noterella di Gianni Quilici
Qualche settimana
fa vedo la mostra “da Magritte a Duchamp”a Pisa.
La vedo fin troppo velocemente,
avendo un appuntamento cinematografico irrinunciabile.
L’impressione:
molto interessante, perché traccia un percorso sul surrealismo; infatti, oltre
ai dipinti, inserisce sculture, fotografie, disegni, oggetti, documentari,
film, che danno il senso di come l’avventura surrealista abbia avuto
un’influenza che ha permeato tutti i linguaggi e di come ancora sia viva, a
differenza di altre avanguardie novecentesche.
Detto questo, se mi
avessero chiesto: “Mettiamo che tu possa portarti a casa uno di questi oggetti.
Quale sceglieresti?
Non avrei avuto
dubbi. Avrei scelto, tra le tante opere desiderabili, Le modèle rouge” di René
Magritte. Perché? Do una risposta sintetica, senza addentrarmi in una analisi
specifica, di cui non avrei le competenze necessarie.
Perché Magritte ha
creato un quadro così realista da potersi definire quasi iperrealista per la
lucida, implacabile precisione, cge nello stesso tempo è anche e dichiaratamente
surrealista per la fusione tra l’oggetto e l’umano. In altri termini ha con-fuso
genialmente la realtà della scarpa con il sogno del piede o inversamente la
realtà del piede con il sogno della scarpa. Senza che ne’ l’una ne’ l’altro
fossero mortificati, ma, al contrario, ne fossero moltiplicati i sensi estetici.
Una grande visione
minimalista, che si intreccia con l’eccezionale maestria di un grande pittore
del cinquecento. Si vedano le venature del legno dello steccato rappresentate con accuratezza maniacale.
da MAGRITTE a DUCHAMP. 1929: il grande surrealismo dal Centre
Pompidou. Pisa, Palazzo Blu. 11 ottobre 2018 – 17 febbraio 2019
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