da "Lucca che vive" di Gianni Quilici |
Lettera di Andrea Appetito
ho terminato da poco di leggere Non è che l’inizio. Grazie per avermelo inviato. Grazie per la
fiducia.
Mi ricordo quando da un internet caffè qui vicino ti scrivevo
e leggevo il tuo blog Gettare il corpo
nella lotta
Nel protagonista del tuo libro c’è una disperata vitalità
Tutto è un’ipotesi
per usare una parola che ripeti più volte
Un’ipotesi di lavoro
Un’ipotesi di amore
Un’ipotesi di vita…
C’ è un’erezione continua che lo attraversa
Un’ipotesi di coito
spesso interrotto
alla vigilia di una svolta “epocale”
Quella del PCI
Alla vigilia di qualcosa che ancora non si dà o che sbuca
appena
di corsa
come il bambino nell’ultima foto
Mi piace leggerlo come un’ipotesi di romanzo
senza freni
Spesso molto mentale spesso attraversato come scrivi da una
voglia di manifestarsi così forte
da scomparire
una disperata vitalità nei rutti, nelle pisciate, nelle
scopate, nelle fantasie erotiche o artistiche
Un’altra impressione: l’ho sentito a volte autobiografico
non so se realmente lo sia
ma a volte si sente molto autobiografico
e come lettore a volte mi è sembrato di inciampare nel cordone
ombelicale che lega il protagonista all’autore
Mi piace l’ipotesi di romanzo
il romanzo come ipotesi
cioè un coacervo di appunti poesie frammenti elucubrazioni
voglie deliri fantasie erezioni
Il coacervo del protagonista però mi pare a volte troppo
legato al suo autore
Il contesto
Lucca e i suoi vicoli le piazze che si aprono improvvise come
certi desideri che affiorano al contatto o alla vista o al passaggio è una geografia
provinciale che come lettore sento che ci sta bene addosso al protagonista
Il passaggio simbolico legato alla fine del Pci
è un contesto storico che mi aiuta come lettore ad amplificare
il passaggio del protagonista dalla giovinezza all’età adulta (e tutte le sue
resistenze…)
Forse come lettore mi è mancato un contesto più abbozzato
qualcosa di più sugli effetti
sulle vite
sulle relazioni di tutti i militanti di quel tempo
compreso il protagonista
che sta sempre
a parte
ma poi dice una cosa che sento molto tua
su quei comunisti che si sono sbrigati a definirsi non più
tali
e che forse comunisti non lo sono mai stati
(condivido quel pensiero, un pensiero da gianni q di gettare il corpo nella lotta...)
Ci sono queste tre
righe che mi sono segnato perché ho pensato che più forte della caduta del Pci
Rimpiangeremo molto quel rumore
quel tonfo come scrivi che facevano un tempo le nostre lettere
che cadevano nelle cassette postali
(come la lettera che lui scrive ad Eloisa… interessante nome per un Abelardo che- piuttosto che evirato- è
un’erezione permanente…)
“sento come un soffio
la caduta leggerissima della lettera
sul
fondo della cassetta postale”
Ho apprezzato molto anche l’ironia che affiora nel “diario”
del protagonista…)
Per quello che conosco e ho conosciuto gianni q
sento che la sua tensione è stata quella di corrispondere e
creare trame
Oggi credo che la nostra battaglia culturale spesso invisibile
e anonima
passi attraverso quella trama delicatissima e vitale
che dobbiamo tessere e ri-annodare pazientemente insieme
Perciò di tutti i predicati che usi nella postfazione qui
ricopio quello che sento più urgente
Ri-creare
Andrea Appetito pubblica nel 2001 il libro "Cluster Bomb" per Altrastampa Edizioni (Napoli). Nel 2005
realizza "Quién es Pilar?",
cortometraggio in co-regia con Christian Carmosino, selezionato in oltre 30
festival internazionali, riceve numerosi premi in Italia e all’estero. Nel 2007
un suo racconto "L’Eredità"
viene messo in scena a teatro a Rio de Janeiro (Brasile) ed è tuttora in
cartellone con oltre 80 repliche. Nel 2008 realizza "L'ora
d'amore" con Christian Carmosino, presentato in anteprima alla 3° edizione
del Festival Internazionale del Film di Roma e vincitore di numerosi festival.
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