaso
Il libro è del 2015 ed io l’ho letto con colpevole ritardo.
Il libro è una muliebre rappresentazione plastica dell’impero ottomano.
Il saggio storico del professor Barbero non è una lettura canonica, è un
viaggio nella storia, quella dell’impero ottomano che si intreccia con quella
degli Stati europei in un lasso di tempo che va dal 300 fino al 900.
La prosa è scorrevole,
avvincente, sempre puntuale ed oggettiva che mette in luce ancora una volta -
qualora ce ne fosse bisogno -
l’abilità divulgativa della storia da parte del professore.
La narrazione Si sgrana attraverso fatti ed argomentazioni, in grado di
lasciare il lettore stupefatto.
Mi ha colpito, fra le
tante cose, la grande considerazione che esisteva nei confronti degli animali
randagi. Già nel 500 gli occidentali pur progrediti e molto raffinati, che
arrivavano nell’impero ottomano erano sorpresi da una consuetudine che qui vi
trovarono.
Non solo erano presenti regolarmente per le strade ricoveri appositi per gatti ma, era usuale anche vedere
gente portare della carne cotta ai cani randagi.
Questo farebbe pensare ad un’enorme passo in avanti nell’evoluzione interiore
umana: gli animali infatti, sono esseri
senzienti (filosofia buddista ) in grado di provare dolore e quindi, sarebbe un
vero atto di compassione.
Si trattava sostanzialmente, di un gesto di pietà, poiché nell’Islam,
specialmente nell’Islam ottomano, esisteva già la consapevolezza che
“tutto è uno” ovvero, gli animali sono creature di Dio.
(Peccato che questa consuetudine - a mio parere - strida con la persecuzione,
spesso durissima, nei confronti degli uomini, non di rado dissidenti, allora,
come adesso nell’attuale Turchia).
Il viaggio nel tempo proposto, in qualche modo si propone di suggerire una
visione differente, rispetto ai luoghi comuni diffusi, relativi ad
una visione standard del Medioriente , nel tentativo di schiudere la porta ad
una sorta di riabilitazione dei “Turchi”.
Per la gente di Otranto i turchi sono ben altro nella memoria.
Il sacco di Otranto del 1480 a causa dell’esercito ottomano, che solo il caso
portó in questa città.
La nave ottomana infatti, sarebbe dovuta approdare a Brindisi e, solo una
condizione di vento avversa la portó a dirigersi verso Otranto
(Mirabilmente raccontato nel romanzo storico “ l’ora di tutti “ di Maria Corti,
Bompiani, 1962) la rase al suolo.
Ed è coscienza di memoria collettiva.
Alessandro Barbero , “ Il divano di Istanbul “, Sellerio editore, 2015
Nessun commento:
Posta un commento