20 luglio 2014

"Io ti troverò" di Shane Stevens



di Camilla Palandri

 E’ solo un momento iniziale la  sensazione di scoraggiamento che prende di fronte al voluminoso romanzo di Shane Stevens, di circa 8oo pagine,  ma scompare  rapidamente  perché la narrazione coinvolge  subito.


L’incipit è un fatto di cronaca vera che ebbe molta risonanza nell’America negli anni 50.
 Il caso di  Caryl Chessman  che, condannato a morte nello stato della California per reati vari, diventò scrittore in carcere  e lottò tenacemente contro la propria sentenza riuscendo ad avere dopo ben otto rinvii in dodici anni. Alla fine giustiziato fu assunto come simbolo per il movimento  che si batteva contro l'abolizione della pena di morte.

 Nel testo la realtà si fonde sapientemente con l’invenzione letteraria  fino a farne perdere quasi i confini ed è in questo contesto che emerge la figura dell’efferato serial killer Thomas Bishop. Figura che lascia sconcertati per la crudeltà e allo stesso tempo affascina per la fredda lucidità della mente.
Sullo sfondo c’è la società americana degli anni 70 il cui lato oscuro viene rappresentato  da una carrellata di personaggi che ruotano intorno alla figura del mostro: psichiatri, giornalisti, politici, criminali, poliziotti. Tutti dietro al folle con qualcosa da ottenere e qualcosa da nascondere.

Nella prima parte l’autore ricostruisce la storia del protagonista e lo sviluppo della sua personalità disturbata,dall’infanzia traumatica con una madre crudele che lo sevizia  al suo orribile omicidio,dall’internamento in un istituto psichiatrico in cui trascorre larga parte della sua giovinezza  alla fuga e  quindi l’inizio di quella escalation di violenza che lui considera la sua “opera vendicatrice”.
La follia viene analizzata nei suoi particolari ,i lati più oscuri ed inquietanti della mente umana e il Male puro vengono ben rappresentati, nascosti  dietro l’apparenza di un giovane di bell’aspetto, gentile , a prima vista innocuo.
Così adesca le sue vittime , con le buone maniere.
In realtà l’incontro ,di solito casuale, è solo l’inizio di un piano studiato nei dettagli sempre con il solito epilogo.
Bishop  si rende inafferrabile perché tutto è accuratamente programmato nella sua mente folle. Cambia  continuamente territorio, assume nuove identità, pianifica tutto con freddo calcolo, senza mai compiere passi falsi.
 E’ un vero mostro, anche se talvolta,nei momenti in cui le sue visioni oniriche lo riportano alle sofferenze infantili subite, suscita quasi un sentimento di pietà, perché è quel  vissuto di dolore la causa primaria della sua alienazione .

L’altro personaggio rilevante del romanzo, il reporter investigativo  che sarà chiamato ad occuparsi del caso, entra in scena nella seconda parte del libro.
Adam Kenton è l’unico che riesce prima ad identificare il serial killer e poi a penetrare nei meccanismi  tortuosi della sua mente scoprendo tracce che altri non hanno colto. 
C’è qualcosa di particolare  che lo accomuna a Bishop, un vissuto  di  tristezza che rimanda all’infanzia e che pur nella diversità delle situazioni, ne accentua le similitudini.
 
Inizia così una serrata “caccia all’uomo” che vede coinvolti una miriade di personaggi per motivi diversi, ma sarà l’intuito di Kenton che porterà all’epilogo la vicenda.

Il ritmo diventa sempre più incalzante  e nella parte finale  si assiste ad una vera e propria lotta contro il tempo per impedire al folle omicida di terminare la sua impresa , un’impresa di proporzioni grandiose con la quale vuole passare alla storia.

Bello il finale che si chiude con un interrogativo e non concludendo in modo definitivo lascia quindi  aperte altre possibilità .

 Frequenti  sono i cambi di punti di vista che  vivacizzano la narrazione che presenta tuttavia alcuni difetti: le  parti in cui l’autore si dilunga sui meccanismi della politica e del giornalismo appesantiscono la narrazione,  ci sono troppi  personaggi  sulla scena, la facilità con cui il protagonista  attua i suoi cambiamenti d’identità  li rende molto inverosimili.

E’ comunque senza dubbio un bel thriller che vale la lettura per chi ama il genere.
La narrazione che utilizza lo stile della  cronaca è molto scorrevole e la tensione  rimane viva fino alla fine,  anzi si accentua con il progredire della storia.


Scritto  nel 1979 da Shane Stevens, pseudonimo di un scrittore americano  la cui figura è rimasta avvolta nel mistero  e di cui si sono perse rapidamente le tracce, il romanzo fu elogiato dallo stesso Stephen King  che lo definì uno dei migliori libri mai scritti sul Male assoluto.

Titolo: Io ti troverò
Autore: Shane Stevens
Editore: Fazi
Traduttore: Levantini S.; Bottali G.
Pagine: 798


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