28 febbraio 2014

"Totem e tabù, una rivoluzione" di Emilio Michelotti

1 – LA RIVOLUZIONE PSICOANALITICA

La psicoanalisi ha esercitato un grande peso sulla cultura novecentesca. Ha influito in misura notevole non solo sulla psicologia ma anche sulla letteratura, sull'arte, sulla sociologia, sull'antropologia culturale, sulle scienze dell'educazione e sulla stessa filosofia, anche se Freud non era un filosofo.

Sigmund Freud nasce a Freiberg, in Moravia, da genitori ebrei, nel 1856, che si trasferiscono a Vienna nel 1860. Si laurea in medicina e, nel 1885, conosce a Parigi i terapeuti dell'ipnosi Jean-Martin Charcot e Josef Breuer.

Quest'ultimo aveva utilizzato l'ipnosi come mezzo per richiamare alla memoria avvenimenti penosi dimenticati. Con lui, Freud mise a punto il metodo catartico, consistente in una scarica emotiva che liberasse il malato dai suoi disturbi.

Procedendo autonomamente, F. arrivò a scoprire che la causa delle psiconevrosi era da ricercarsi in un conflitto fra forze psichiche inconsce, ossia operanti al di là della sfera di consapevolezza del soggetto. Fu l'atto di nascita della psicoanalisi, che si configura come una psicologia abissale o del profondo.

Nel 1910 nasce a Norimberga la “Società internazionale di psicoanalisi”, della quale Carl Gustav Jung fu il primo presidente, anche se, ben presto, lui e Adler, marcarono un forte dissenso col fondatore.


2)-INCONSCIO E SCOMPOSIZIONE DELLA PERSONALITA'

La rivoluzione parte dunque dalla scoperta che la maggior parte della vita mentale si svolge fuori della coscienza. Il conscio è solo la sua manifestazione visibile. Freud divide l'inconscio in due zone: preconscio e rimosso, che solo appropriate tecniche d'analisi possono riportare alla luce.

Nel metodo sono comprese le associazioni libere (abbandonarsi al flusso del pensiero) e il transfert (trasferire sul medico le ambivalenze di amore e odio, attrazione e repulsione).

Paul Ricoeur intitola un suo celebre saggio “Tre filosofi del sospetto: Marx, Nietzsche e Freud”. Qual è il sospetto di Freud? Che, per dirlo in parole molto semplici, quando dico “io” non posso sapere quale aspetto della mia personalità parla. L'io è tutt'altro che una semplice unità rapportabile alla coscienza. La psiche è un'unità complessa.

I luoghi della psiche (tòpoi), sono elaborati in due tempi dall'autore: il primo distingue tre sistemi: conscio, preconscio e inconscio.
La seconda “topica” viene elaborata successivamente a “Totem e Tabù” e distingue tre istanze: l'Es, l'Io e il Super-io-

L'Es è il polo pulsionale, forza impersonale e caotica. Freud ne parla come di un calderone di eccitamenti ribollenti, che costituisce la matrice originaria della psiche. L'Es “non conosce né il bene né il male, né la moralità”, ma obbedisce “all'inesorabile principio del piacere”.
Esiste al di là delle forze spazio-temporali codificate da Kant (le pulsioni rimosse vivono infatti in una sfera senza luogo né tempo) e ignora la logica, compreso il principio di non-contraddizione.

Il Super-io è ciò che comunemente si chiama “coscienza morale”, ovvero l'insieme di quelle proibizioni che ci sono state instillate nei primi anni di vita e che ci seguono in maniera anche inconsapevole “E' il successore e rappresentante dei genitori”

L'Io è la parte organizzata della personalità, che si trova a fare i conti con tre “padroni severi”: Es, Super-io e mondo esterno. Insomma, l'Io è l'istanza equilibratrice, capace di compromessi necessari. In genere riesce a padroneggiare la situazione, fornendo parziali soddisfazioni all'Es, senza violare clamorosamente gli “imperativi categorici” del Super-io.

Mi pare importante evidenziare come, se l'Es si identifica con l'inconscio, l'Io e il Super-io non coincidono col sistema conscio-preconscio (con ciò che è raggiungibile con una semplice introspezione), ma partecipano in qualche misura del sistema inconscio.

3- DESIDERIO RIMOSSO E COMPLESSO EDIPICO

La prima fase della teoria psicoanalitica s'incentra sull'analisi dei sogni , come “via regia per la conoscenza dell'inconscio”, perché essi sono “l'appagamento (camuffato) di un desiderio (rimosso)”.

