Presentare
Gianni, il suo libro, Versi in Viaggio.
Un libro che ha la coesione tematica di un canzoniere, e l’intensità di un cantico creaturale. 17 viaggi in senso
stretto e 14 viaggi in senso lato. Cito
dall’indice : Viaggi…
nella post adolescenza , dentro la
scuola, nei linguaggi, sull’onda della musica, nel cinema, nei volti che
fuggono, nella luce d’estate, nelle relazioni, nell’erotismo , nella società
dolente, tra il cielo e la terra, verso l’essere e il nulla, nel mi piace, nel
divenire… questo indice è in sé una poesia.
La
prima domanda : cosa collega, per Gianni, il senso stretto e il senso lato di viaggio?
Potremmo
chiederglielo, ma già nelle poesie c’è la risposta.
Quello
che Gianni va a incontrare, ogni volta, in
luoghi diversi del mondo, è sempre lo stesso paesaggio, a margine delle città. Un
paesaggio fatto di colline cielo nuvole
erba sole luce e vento e alberi, quanti
pini cipressi olivi platani pioppi, e poi animali, gabbiani rondini
grilli formiche cicale – ah le adorate cicale – e mucche e cavalli e vecchi borghi visti quasi sempre
da lontano e rare presenze umane.
Questo
lirismo, come ogni vero lirismo, è affacciato oltre sé, al punto da desiderare
una trasmigrazione negli elementi ….
vorrei essere la luce
Ah
la luce…essere cielo e terra…
cielo nell’essere proteso verso l’alto.
Terra nel divorare le radici delle cose
diventare fiume
e farmi stella e chiedere allo spazio nella notte alta e tersa che i pensieri siano larghi e aperti
Il
primo piano e il campo medio non chiudono in una prospettiva intimista, introducono
alla panoramica. Una panoramica, se possibile, intimizzata. Dal paesaggio al
Pianeta, quasi sempre con la P maiuscola, il prodigio maggiore di quelli
incontrati da Gianni. Un Pianeta antico,
e avvelenato dagli orrori dell’inadeguatezza umana:
inadeguato
alla coscienza terrestre
Possiamo
sentirci anche così, nel momento in cui perdiamo il contatto con la sacralità
in cui siamo immersi. Il contatto, la presenza. L’idea del viaggio, in Gianni,
è proprio questa disposizione dell’animo
all’incontro, alla presenza , all’innamoramento. Le partenze di Gianni sono
partenze geografiche reali, riti di
rinnovamento , e sono al tempo stesso metafore di un modo
di sentire. Il modo della poesia. Della poesia primordiale, dal lirismo greco agli haiku giapponesi: l’essere presenti al mondo , al proprio corpo
e all’anima.
Poesia insurrezionale, perché la presenza al mondo agli altri e a noi stessi oggi è indebolita
come mai lo è stata nella storia, checché ne dicano i nostri brillanti intellettuali di regime.
sensazione spiacevole di doppio
restringimento: di me del mondo
Questo
verso coglie qualcosa di davvero
importante : la simultaneità, il complementare restringimento (o allargamento) di
sé e del mondo. Sta a noi. Sì, la vita può rispondere o meno, dipende da come
la chiamiamo, da come siamo seduttivi nei suoi confronti , da come la
guardiamo, la sollecitiamo, la esploriamo. Da come ci viaggiamo dentro.
fare poesia là dove c’è già poesia
La
poesia è là, ma siamo noi a doverle dare voce. È in noi la bellezza, la forza
del mondo.
resistono
ancora se li cerchi il silenzio la storia la natura
L’orrore della storia
è ben conosciuto, ma si riesce ad amarla lo stesso, in quanto di più
alto ci ha lasciato…
tutto ciò che di alto ci ha attraversato
e ci attraversa
Così
come troviamo anche l’anima, a cercarla.
laddove
nel profondo c’è (se si volesse) un’anima.
