20 novembre 2013

"Pensieri fatti camminando (anzi, spesso, correndo)" di Bertrand Morane,



L'invitation au voyage
Mon enfant, ma sœur,
Songe à la douceur
D'aller là-bas vivre ensemble !
Aimer à loisir,
Aimer et mourir
Au pays qui te ressemble !
Les soleils mouillés
De ces ciels brouillés
Pour mon esprit ont les charmes
Si mystérieux
De tes traîtres yeux,
Brillant à travers leurs larmes.

Là, tout n'est qu'ordre et beauté,
Luxe, calme et volupté.

Des meubles luisants,
Polis par les ans,
Décoreraient notre chambre ;
Les plus rares fleurs
Mêlant leurs odeurs
Aux vagues senteurs de l'ambre,
Les riches plafonds,
Les miroirs profonds,
La splendeur orientale,
Tout y parlerait
À l'âme en secret
Sa douce langue natale.

Là, tout n'est qu'ordre et beauté,
Luxe, calme et volupté.

Vois sur ces canaux
Dormir ces vaisseaux
Dont l'humeur est vagabonde ;
C'est pour assouvir
Ton moindre désir
Qu'ils viennent du bout du monde.
- Les soleils couchants
Revêtent les champs,
Les canaux, la ville entière,
D'hyacinthe et d'or ;
Le monde s'endort
Dans une chaude lumière.

Là, tout n'est qu'ordre et beauté,
Luxe, calme et volupté.
Da: Baudelaire, Les Fleurs du mal, 1857

di Angela Giovanna Palermo

La lettura del libro del dott. Morane regala le stesse sensazioni che, di solito, regala un viaggio. Ogni viaggio è un po' un'esplorazione di se stessi, come lo canta la struggente poesia di Baudelaire che abbiamo scelto come introduzione a queste riflessioni. Questo libretto breve e intenso non fa eccezione: esso è un invito al viaggio. Un viaggio esistenziale di quelli da cui si ritorna, irrimediabilmente, "diversi".

"8.3 In ogni vero viaggio c'è sempre il rischio, e talora il desiderio, di porre in gioco la propria identità; nella fuga c'è al contrario quello di preservarla in un contesto ipoteticamente diverso".
Dalle poche notizie biografiche che lo stesso autore consegna prudentemente al lettore, colpisce soprattutto che questo "diario di viaggio" sia stato scritto dopo un trasferimento dalla Francia e durante un periodo di isolamento e di solitudine. L'altro tratto che non può non colpire è la forma stilistica che l'autore ha deciso di adottare per redigere questo breviario psico-sofico sull'esistenza.
Questi due aspetti potrebbero già da soli rendere appassionante la lettura di questo modesto capolavoro che non si può né si deve ridurre a nessun genere predefinito, se non  a costo di denaturalizzarlo.

La nozione di "abitare" di heideggeriana memoria, insieme all'elemento linguistico che si impone prepotentemente sotto forma di aforismi, epigrammi e pensieri ellittici di immensa potenza icastica, fanno da sfondo e insieme da trama.
  
Come diceva Heidegger, si può abitare sontuosamente e poveramente. Abitare è una forma di riconoscimento sociale, ma al tempo stesso può esserne la negazione. Ma l'uomo che abita il mondo abita, al tempo stesso, un certo tipo di linguaggio senza mai esserne padrone. 

Ebbene, noi crediamo che il dott. Morane non avrebbe scritto questo libro se non avesse fatto esperienza di un abitare doloroso in un casolare isolato.  E' stato questo sofferto abitare fisicamente in un dato luogo che l'ha condotto ad abitare un certo tipo di linguaggio e di stile per evitare di possederlo, per arrivare a fare esperienza del legame intrinseco che lega linguaggio ed essenza. La sua scrittura è un caso lampante di traducibilità della lingua in pensiero vivo. Egli sembra quasi voler riproporre i progetti utopistici dei logici del Seicento che volevano tradurre in segni matematici il linguaggio verbale per sfuggire a ogni pericolo di rimanere imprigionati nelle catene complicate dei sofismi linguistici. I suoi pensieri cifrati richiamano alla mente il tentativo di geometrizzazione dell'Etica da parte di Spinoza. Leggendoli, si ha l'impressione che l'autore abbia tentato di sostituire la logica alle passioni: "7.2 Bisognerebbe costruire una logica del pensiero, nel senso di individuare degli algoritmi che indichino che cosa ha realmente significato e cosa no".

Ogni tema affrontato potrebbe essere il soggetto di un intero saggio che, però, sarebbe difficilmente ascrivibile ad un solo genere e ad una sola materia. Il dott. Morane, infatti, si serve al tempo stesso delle sue conoscenze mediche, filosofiche, letterarie, cinematografiche ed esistenziali dando prova, tra l'altro, di una grande erudizione. Noi consideriamo questo aspetto come la più grande ricchezza di questo libretto discreto, abbastanza "piccolo" da essere portato con sé in viaggio.

Il fatto che uno psichiatra come il nostro autore non si infermi in uno sterile professionismo che caratterizza tanti psichiatri e uomini di scienza in generale, risponde ad una chiara visione della psichiatria e della scienza in generale.

Il lettore è stanco di trovarsi di fronte a saggi di sedicenti psichiatri che presentano teorie sulla verità e sulla mente che troppo spesso si presentano come molto pretenziosi ma irrimediabilmente poveri di contenuti profondi. E il paziente che chiede aiuto può facilmente perdersi nella giungla selvaggia delle psicoterapie proposte.