In seguito l'autore scopre al fianco della centralità della sessualità l'importanza di perversioni e sublimazioni. Amplia il concetto di sessualità fino a vedervi un'energia suscettibile di dirigersi verso le mete più diverse. Denomina tale energia libido. Inutile far notare come termini entrati nell'uso comune (senza i quali quasi non riusciremmo a comunicare parte dei nostri sentimenti) siano stati coniati da Freud e dalla psicoanalisi.

Demolendo pregiudizio dopo pregiudizio, Freud respinge l'immagine del bambino come un angioletto asessuato e definisce questo un “piccolo essere perverso e polimorfo”, ossia capace di perseguire il piacere indipendentemente da scopi riproduttivi e attivando svariati organi corporei.

Connessa alla sessualità infantile è la più nota dottrina freudiana: il complesso d'Edipo, attaccamento libidico verso il genitore di sesso opposto, ostilità e gelosia verso il genitore di ugual sesso.

4- RELIGIONE E CIVILTA': TOTEM E TABU' 

A partire dal 1911 Freud si applica a un complesso lavoro di sistemazione teorica, che egli chiama metapsicologia. Il punto di partenza è dato dalle pulsioni, viste all'inizio, in sintonia con le convinzioni scientifiche del tempo, come ho detto poc'anzi, in termini energetici. E' questa la parte più controversa del suo pensiero, rielaborata continuamente. La libido, ritenuta dapprima energia esclusivamente sessuale, era il territorio di competenza dell'Id, ossia della matrice posta all'origine della personalità dalla quale si differenziano Io e Super-ego.

Ma lo studio del Narcisismo rivelò nell'Io la sede della libido. Questa pulsione è però capace di distogliersi dall'Io, tornando alle modalità originarie. Freud arrivò a questa conclusione sulla base di esperienze cliniche, le quali rivelarono anche la connessione inestricabile di libido e pulsioni distruttive.  La coazione a ripetere e lo stesso perenne riproporsi delle pulsioni, comprovano la simultanea presenza di istinti di vita e di morte. Li chiamerà Eros e Thanatos, ritornando ai miti platonici.

Questa scoperta permise di estendere l'indagine psicoanalitica alla cultura e alla società, ponendosi in contrasto netto con Jung, accusato dal maestro di “teologismo” e di “misticismo”. La connessione fra costruttività e distruttività diventa l'elemento peculiare per la comprensione del processo di civilizzazione.

“Totem e tabù”(1913) tenta una comprensione psicoanalitica delle scoperte antropologiche più recenti, rielaborate a partire dal complesso di Edipo, dell'ambivalenza emotiva delle pulsioni infantili, dei conseguenti desideri inconsci e di repressione e rimozione della libido.

L'ipotesi è che all'origine della civiltà sia da collocare il pasto totemico,   il consumo del cadavere del padre a seguito della sua uccisione ad opera dei figli. Un padre che, nell'orda primordiale, deteneva un potere assoluto sulle donne e sui figli stessi. Il rimorso per questo delitto condusse ad espiarlo mediante l'istituzione di un culto in onore del Padre ucciso e, quindi, alla sua divinizzazione.

Ciò che caratterizza il libro in modo affascinante è il parallelismo istituito fra comportamento, costumi, credenze e forme di organizzazione di popolazioni primitive (o ritenute tali) e gli oscuri processi  che dominano l'inconscio di uomini e donne del “nostro” mondo e della “nostra” epoca.

La società civile avrebbe, quindi, un'origine psichica. Nell'obbligo di unirsi sessualmente solo tra membri di clan differenti (esogamia) e nell'ambivalenza emotiva verso il totem che consacra tale obbligo, Freud riconosce due fenomeni del tutto analoghi a quelli che caratterizzano la situazione edipica della psiche infantile. L'origine delle società totemiche e dei tabù in esse prescritti va individuata nella necessità di reprimere le medesime pulsioni inconsce che turbano anche la psiche dell'uomo contemporaneo.

Poi avanza un'ipotesi sulla sopravvivenza del totemismo nella psiche infantile, sviluppando l'idea che il totem (sovente un animale) simboleggi il padre, che il bambino teme e venera allo stesso tempo.