Quando
si vuole, e si cerca, a volte capita che qualcosa ci risponda.
come ogni volta ritorno carico di
passioni
Passione
: rivitalizzare la vita.
Vorrei rivitalizzare ogni anfratto di
inerzia
È la prima frase della raccolta.
con il piacere soltanto d’essere vivi e nudi quasi
…. il desiderio di vivere ancora e
ancora
Un
esercizio di sobrietà:
sentirsi felici d’essere felici così di poco
Questo
poco in realtà è moltissimo …
Mi piace affondare in un corpo che sente
che io sento e che mi fa sentire che sente
Il
viaggio da cui si torna carichi di passione è anche, letteralmente, un NON viaggio. L’ultima
poesia, proprio l’ultima , l’ultimo viaggio è : LA
CORTE, una poesia totalmente stanziale , il luogo domestico, il luogo di
sempre. L’hortus conclusus dei monaci.
Vedo ora
ciò che poi non vedrò
la corte di sempre
le nuvole bianche e arruffate
il limone.
A lungo mi fisso
sui cento dettagli
che respirano
nella luce sottile
e non mi stanco mai
di renderli nuovi
ad un nuovo sentire.
Dunque
questo è Viaggiare:
renderli nuovi
ad un nuovo sentire
Una
poesia intitolata proprio VIAGGIARE lo
ribadisce :
dettagli assorbiti e che talvolta per incanto quasi prendono
forma e forse poesia si fanno.
Cosi
ci ricordiamo che c’è anche una poesia
in epigrafe, a specchio all’ultima:
viaggiare continuamente viaggiare anche
soltanto a Km zero
Viaggiare
:
quando è nel dare senso che si viaggia
Poesia
talismano, nei momenti in cui la poesia
ti abbandona. I componimenti poetici sono mnemotecniche per non dimenticare i
momenti del senso, del contatto. Poesia che si interroga su se stessa. Talora
solo puri elenchi , l’esito più radicale del minimalismo
di Gianni, un minimalismo da canzone, ritmato, pieno di assonanze…
Le mura di rosso mattone
il verde del prato
un ragazzo che corre
un sax solitario
un gabbiano
Baudelaire
le chiama correspondances.
L’enumerazione
fotografa verbalmente lo stato poetico delle cose, uno stato latente che solo
lo sguardo ci rivela, nella sua selezione e ri-composizione . Il modo del
vedere è il primo atto poetico. Il senso
è nell’armoniosa e misteriosa corrispondenza
delle cose, quando tu le corrispondi. Chiamala se vuoi bellezza.
Poesie
visive , poesia che vede. Vedere che in Gianni diventa anche fotografare. La
foto non cattura la realtà, ma lo sguardo con cui ci posiamo
su di essa. Lo dice :
Mi piace fotografare
Perché “ faccio mio”
Ciò che in quell’attimo
Mi intriga
Se
partiamo da un’immagine là fuori il fotografare sembra avvantaggiato: cattura
l’esterno. Ma il fotografare ambisce a catturare
anche l’ interno, le risonanze, lo sguardo che vede. E rispetto
all’interno sono le parole allora che
sembrerebbero avvantaggiate, ma le
parole a loro volta ambiscono a catturare
anche l’esterno. C’è una poesia, una
metapoesia -SCATTO FOTOGRAFICO- che
descrive la foto che sarebbe, se fosse una foto:
la
bellezza di scatti difficili a farsi
…Un
gioco di matriosche … una poesia contiene una possibile foto e una foto una
possibile poesia …Gianni dice che tra scrivere e fotografare non può esserci
armonia…
se
fotografo non scrivo e viceversa.
Mi
permetto di dissentire . Lo scatto poetico e fotografico non si cimentano assieme, materialmente, ma l’uno evoca l’altro
, come modalità di una stessa postura .
Quest’uomo per esempio ,
che sale sul ponte
la schiena ricurva
l’ombrello e il cane,
lo scatto è dal basso
col grigio del cielo
la pioggia battente
che incombe
e Venezia.