Finalmente ci troviamo di fronte ad un libro che non ha teorie da presentare ma solo punti di vista da proporre. Il lettore sente finalmente di potersi fidare di un medico che si muove su un terreno magmatico ed instabile e che non ha paura di non identificarsi troppo con un particolare brand di terapia. L'impressione istintiva che il lettore ne ricava è quella di uno psichiatra che non pretende di curare prima ancora di ascoltare. Il suo libro lo dimostra: esso è pieno di idee ma completamente scevro da ideologie: 
"9.5.2 Il terapeuta più serio migliora nel rapporto con il suo paziente. Questo vuol dire che il terapeuta ha smesso di giudicare, di avere preconcetti, di proiettare sul paziente contenuti propri, timori, teorie, modelli, schemi, aspettative; vuol dire che si è liberato di elementi transferali sovrastrutturali, positivi come negativi; vuol dire che è entrato veramente in rapporto e in sintonia con lui, che ha imparato ad ascoltarlo e non a manipolarlo";
 "9.12 In psichiatria le idee sono necessarie ma sempre molto pericolose; quando diventano ideologie diventano nefaste perché allontanano dal reale in una direzione completamente diversa da come lo fanno i disturbi mentali. Il giusto procedimento in psichiatria è "avere delle idee", confrontarle con la realtà clinica che le distruggerà in modo più o meno radicale, costruirne altre sulle ceneri delle precedenti. Questo è "pensiero clinico" ".

E così, gli aforismi più "clinici" risultano lucidi, propositivi, mai pedanti. Il lettore ne rimane incantato per l'incisività e la chiarezza espositiva. Essere oscuri non è mai un pregio. Si è oscuri quando si è confusi o quando non si ha nulla da dire o quando ciò che si ha da dire è così poco sostenibile che si cerca di camuffarlo con l'oscurità. Gli aforismi in merito alla follia e alla psiche sono tra i più riusciti per la loro disarmante chiarezza ed estraneità ad ogni tipo di  pre-giudizio:
"8.2.2 La psicologia è un insieme di conoscenze che nascono osservando certe cose troppo da vicino in modo tale da perdere completamente di vista l'ampio orizzonte delle loro determinanti".

Gli aforismi che riguardano le credenze soggettive dell'autore e le donne, invece, molto spesso sono tesi, scattanti, carichi di cinismo e di contraddizioni. Bisogna leggerli e rileggerli per capire che la rabbia che li contraddistingue è una "rabbia da grande amore". 
Solo chi ama le donne con intensità smisurata può far trasparire quel tipo di rabbia dai suoi pensieri scritti: 
"5.1 Il mondo femminile lo si scopre lentamente con meraviglia e orrore"; 
"5.4 L'innamoramento femminile (la fase della seduzione) è uno spettacolo naturale sempre sorprendente e sostanzialmente estraneo all'animo maschile. E' un fenomeno irreale e indifferente al reale.; le donne vogliono in ogni modo e ad ogni costo l'oggetto d'amore che hanno prescelto come se fosse l'unico al mondo, indipendentemente dalla situazione, dal suo parere, dalle sue motivazioni. L'amore delle donne parte sempre come unico, eterno ed assoluto, anche se le circostanze dimostrano il contrario. Il linguaggio dell'amore femminile è semplice ed uniforme: non riconosce pause e tempi morti, produce la catena inesorabile degli accadimenti che devono portare all'accoppiamento. Le donne innamorate sono parlate dal meccanismo universale che guida il mondo".

Nonostante la carica pessimistica e disincantata dei pensieri sugli affetti, sull'amore e i suoi inganni, sulle separazioni, l'impressione globale che se ne ricava, se si sanno leggere nel giusto ordine i pensieri, è quella di un uomo che divora ogni attimo della sua esistenza con un appetito insaziabile: "3.2 L'amore nella sua essenza è infinito, non ammette limiti, va lasciato espandere come l'universo. Chi non ama a poco a poco implode, muore".

Noi avremmo voluto intervistare il misterioso psichiatra francese per conoscere i dettagli della sua storia scientifica e umana che lo hanno condotto a percorrere questo viaggio attraverso la scrittura. Tuttavia, ci siamo accorti che nessuna intervista avrebbe potuto dirci dell'autore più di quello che questi pensieri ci dicono. Se questo libro si riesce a leggere senza farsi trarre in inganno dalla sua apparente facilità e banalità di alcuni aforismi, allora esso apparirà per quello che essenzialmente è:
una finestra privilegiata attraverso cui scrutare la profonda, pluridimensionale, complicata, vulnerabile, maschile anima dell'autore:
"10.1 Nei film come nei libri odio le trame scontate, i format prevedibili, le stereotipie dei generi. Ma questo si applica anche alla mia vita".

Secondo il nostro personale punto di vista scrivere un libro non è mai un piacere, il piacere consiste piuttosto nello studio preparatorio. Come Descartes confidava a Mersenne:"Provo molto più piacere a istruire me stesso che non a mettere per iscritto il poco che so. E passo così dolcemente il tempo istruendo me stesso che non mi metto mai a scrivere se non per costrizione".

Noi crediamo che scrivere un libro si giustifica solo se è di qualche utilità al lettore. Siamo certi che questo libro suggerirà al lettore freschi pensieri sulla psichiatria, sull'esistenza e sull'amore o che almeno, offrirà a chiunque lo legga l'occasione per riconsiderare le sue idee in merito a questi argomenti. 

Bertrand Morane, Pensieri fatti camminando (anzi, spesso, correndo), edizioni Joker. 

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