Un atteggiamento analogo sarebbe osservabile presso tutti i popoli nei confronti del capo o del re. Tenendo conto di questa ambivalenza fra odio e rispetto, invidia e venerazione dei sudditi (figli) verso il sovrano (padre) si può risalire alla situazione preistorica da cui hanno avuto origine le organizzazioni totemiche e quindi le prime istituzioni sociali, morali e religiose dell'umanità.

Ma come si è potuti passare effettivamente dall'orda primitiva alle organizzazioni sociali? Per rispondere ci dobbiamo spostare sulla questione relativa all'origine della religione. L'animale totemico, già identificato simbolicamente con il padre, riceve un'ulteriore caratterizzazione simbolica che finisce per trasfigurarlo come Dio, vale a dire come il Padre.

L'elemento di mediazione che consente questa–decisamente ardita -serie di passaggi (dall'orda ai rituali totemici alle religioni monoteiste) è individuato nel già ricordato pasto totemico, che rievoca l'evento originario dell'intera vicenda storica: l'uccisione del padre.

Anche il cristianesimo rivela così la sua origine arcaica, esattamente nel desiderio di riconciliazione col padre offeso. Simbolo evidente della continuità tra la vicenda del sacrificio del Figlio e il primitivo pasto totemico sarebbe il sacramento dell'eucarestia, mediante cui i fratelli, nutrendosi del corpo del dio, celebrano il rito dell'espiazione per identificazione. “Il nostro sguardo” conclude Freud “persegue attraverso il trascorrere dei tempi l'identità del banchetto totemico col sacrificio animale, col sacrificio degli dèi incarnati e con la Comunione, e riconosce in tutte queste solennità la conseguenza del crimine che ha tanto oppresso gli uomini (col senso di colpa) e del quale tuttavia essi dovettero andare così superbi. Ma il sacramento cristiano è, in fondo, una nuova eliminazione del Padre, una ripetizione dell'azione da espiare”

Il vero peccato originale da cui sarebbe sorta la storia umana consisterebbe in una primordiale vicenda di morte, in un delitto compiuto sotto l'impulso di un desiderio irrefrenabile. Nel IV e ultimo capitolo questa vicenda si presenta ancora come un'ipotesi formulata a margine delle congetture darwiniane sul mito dell'orda primitiva.

Ma i temi della morte e del dolore, della violenza e dell'aggressività da quel momento continueranno ad aleggiare nella mente di Freud per tutti gli anni successivi alla pubblicazione di quest'opera centrale.
L'idea di una pulsione di morte che vanifica costantemente lo slancio delle pulsioni vitali mette fuori gioco ogni concezione finalistica. Il proposito è ormai quello di dimostrare che l'idea positivistica di sviluppo è una pura apparenza, l'effetto superficiale di una realtà che al suo fondo tende perennemente a ripetere un identico conflitto.
Con “Al di là del principio di piacere” (1920) F. fa emergere la portata sconvolgente di questa novità: non c'è antitesi fra principio di realtà e principio di piacere. Questo è solo l'espediente a cui la psiche umana ricorre per sopportare il dolore. “Non si tratta di ciò che è più gradevole ammettere o più comodo e vantaggioso per la vita, ma di ciò che può essere più vicino alla realtà misteriosa che pur esiste fuori di noi”

Quello che a noi sembra progresso non è che la tendenza della vita a regredire verso una condizione di quiete originaria, costituita da ciò che si è soliti chiamare “morte”. “La pulsione di morte non è affatto un bisogno del cuore, per me. Essa sembra soltanto un'ipotesi irrefutabile per ragioni biologiche e psicologiche”.

La crisi della coscienza europea non è stata di certo estranea alle ultime elaborazioni teoriche di Freud: l'idea di catastrofe aleggia su questa e le successive opere, nelle quali pulsioni quali la coazione a ripetere, la preminenza della libido narcisistica, di una civiltà portatrice di disagio, della funzione distruttiva del Super-io, di un esito nichilistico della civiltà umana, agiscono da protagoniste.

Freud muore nel 1939, perfettamente in tempo per vedere avverate le sue fosche previsioni quasi profetiche, nell'irrompere della barbarie nazista, nei campi di sterminio, appena fuori tempo per assistere ai massacri di una guerra di stermino, conclusa (solo come scontro armato)  dalle bombe atomiche. Eventi proseguiti nei successivi orrori di un secolo che tutti ci auguriamo, senza molte speranze, di aver messo per sempre alle spalle.

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