27 novembre 2009

"Una carezza un po’ ruvida" di Odino Raffaelli


di Luciano Luciani


Sono sempre più numerosi i nostri concittadini che negli anni della loro più piena maturità decidono, talora per la prima volta nella loro esistenza, di prendere in mano carta e penna per raccontarsi. Per scrivere di sé, della propria storia, delle proprie esperienze ripercorse lungo il filo sottile e fragile della memoria personale. Perché siamo solo ciò che siamo stati, ciò che ricordiamo di essere stati, in un rapporto col passato sempre ambiguo, sempre in bilico tra memoria e oblio… Di una cosa, però, siamo ben consapevoli: nel momento in cui lo ripensiamo, il passato non è più tale. E’ di nuovo presente con la forza delle sue emozioni, dei suoi turbamenti, addirittura delle stesse sensazioni – tattili, olfattive, acustiche, visive – di allora.

Sarà forse, allora, per questo inganno, per questa forma di resistenza, l’unica che ci è consentita, alla morte che ogni anno fanno la loro apparizione centinaia, migliaia di scritti autobiografici, nati dal vissuto di persone comuni, non necessariamente colte o letterate, talora appena sopra la soglia dell’alfabetizzazione. Una consuetudine con la scrittura in via di larga diffusione che ha addirittura dato vita a un nuovo genere letterario, le “storie di vita” che si posizionano felicemente in una particolarissima, originale, feconda “terra di nessuno” tra storia e antropologia, documento umano e letteratura… Storia vivente, storia degli umili: l’unica possibile per quanti sono stati sconfitti dal potere, emarginati da rapporti sociali ineguali e ingiusti, tenuti lontano dalla scrittura e dall’espressività da un’idea dominante di cultura, astratta, bellettristica ed elitaria.

Per questo, a nostro parere, le “storie di vita”, sensibili al quotidiano, agli atti minori degli uomini e al loro spessore concreto, vanno conquistando uno spazio sempre maggiore tra chi scrive e chi legge, mentre gli stessi studiosi tendono a utilizzarle sempre più di frequente nel loro sforzo di organizzare e interpretare il nostro passato, in modo particolare quello prossimo. E’ ormai diffusa la consapevolezza che è lecito e legittimo interpretare una società attraverso la biografia di un solo uomo che “non è mai un individuo, sarebbe meglio chiamarlo un universo singolare: ‘totalizzato’ e allo stesso tempo universalizzato dalla sua epoca, egli la ‘ritotalizza’ riproducendosi in essa come singolarità” (Ferrarotti).

Sollecita queste riflessioni la lettura di Una carezza sui ricordi, bella e densa “storia di vita” di Odino Raffaelli, classe 1931, originario di Vaglie, piccola frazione del Comune di Ligonchio. L’Autore, alla sua prima prova di scrittura autobiografica, nelle sue pagine ha inteso recuperare le memorie dell’Appennino reggiano prima delle trasformazioni indotte dall’industrializzazione e dal boom economico dei primi anni Sessanta, riservando una particolare attenzione al ricordo di antichi mestieri, alle consuetudini dimenticate, ad antiche credenze le cui origini affondano in un tempo ancora più remoto. Senza trascurare il racconto degli anni tormentati dell’occupazione tedesca e della lotta partigiana, rievocati senza enfasi né retorica da un particolarissimo punto di vista: gli occhi curiosi e stupiti di un bambino che, quasi sulle soglie dell’adolescenza, si trova a dover fare i conti con le vicende formidabili e terribili della storia degli uomini, quella con la S maiuscola.
E poi il periodo della ricostruzione e la faticosa conquista di una professione che lo porterà, con compiti di pesante responsabilità, a navigare lungo tutti i mari del mondo…

Tra le intenzioni di Odino Raffaelli, quella di “lasciare ai propri nipoti, e in genere a tutti i giovani, un piccolo cenno di memoria per far conoscere come era la vita nel mondo in cui vissero i loro nonni” (dalla bandella di copertina). Un tempo che a un giovane lettore dei nostri giorni potrà apparire lontano, addirittura remoto, ma che è soltanto ‘l’appena ieri’ di tutti quanti noi.



Odino Raffaelli, Un carezza sui ricordi, Collana “cartacarbone” 10, Daris - Libri e stampe, Lucca 2009, pp. 222, Euro 10,00