di Fortunata Romeo
Questo è un libro che
attrae e respinge al medesimo tempo.
Attrae perché è scritto
bene, divertente, ironico, mai banale, ricco di citazioni musicali, di
digressioni piacevoli, capace di creare quell’interesse che ti porta a leggerlo
d’un fiato.
Attrae perché è vivace nell’alternarsi delle
voci dei protagonisti , Modesto e
Viviana, coppia di amanti che si
raccontano in prima persona .
Lui musicista, sembra
vivere l’amore con Viviana senza porsi troppe domande, tirando a trascinare la
situazione, mentre lei cerca una
definizione, una forma da dare al rapporto che superi il limite della
precarietà.
Lei vuole “sapere cosa siamo” . Lui tergiversa perché sa
che la vera domanda è “decidere se stare insieme o lasciarsi”.
Attrae perché sa
arricchirsi amabilmente di altri personaggi riusciti come il padre di
Modesto, cacciato via di casa e amante non pentito di una ventottenne o lo psicanalista di fama televisiva, a cui i
due si rivolgono per una terapia di coppia, anch’egli alle prese con una ragazzina.
Attrae perché è così
maledettamente reale, per nulla assurdo nella sua apparente provocatorietà che
parte dal titolo: “Terapia di coppia per amanti” potrebbe sembrare una
contraddizione, ma solo se continuiamo a dar per vero un mondo che non esiste più. Le coppie di amanti non rappresentano
solo un rifugio appassionante a matrimoni infelici, ma risentono esse stesse
delle difficoltà a vivere le relazioni d’amore.
Il valore che hanno
queste relazioni, che oggi appare ingiusto chiamare clandestine, giustifica la
lotta per tenerle in vita. Questo dice il romanzo e nessuno di noi può dirsene
stupito.
Un romanzo su di noi ed
i nostri amori. Un romanzo contemporaneo.
Eppure allo stesso tempo
non convince fino in fondo.
Respinge. Lascia la
sensazione che sia un esercizio di scrittura, un esercizio riuscito di stile, che
non sappia mai portarti oltre, che ti lasci come ti ha trovato.
I personaggi e le
situazioni hanno qualcosa di stereotipato soprattutto nelle differenze
uomo/donna spesso troppo all’interno di clichè ( l’uomo che vuol dormire dopo
fatto l’amore mentre lei vuol parlare, la donna che vuol dire fare l’amore
mentre lui dice scopare, la donna che vuole andare in terapia, mentre lui
rifiuta…)
Respinge perché manca di quella vaghezza, di quello sguardo oltre il
contingente, di sfumature impreviste.
Manca di quella
profondità che unisce in un filo gli amori di ogni tempo.
Quello che è la sua
qualità cioè la divertente cinica leggerezza, appare anche come il suo limite.
Non ti trasforma quando lo leggi, ti lascia quel che sei. Anche se quel che sei
ti sta soffocando. E leggi per trovare un oltre.
Adatto ad una facile
conversione cinematografica, una commedia di amori clandestini e contrappunti musicali
di qualità, lo salvi perché ti lascia il dubbio che la mancanza di orizzonti
che lo rende angusto sia quella di gran parte del nostro vivere quotidiano.
Diego De Silva. Terapia
di coppia per amanti. Einaudi 2015
1 commento:
Non leggerò il libro perché mi conferma l'impressione che ebbi anni fa con "La donna di scorta", vivamente caldeggiatomi da alcune amiche: un esercizio di stile su una psicologia di coppia da rivista femminile.
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