15 marzo 2014

"La veletta" foto di Martine Franck



di Gianni Quilici

Guardando per la prima volta l’immagine di Martine Franck, ho pensato: “Ci sono due foto!” Forse scontata  come impressione, forse meno come riflessione che ne consegue.

Infatti, bellissimo il volto con l’abbigliamento incluso della bambina. Ci sono gli occhi che (ci) guardano nell’obiettivo assorti e profondi e c’è la bellezza del cappellino floreale con la veletta, che le punteggia il candore del volto, trasformandolo anche.
Già questo sarebbe sufficiente per dire: “Che bel ritratto! Che bella foto!”

Tuttavia il bambino, che sullo sfondo si sorregge alla sbarra di metallo crea una moltiplicazione dello sguardo: si salta, cioè, guardando la foto, dall’una all’altro e viceversa, perché sia la bambina che il bimbo sono per un verso fortemente espressivi; per un altro dialettici: lei ci guarda/lui guarda altrove, lei è in primo piano/lui in campo medio-lungo, lei è in posizione statica/lui in equilibrio sospeso. Conseguenza: lo sguardo si è ampliato, la foto è diventata più complessa.
Infine,  la luce, o almeno una parte di essa, si incontra con il pavé, illuminando pezzetti di pietra che in sé hanno una loro resa fotografica e danno all’immagine maggiore compattezza e pregnanza estetica.    

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