di Gianni Quilici
Due sono gli
elementi che spiccano e si fondono fulmineamente nello sguardo che posiamo su
questa foto di Francesco Zizola; foto presente nel bellissimo libro Born Somewhere, che ha come soggetto l’infanzia
vittima della povertà, dello sfruttamento e della guerra.
Il primo elemento: l’oscurità che avvolge quasi l’intera immagine; secondo: i volti di quattro ragazzi di un orfanatrofio somalo.
Questi volti
sono intensi, ognuno con una propria
psicologia, evidenziata con forza dal primo piano: la dignità distaccata del
più grande, la richiesta sofferta del bambino in basso, quella forse rassegnata
del bambino sovrastante e infine soltanto l’indefinibile luce dell’occhio del
bambino più piccolo.
Il buio che li avviluppa
e le stesse ombre che si disegnano sui loro volti evidenziano e drammatizzano i
loro primi piani. E’ uno di quei casi, in cui il vigore della forma diventa esso
stesso contenuto e in cui non si può fare una netta separazione tra l’uno e l’altro,
perché è nella loro simbiosi la potenza dello scatto.
Francesco Zizola.
Baidoa. Somalia. 2000.
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