di Giulietta Isola
“In un’epoca in cui il reazionismo nero, con l’appoggio dell’imperialismo mondiale, ha ridotto in schiavitù il tormentato popolo iraniano, come si può parlare d’amore….”
Poco gioco e molta vita in queste pagine, ma se di gioco si dovesse parlare ci dovremmo limitare a considerarlo una possibile scappatoia qui rappresentata dalle parole stampate. Per Banu, che legge instancabilmente i testi nascosti nel pagliaio, opere messe al bando dalla censura governativa degli anni Ottanta, la ricchezza interiore acquisita è il primo alleato che la accompagnerà lungo tutta la sua interminabile lotta, una lotta che sarà composta di tante fasi, via via più sofisticate.
Banu è una meraviglia, , è l’anima femminile dell’Iran, un mondo complesso, contraddittorio, meraviglioso e allo stesso tempo inquietante. Un universo di colori, profumi, sapori ai quali si mescolano ideali e identità diverse tra di loro alla ricerca di pace e stabilità in focolai di disordini interni, Banu è la storia dell’amara condizione femminile in molte parti del mondo, la sintesi di questioni profonde e intricate, spesso poco comprensibili a noi occidentali, quali l’imposizione del velo, l’identità religiosa, la lotta quotidiana delle donne per le libertà, la ricerca di un equilibrio tra antiche e radicate tradizioni e i diritti civili.
Banu è il velo che nasconde la sua anima, Banu è una giovane di famiglia contadina, una fragile figura femminile che decide di cambiare rotta al proprio destino con lo strumento della conoscenza , cercando salvezza nella letteratura, che della conoscenza è il lato più accessibile, sfida le ferree regole dell’ambiente nel quale è cresciuta sin da orfana insieme alla madre, rifiuta il matrimonio voluto dalla famiglia e dalla tradizione con il cugino Heidar,studia sodo per andare all’Università e diventare insegnante . è una vera e propria combattente che vive in una realtà ancora fortemente patriarcale dove il potere in gioco è da sempre appannaggio del regno maschile.
Nella narrazione i temi di fondo sono i consueti, quelli che accompagnano da sempre la vita di donne e uomini: l’amore, la morte, i sogni, il dilemma delle scelte, la ricerca del potere, il destino e lo sguardo dell’autrice si posa sulla realtà femminile e sul percorso politico-culturale in cui maturano i processi di consapevolezza, liberta e indipendenza in relazione ad un contesto storico articolato e di impronta patriarcale.
Soleymani è una postrivoluzionaria e dichiaratamente impegnata a raccontare le trasformazioni politico-sociali iraniane contemporanee, di cui la condizione femminile rappresenta una delle questioni più spinose.
La lettura è molto complessa, fatta di diverse interpretazioni della figura femminile e mi ha messo a dura prova per la assoluta mancanza di linearità, si deve entrare nel “gioco” e cercare un incastro per tutti i frammenti formati dall’esperienza intimamente vissuta dai personaggi che si raccontano con lunghi monologhi, ma raccontano anche gli altri.
Fitte le citazioni di poesia e passi narrativi che testimoniano quanto la letteratura impegnata e colta sia formativa per una coscienza civile e politica, sia un sostegno in grado di rappresentare e difendere gli ideali di una necessaria e sperata giustizia sociale.
Soleymani sperimenta con la sua scrittura e si rivela eccelsa ed originale espressione del romanzo contemporaneo persiano. Banu è tutte le donne iraniane, oggi tutti le conosciamo, nessuno può fermarle, sono colte, intelligenti, granitiche, perdonano poco a se stesse ed ancor meno agli altri, sono la colonna di un Paese culla di una straordinaria civiltà, hanno il cuore a pezzi ed il corpo provato da violenza e sofferenza ma chiedono, senza paura, libertà di scegliere ed autodeterminarsi.
A TUTTE LE IRANIANE DI IERI E DI OGGI che sfidano la storia e che mi hanno insegnato che il coraggio è donna vanno il mio abbraccio, il mio sostegno e le mie lacrime e a tutti voi consiglio, per saperne di più, questa lettura.
L’ULTIMO GIOCO DI BANU di BELGHEIS SOLEYMANI FRANCESCO BRIOSCHI EDITORE
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