di Camilla Palandri
E’ solo un momento iniziale la sensazione di scoraggiamento che prende di fronte al voluminoso romanzo di Shane Stevens, di circa 8oo pagine, ma scompare rapidamente perché la narrazione coinvolge subito.
L’incipit è un fatto di cronaca vera che ebbe molta risonanza nell’America negli anni 50.
Il caso di Caryl Chessman che, condannato a morte nello stato della California per reati vari, diventò scrittore in carcere e lottò tenacemente contro la propria sentenza riuscendo ad avere dopo ben otto rinvii in dodici anni. Alla fine giustiziato fu assunto come simbolo per il movimento che si batteva contro l'abolizione della pena di morte.
Nel testo la realtà si fonde sapientemente con
l’invenzione letteraria fino a farne
perdere quasi i confini ed è in questo contesto che emerge la figura
dell’efferato serial killer Thomas Bishop. Figura che lascia sconcertati per la
crudeltà e allo stesso tempo affascina per la fredda lucidità della mente.
Sullo sfondo c’è la società americana degli anni 70 il cui lato oscuro viene rappresentato da una carrellata di personaggi che ruotano intorno alla figura del mostro: psichiatri, giornalisti, politici, criminali, poliziotti. Tutti dietro al folle con qualcosa da ottenere e qualcosa da nascondere.
Sullo sfondo c’è la società americana degli anni 70 il cui lato oscuro viene rappresentato da una carrellata di personaggi che ruotano intorno alla figura del mostro: psichiatri, giornalisti, politici, criminali, poliziotti. Tutti dietro al folle con qualcosa da ottenere e qualcosa da nascondere.
Nella prima parte
l’autore ricostruisce la storia del protagonista e lo sviluppo della sua
personalità disturbata,dall’infanzia traumatica con una madre crudele che lo
sevizia al suo orribile
omicidio,dall’internamento in un istituto psichiatrico in cui trascorre larga
parte della sua giovinezza alla fuga
e quindi l’inizio di quella escalation
di violenza che lui considera la sua “opera vendicatrice”.
La follia viene analizzata nei suoi particolari ,i lati più oscuri ed inquietanti della mente umana e il Male puro vengono ben rappresentati, nascosti dietro l’apparenza di un giovane di bell’aspetto, gentile , a prima vista innocuo.
Così adesca le sue vittime , con le buone maniere.
In realtà l’incontro ,di solito casuale, è solo l’inizio di un piano studiato nei dettagli sempre con il solito epilogo.
Bishop si rende inafferrabile perché tutto è accuratamente programmato nella sua mente folle. Cambia continuamente territorio, assume nuove identità, pianifica tutto con freddo calcolo, senza mai compiere passi falsi.
E’ un vero mostro, anche se talvolta,nei momenti in cui le sue visioni oniriche lo riportano alle sofferenze infantili subite, suscita quasi un sentimento di pietà, perché è quel vissuto di dolore la causa primaria della sua alienazione .
La follia viene analizzata nei suoi particolari ,i lati più oscuri ed inquietanti della mente umana e il Male puro vengono ben rappresentati, nascosti dietro l’apparenza di un giovane di bell’aspetto, gentile , a prima vista innocuo.
Così adesca le sue vittime , con le buone maniere.
In realtà l’incontro ,di solito casuale, è solo l’inizio di un piano studiato nei dettagli sempre con il solito epilogo.
Bishop si rende inafferrabile perché tutto è accuratamente programmato nella sua mente folle. Cambia continuamente territorio, assume nuove identità, pianifica tutto con freddo calcolo, senza mai compiere passi falsi.
E’ un vero mostro, anche se talvolta,nei momenti in cui le sue visioni oniriche lo riportano alle sofferenze infantili subite, suscita quasi un sentimento di pietà, perché è quel vissuto di dolore la causa primaria della sua alienazione .
L’altro
personaggio rilevante del romanzo, il reporter investigativo che sarà chiamato ad occuparsi del caso,
entra in scena nella seconda parte del libro.
Adam Kenton è l’unico che riesce prima ad identificare il serial killer e poi a penetrare nei meccanismi tortuosi della sua mente scoprendo tracce che altri non hanno colto.
C’è qualcosa di particolare che lo accomuna a Bishop, un vissuto di tristezza che rimanda all’infanzia e che pur nella diversità delle situazioni, ne accentua le similitudini.
Adam Kenton è l’unico che riesce prima ad identificare il serial killer e poi a penetrare nei meccanismi tortuosi della sua mente scoprendo tracce che altri non hanno colto.
C’è qualcosa di particolare che lo accomuna a Bishop, un vissuto di tristezza che rimanda all’infanzia e che pur nella diversità delle situazioni, ne accentua le similitudini.
Inizia così una
serrata “caccia all’uomo” che vede coinvolti una miriade di personaggi per
motivi diversi, ma sarà l’intuito di Kenton che porterà all’epilogo la vicenda.
Il ritmo diventa
sempre più incalzante e nella parte
finale si assiste ad una vera e propria
lotta contro il tempo per impedire al folle omicida di terminare la sua impresa
, un’impresa di proporzioni grandiose con la quale vuole passare alla storia.
Bello il finale
che si chiude con un interrogativo e non concludendo in modo definitivo lascia
quindi aperte altre possibilità .
Frequenti sono i cambi di punti di vista che vivacizzano la narrazione che presenta tuttavia alcuni difetti: le parti in cui l’autore si dilunga sui meccanismi della politica e del giornalismo appesantiscono la narrazione, ci sono troppi personaggi sulla scena, la facilità con cui il protagonista attua i suoi cambiamenti d’identità li rende molto inverosimili.
E’ comunque senza dubbio un bel thriller che vale la lettura per chi ama il genere.
La narrazione che utilizza lo stile della cronaca è molto scorrevole e la tensione rimane viva fino alla fine, anzi si accentua con il progredire della storia.
Scritto nel 1979 da Shane Stevens, pseudonimo di un scrittore americano la cui figura è rimasta avvolta nel mistero e di cui si sono perse rapidamente le tracce, il romanzo fu elogiato dallo stesso Stephen King che lo definì uno dei migliori libri mai scritti sul Male assoluto.
Frequenti sono i cambi di punti di vista che vivacizzano la narrazione che presenta tuttavia alcuni difetti: le parti in cui l’autore si dilunga sui meccanismi della politica e del giornalismo appesantiscono la narrazione, ci sono troppi personaggi sulla scena, la facilità con cui il protagonista attua i suoi cambiamenti d’identità li rende molto inverosimili.
E’ comunque senza dubbio un bel thriller che vale la lettura per chi ama il genere.
La narrazione che utilizza lo stile della cronaca è molto scorrevole e la tensione rimane viva fino alla fine, anzi si accentua con il progredire della storia.
Scritto nel 1979 da Shane Stevens, pseudonimo di un scrittore americano la cui figura è rimasta avvolta nel mistero e di cui si sono perse rapidamente le tracce, il romanzo fu elogiato dallo stesso Stephen King che lo definì uno dei migliori libri mai scritti sul Male assoluto.
Titolo: Io ti troverò
Autore: Shane Stevens
Editore: Fazi
Traduttore: Levantini S.; Bottali G.
Pagine: 798
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