13 giugno 2022

"L'amico armeno" di Andreï Makine

 

di Marigabri

“Capii che le nostre vite scorrevano continuamente sull’orlo dell’abisso e che, con un semplice gesto, potevamo aiutare l’altro, trattenerlo dal precipitare, salvarlo.”
          Siberia, anni Settanta. A tredicianni il narratore conosce Vardan, ragazzino armeno debole e malaticcio che possiede però una luce particolare: intelligenza e cuore lo proteggono dalla violenza dei bulli del quartiere, lo distinguono dalla massa opaca dei coetanei spavaldi e ottusi.
 
          Andreï (perché questa è una storia vera) ne è subito conquistato. Da suo difensore contro i compagni prepotenti ne diventa l’amico e in un certo senso l’allievo. (“Mi ha insegnato a essere chi non ero”, esordisce questo racconto, così intimo e toccante).
 
          Così il ragazzino allevato in orfanotrofio, che ha imparato a sue spese ad applicare il darwinismo sociale nella lotta quotidiana per la sopravvivenza, conosce il contesto di emarginazione in cui Vardan vive, il cosiddetto regno degli Armeni: poche famiglie di sopravvissuti ora deportati in Siberia, che mantengono vive le loro usanze e soprattutto la memoria degli antenati, brutalmente cancellati dalla faccia della Terra. Un ambiente deprivato dove però le persone hanno conservato intatto il loro senso di dignità e anche una inconsueta, esotica gentilezza.
          
        L’amicizia con il ragazzino filosofo insegnerà all’autore, Andreï Makine, che si può vivere coltivando l’autonomia di giudizio, senza conformarsi al luogo comune. Pensando -ad esempio- che il cielo non è poi così lontano, ma comincia appena sopra i nostri piedi e che un essere umano è davvero tale solo se è capace di empatia verso la sofferenza altrui.
 
         “Nella nostra giovinezza eravamo abituati a pensare in maniera sommaria e superficiale, dividendo l’umanità in classi, in razze, in popolazioni di ricchi o di poveri e facendo la differenza tra le società che avanzavano verso un futuro radioso e quelle, retrograde, che si frapponevano a quel luminoso progresso. Ciò che diceva Vardan andava molto aldilà di quel gioco di antitesi sociali. La disgrazia e l’abiezione di un essere rendevano inaccettabile tutto il formicaio umano. Sì,tutto.”
 
          L’insegnamento di quel fragile e brillante adolescente ancora oggi accompagna Andreï . E accompagnerà di certo anche chi ne legge il racconto.
 
Andreï  Makine. L'amico armeno. La nave di Teseo.

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