07 dicembre 2015

“Minetti” di Thomas Bernhard, con Eros Pagni, regia di Marco Sciaccaluga





di Gianni Quilici

Per una fortunata combinazione ho avuto la possibilità di assistere ad un evento teatrale di primo ordine Minetti di Thomas Bernhard con Eros Pagni per la regia di Marco Sciaccaluga.
L’evento ha due nomi, forse tre.

Il primo è Thomas Bernhard e la sua opera “Minetti”, personaggio reale, considerato da molti il più grande attore di teatro tedesco del secondo dopoguerra, che, tuttavia, lo scrittore austriaco ha trasfigurato a sua immagine e somiglianza, trasferendo in lui quei caratteri disperatamente ossessivi, di cui è percorsa tutta la sua opera.

Un’ossessione paranoica che assume una forma circolare, tornando di continuo su se stessa. Questa paranoia non è però fine a se stessa, perché da un lato allarga il personaggio e lo approfondisce, ce ne fa comprendere le ragioni individuali, sociali ed estetiche, senza però definirlo una volta per tutte; dall’altro questo martellamento ossessivo, che mescola tragedia e ironia, diventa anche musica, sia pure paranoica.

Il secondo dei nomi è Eros Pagni, che da solo regge la scena per più di un’ora e mezzo, impresa psico-fisica già considerevole, tanto più che a sorrisi complici o cattivi alterna scoppi furibondi di ira e maledizioni senza appelli.  
Di più, Eros Pagni non recita, ma interpreta un personaggio difficilissimo, un attore-artista che rivendica la sua arte contro tutto e tutti, contro il teatro e la letteratura classica consolatoria, contro la società stupida e feroce e contro il pubblico stesso.
E lo interpreta con una modulazione della voce e del volto, intrisi di molteplici sfumature: la nostalgia del ricordo, l’ironia intessuta di disprezzo, l’esaltazione di sé e della sua grandezza fino all’esplosione di urli terribili di rabbia e di dolore.
 Eros Pagni ha il merito di evitare l’istrionismo dell’attore che celebra se stesso, la sua bravura gigionesca, come altri, di lui più famosi, hanno fatto e fanno; si fa invece personaggio, ne comunica la sua dolorosa, intima verità. E’ l’attore che si nega in quanto attore recitante nel momento stesso che nega il teatro in quanto teatro celebrativo.

Ho immaginato vedendolo un film che raccogliesse la pièce con la mobilità del suo linguaggio, che avvicina o allontana, con il montaggio che dà un ritmo ulteriore. Ho pensato ad  uno dei numerosi film da camera di Bergman o a un film tipo Le lacrime amare di Petra Von Kant di Fassbinder, dove il teatro diventa cinema, nell’alternanza tra primi-primissimi piani e campi medi-piani d’insieme.

Il terzo nome va insieme alla regia di Marco Sciaccaluga, che ha colto lo spirito profondo dell’opera, alla scenografia minimalista  di Catherine Rankl, alle musiche di Andrea Nicolini funzionali al dramma con un  interrogativo. La società dello spettacolo con le maschere vuote e schiamazzanti, prive di parole e di senso, che fanno da contrappunto alla tragedia di Minetti è povera cosa rispetto alla grandezza del monologo. Ma qui, credo, entrano in gioco le risorse economiche, insufficienti forse a creare  uno spettacolo degli occhi, sia pure artificialmente vuoto.

Nella notte di San Silvestro con maschere e luci, musica e petardi il vecchio grande Minetti indugia nella hall di un albergo di Ostenda, dopo 32 anni, mentre fuori infuria una tempesta di neve. Attende un direttore di teatro che vuole riportarlo sulla scena nel ruolo da lui celebrato fino all’identificazione di Re Lear. Nella lunga, inutile attesa parla di sé e della propria arte, evoca frammenti della sua vita (reale o immaginaria?), inveisce contro l’arte classica, il pubblico e la società tutta,  rivolgendosi al personale dell’hotel, a una signora prima e a una ragazza dopo.

     
MINETTI
di Thomas Bernhard
versione italiana Umberto Gandini
con Eros Pagni, Federica Granata, Marco Avogadro, Nicolò Giacalone, Giovanni Annaloro, Mario Cangiano, Marco De Gaudio, Roxana Doran, Daniela Duchi, Michele Maccaroni, Daniele Madeddu, Sarah Paone, Francesco Russo, Emanuele Vito
scena e costumi Catherine Rankl
musiche Andrea Nicolini
luci Sandro Sussi
regia Marco Sciaccaluga
13 ottobre - 1 novembre 2015
Teatro Duse. Genova.




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