di Marigabri
“Bruciato da più fuochi. Bestia stanca,
uno staffile di fiamme mi colpisce le
reni.
Ho ritrovato il senso vero delle
metafore
dei poeti: mi sveglio ogni notte
nell’incendio del mio stesso sangue.”
Marguerite Yourcenar scrive Fuochi a
poco più di trent’anni come esternazione e omaggio a una vocazione passionale
che ha perlustrato l’abisso: perché ogni amore non corrisposto si nutre di
vertigine e rischia l’annientamento. Ma Yourcenar è una donna troppo forte per
soccombere al suo stesso dolore. Ecco allora che lo trasforma in raffinata
sintesi letteraria.
Rivisitazioni di miti, evocazioni di personaggi che hanno nutrito l’immaginario narrativo di sempre (Antigone, Saffo, Clitennestra, Fedone, Maria Maddalena…) vengono rielaborati dalla penna geniale della scrittrice a testimonianza che l’amore assoluto è esperienza universale e e pressoché incomunicabile se non, appunto, attraverso il lirismo del mito e l’enigma del frammento poetico.
Lettura non facile ma molto affascinante.
Fuochi. Margherite Yourcenar. Bompiani
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