15 giugno 2022

"La reliquia del disonore" di Massimo Capanni


di Marisa Cecchetti

       I secoli allontanano la Storia passata tanto che finisce per sfumare in leggenda. Senza dubbio è successo anche per i rapporti devastanti tra
Lucca e la cittadina di Barga, in Garfagnana, al tempo dei fatti ricostruiti e intrecciati con la fantasia nel romanzo storico di Massimo Capanni.       

 Si tratta dell’arco di tempo che va dal 1229 al 1256, al tempo dei Comuni, della Chiesa in lotta con l’Impero, quando Lucca aveva l’appoggio di Firenze nel tentativo di assoggettare Barga, importante centro viario ed economico. Pisa, nemica di Lucca, era schierata dalla parte di Barga insieme al resto della Garfagnana, anch’essa minacciata dalle truppe
lucchesi.

       Sono tempi di cieca violenza e di volontà di conquista - in ciò
tragicamente simili a quelli che stiamo vivendo -, di ignoranza oscura e di
superstizione, quando intorno alla reliquia di un sant’uomo, anche uno
straccio strappato al suo vestito, cresce una forma di fede cieca, assoluta,
salvifica, fino ad apparire fanatismo. La ricerca e la scienza sono in
sospetto di stregoneria, tanto più se praticate da una donna.      

        Gli strumenti d’assalto di una città erano le catapulte, le frecce incendiarie,
gli arieti per sfondare le porte; gli aggrediti si difendevano dall’alto delle
mura con pietre, frecce, olio bollente rovesciato addosso agli assalitori.
Come in tutti gli assedi di ogni momento storico, la resistenza dentro le
mura era legata ai rifornimenti alimentari. Si dovevano curare i feriti, si
dovevano ottenere tregue per la sepoltura dei morti.

        La reliquia del disonore recupera tutti questi elementi legandoli alla vita
dei protagonisti, alle loro imprese eroiche, alla menzogna, alla passione
amorosa, all’affetto, alla cieca violenza, ma anche all’onestà che si può
trovare sugli opposti versanti.

        La passione nasce tra Beldie, “una venere stupenda e sfrontata” capace di
sentire l’avvicinarsi di un pericolo, figlia del cerusico tenuto in sospetto di
stregoneria, e il capitano d’armi Lando di Totone Lemmi Cattaneo, conte
di Gragno e di Palodina.

       Il cerusico Arrigo ha scoperto delle polveri misteriose capaci di portare
uno stato di torpore e di depressione in chi le inala, ma non è profeta in
patria. La cieca soldataglia ha come suo rappresentante Guglielmo, feroce
e inquieto, talora attraversato da un sottile timore di un ignoto castigo.
Alfeo è il vice comandante di Barga, avido, invidioso, spione, capace di
passare con disinvoltura da uno schieramento all’altro, senza rispetto per
nessuno, nemmeno per una donna.

       Il vescovo di Lucca Obizzone incarna il potere temporale della Chiesa,
pronto ad agire in armi per espandere i domini, anche contro le linee del
Papa, allora Gregorio IX.

        La libertà è comunque il primo bene da difendere: “La nostra voglia di
libertà non può essere dominata e grande è la nostra determinazione nel
voler riaffermare la giustizia e la pace. Chi insidia la nostra terra dovrà
sapere che non ci piegheremo, non arretreremo mai e ci ribelleremo ad
ogni sopruso”.

       Ma qual è la reliquia del disonore? È un pezzetto del bastone di San
Cristoforo, protettore di Barga, quello a cui si appoggiava mentre
trasportava sulle spalle Cristo bambino attraverso un fiume.
Intorno al furto della reliquia – garanzia di sicurezza per i barghigiani- in
una notte buia in cui i ladri sacrileghi mettono a fuoco la Pieve di Loppia,
si sviluppa questa storia, con un intreccio molto fitto che coinvolge il
lettore, con estese e ripetute riflessioni che accompagnano i fatti,
sorprendenti tuttavia data la cultura modesta dei tempi.

       Nell’infuriare dell’assedio, nell’attesa sfibrante di rinforzi, in mezzo a tutto
quel sangue versato, ai tradimenti, alle separazioni, alle sofferenze, il
paesaggio regala sempre un attimo di respiro: “In quel momento, alzando
lo sguardo, non poté fare a meno di incontrare la linea dei monti che
dominava la valle. Vide le splendide montagne, le colline, i prati e i boschi
che iniziavano a rianimarsi dalla stretta dell’inverno andando a incontrare
la primavera, con i suoi colori che predispongono il cuore a pensieri di
bellezza e speranza”. E sottolinea il forte legame dello scrittore con la sua
terra.

 Massimo Capanni, La reliquia del disonore, Tralerighe libri, Andrea
Gianasi Editore, pag. 284, € 18,00

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