06 giugno 2022

"Il sogno di Schroder" di Amity Gaige

 

di Marigabri

Immagino che sentissi il bisogno di una vita che fosse in mio potere correggere. Se avessi accettato semplicemente la vita numero uno, la mia prima vita, ne avrei probabilmente rispettato i limiti. Avrei vissuto in maniera quieta, quasi privo di sogni. Mi sarei sforzato di credere che una vita triste e sommessa fosse una vita degna. Io invece sognavo. Decorai tutte le stanze del mio passato con i piaceri che saccheggiavo altrove.”

         È così che Erik Schroeder, fuggito a cinque anni da una cupa Berlino Ovest prigioniera del Muro, con la mano stretta a un padre taciturno e senza avere mai più notizie di una madre relegata per sempre all’incanto dell’infanzia, è così che Erik Schroeder, approdato in America, nella mitica terra delle infinite opportunità, diventa Eric Kennedy e come tale si immagina una vita nuova, non solo presente e futura ma anche passata.

        “Io posso dire solo che eravamo nel 1984. Allora ci si poteva iscrivere alla previdenza sociale per posta. Le banche dati non esistevano. La carta di credito ce l’avevano solo i ricchi. Le ultime volontà venivano conservate in una cassetta di sicurezza, insieme ai soldi arrotolati a formare un cilindro corto e tozzo. Non esistevano le tecnologie dell’onniscienza, che del resto nessuno voleva. Eri chi dicevi di essere. E io ero Eric Kennedy.”

      Assimilarsi alle schiere dei perfetti ragazzi americani, acquistare una dizione ineccepibile, seppellire ogni ricordo della vecchia vita, separarsi drasticamente dal triste e silenzioso padre, dimenticare ogni remoto dolore e costruire una identità nuova sul solco di una ferita rimossa sarà l’obiettivo di Erik fino a quando ogni invenzione diventerà così credibile da sembrare pura e semplice verità, fino a quando al mondo resterà soltanto Eric, unico costruttore della propria storia.

       “Sapevo che quello che stavo facendo era sbagliato. Ma molte cose sbagliate erano state fatte a me. E a volte bisogna fare delle cose sbagliate per realizzare ciò che è giusto.”

      Come è facile immaginare le cose non andranno come Eric aveva vagheggiato.

      Questo racconto, infatti, è la lunga lettera dal carcere che il protagonista scrive all’amata e perduta moglie Laura per raccontare la sua storia, per spiegare le sue ragioni. Una intensa, dettagliata dichiarazione di impossibile amore.

       In passato Eric aveva riflettuto a lungo sulla “pausologia”, cercando di elaborare una filosofia delle pause dalla comunicazione verbale. Ora il silenzio lo avvolge e lo costituisce, coronando con l’esperienza quell’affascinante teoria dell’assenza.

      E mentre avidamente lo ascoltiamo non possiamo che comprenderlo. Anche se sappiamo che ha torto, torto marcio accidenti, non possiamo evitare di sentire la vibrazione del suo dolore, non possiamo che essere dalla sua parte.

      Perché Amity Gaige, che gli ha dato voce e consistenza, è brava, straordinariamente brava.

Amity Gaige.  Il sogno di Schroder.  Einaudi

 

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