D’altronde
la storia di amorosi sensi tra parola e immagine è proprio la storia di Gianni. Il cinema è per l’appunto all’incrocio
di immagine e parola. Ma ricordiamo anche quel suo libro di fotografie con testo a fronte, una foto e
uno scritto dedicato a quella foto; tutti noi, dico noi amici, fummo invitati a prendere
parola accanto a un’immagine che ci coinvolgeva. Il doppio binario è in realtà
uno solo , secondo una
triangolazione transitiva: A e B , versi e foto, amano entrambe C e in questo amore si riconoscono : C è la
realtà della vita che Gianni non smette mai di corteggiare, di sedurre, perché
risponda.
Fino ad esaurire cuore e occhi
con lo slancio di un poeta antagonista- antagonista a se
stesso- al suo destino di morte
Poesia
antagonista. Il manifesto del 74 è questo:
prometto di amare, creare, lottare come se questa fosse sempre l’ultima ora .
Più
di quarant’anni dopo Gianni si chiede
(2005) :
e quali parole
oggi
potrebbero allacciare
passione e progetto
azione e trasformazione?
La
politica che c’è stata e quella che può esserci, nel tempo della fine della
politica, sono una cosa sola: la politica come dimensione radicale, dimensione di idealità, forza poetica, la
forza che porta senso alle cose
attraverso l’amore che portiamo alle cose.
sono rivolta. Sono impotenza. Noi siamo
(
1998)
Quando
la rivolta sperimenta la propria impotenza ci resta la potenza dell’esserci,
fedeli a se stessi.
prometto di amare, creare, lottare come se questa fosse sempre l’ultima ora
Il
manifesto del 74 è più vivo che mai. Una rivoluzione attorno al proprio cuore, per renderlo sempre più affinato, problematizzato, elastico,
purificato, aperto, vibratile coraggioso folle avido di prendere e di dare…qualità
care
a Gianni, per fare esprimersi al meglio la realtà della vita, che è realtà
del tempo.
Desiderio furente di dare senso al tempo
mi fermo per catturare ciò che mi
fermenta …per fare del tempo il mio tempo
L’interlocutore
– meglio l’antagonista principale di Gianni e del suo viaggio è forse proprio
il tempo. Il viaggio si snoda nell’arco
di 50 anni di poesie, nel 1967 ovviamente Gianni era in fasce ma già poetava , eterno adolescente in corsa contro il tempo“,
sono parole sue. Contro il tempo. Perché il tempo viaggia, anche lui, non sta fermo un attimo.
Magari potessimo fermarlo…
che l’estate si fermi- che i tramonti si
fermino - per un agosto almeno
Ma
il tempo non si ferma. E allora torniamo a quell’ultima poesia, LA CORTE.
Vedo ora ciò che poi non vedrò.
Poi
quando? Poi quando sarò altrove? O nel poi della morte, l’altrove radicale?
Ma
c’è un modo di essere presenti al tempo che scongiura il tempo, il tempo come destino
di morte. L’abbiamo visto, è il
tempo poetico, il tempo dell’anima. Eternizzare l’attimo, una contemplazione
avida, erotica, che ti fa sentire unito all’essere in un modo senza fine. È la
grande lezione di Proust e della sua ricerca del tempo perduto e ritrovato. Lui
la chiamava la fede creatrice. Una fede che
Gianni ri-testimonia dall’interno del suo viaggio , la vita-viaggio:
Uno soltanto è questo viaggio: il mio .
Il
già detto, il già visto, non è mai un
deja vu, perché la testimonianza è ogni volta la stessa e diversa, e conta
proprio perché va a sommarsi a tutte le altre, in una corrente, in un flusso umano che sostiene chi inizia , e dà forza, durante il viaggio, a
chi perde forza. È la civiltà, la nicchia di civiltà in cui riconoscersi…e
proseguire.
laddove l’io più intimo tocca l’intera
storia
vedere me che osservo e sento che mi
sento parte.
novembre 2018
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