05 luglio 2014

Il tunnel” di Ernesto Sabato




di Gianni Quilici

Ne Il tunnel del grande scrittore argentino Ernesto Sabato (Sopra eroi e tombe) c’è la radiografia di un’ossessione: l’amore di Juan Pablo, un pittore famoso per una ragazza, donna che è riuscita a comprendere il significato nascosto di un suo quadro. Amore, che, non trovando limiti, ha bisogno continuamente di conferme, senza poter avere sicurezze assolute, in quanto le conferme possono essere ipocrite, trovando il protagonista nell’immaginazione ogni possibile traccia di tradimento, ogni possibile colpa. La donna amata è quindi –in quanto libertà- possibile tradimento.
Non c’è salvezza psichica, quindi, per il pittore, che narra in prima persona, né il suicidio può essere una soluzione, perché esso è “gettarsi in grembo al nulla assoluto ed eterno”.

Questa ossessione non è lineare, ma è il risultato di un paranoico colloquio del pittore con se stesso, in cui rimugina a fondo i fatti, li esamina a lungo da differenti punti di vista. A volte è autocritico: riconosce che sta esagerando, che la sua è soltanto un’immaginazione morbosa, che ha le sue responsabilità e colpe o che, comunque, senza di lei la vita non avrebbe senso.

Racconta:
Per un secondo, lo spavento di dover distruggere quel che rimaneva del nostro amore e di rimanere definitivamente solo mi fece vacillare. Pensai che forse era possibile gettar da parte tutti i dubbi che mi torturavano. Che m’importava quel che fosse Maria al di là di noi stesi? Vedendo quelle panchine, quegli alberi, pensai che mai avrei potuto rassegnarmi a perdere il suo appoggio, non fosse che durante quegli istanti di comunione, di misterioso amore che ci univano. A misura che avanzavo in queste riflessioni andavo abituandomi all’idea di accettare il suo amore così, senza condizioni; e sempre più mi terrorizzava l’idea di rimanere senza nulla, assolutamente nulla(….) Alla fine cominciò a possedermi una gioia straripante, nel rendermi conto che nulla era perduto e che da quell’istante di lucidità poteva cominciare una nuova vita”.


Salvo poi, ogni volta, ricadere nelle sue tormentate e angosciose fissazioni sulla base di indizi puramente ipotetici, fino a precipitare in quello che il protagonista definisce “tunnel”. Il tunnel in cui va a finire Jaun Pablo, Ernesto Sabato ce lo fa conoscere, da subito, attraverso le parole dello stesso pittore, nell’incipit:
Basterà dire che sono Juan Pablo Castel, il pittore che uccise Maria Iribarne: suppongo che tutti ricordino il processo, e che non occorrano maggiori spiegazioni sulla mia persona”.
Un delitto, viene da pensare, che è rivolto anche verso se stesso nel bisogno  

Non è quindi un giallo, ma del giallo ha la tensione emotiva nella concatenazione di un delirio complesso tra follia e, a suo modo, razionalità, che è la grandezza del romanzo sottolineata, tra l’altro, da grandi scrittori.
Camus: “Ammiro la sua durezza, la sua intensità”; Thomas Mann: “Un libro impressionante”; Graham Green: “Ho una grande ammirazione per la  magnificenza della sua analisi psicologica”.

Ed è un delirio che diventa sarcasmo feroce nei confronti degli intellettuali, che discutono senza conoscere il valore ed anche il dolore delle cose. C’è un capitolo esemplare in questo senso, in cui il pittore si trova, suo malgrado, in una di quelle conversazioni intellettualistiche fitte di falso sapere e di inconsapevole presunzione, tra il cugino di Maria, che lui sospetta essere di lei l’amante, e la magra, così la definisce, “che fumava con un lunghissimo bocchino. Aveva un accento parigino, era maligna e miope”.

Il tunnel. Ernesto Sabato. Feltrinelli.  

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