19 gennaio 2016

"Il giovane Holden" di J. D. Salinger



di Angelica Grivel

La prima volta in cui mi imbattei nel "Giovane Holden", come tutti, pensai  parlasse proprio di me! Qualora mi si domandasse quale debba essere, a mio giudizio, il romanzo imprescindibile per un giovane tra i quattordici e i diciotto anni, ebbene, pur nella congerie di titoli amati che mi si affastellano tra cuore e memoria, non avrei alcun dubbio: è il 'Giovane Holden', di J. D. Salinger. 

L'io narrante è sorprendentemente aderente alle strutture logiche ed espressive di un classico adolescente sofferto, ironico e autoironico, lucido, caustico ed affettivo, che sperimenta l'ipocrisia del mondo degli adulti. 

Il flusso di coscienza, ossia lo stile letterario attraverso cui l'autore ci trasferisce il continuo sentire del diciassettenne Holden, dissacrante, disincantato, ma rispettoso, (quindi non un rivoluzionario), ne mette a nudo in maniera intima e diretta la sua anima sdrucita. Per il tempo di lettura, è diventato il mio personale flusso di coscienza: Holden Caufield mi seguiva a scuola, in Chiesa, in famiglia, sotto la doccia, con gli amici, a colazione, un'ossessione. Mi stava accanto mentre cercavo brandelli di serenità e frustoli di risa; mi stava accanto, amico gradito, quando la realtà scolastica si faceva stridente col mio spirito.

Piacevolmente irritante e sarcastico,  scaltra rapidità, voce narrante lesta e sbrigativa
 (pag 41: "Tutto ad un tratto, riecco spuntare fuori Ackley da quella maledetta tenda della doccia...mi faceva uscire dalla testa questa faccenda. Mi restò tra i piedi fin verso l'ora di cena, schiacciandosi quel bel brufolo che aveva sul mento. Non usava nemmeno il fazzoletto. Penso che quel bastardo non ce l'avesse nemmeno, un fazzoletto, se proprio volete saperlo.").

La trama del libro è un susseguirsi di riflessioni di Holden Caufield, che dopo essere stato espulso dal prestigioso college Pencey, prima di annunciare la fatidica notizia ai suscettibili genitori,  vagabonda per le strade della New York degli anni Cinquanta. (Il romanzo è uscito nel 1951, finora ha venduto oltre 60 milioni di copie in tutto il mondo, e tutt'ora se ne stampano e se ne vendono ben 250 mila l'anno).                                               

Holden è il tipico young angry man: detesta la borghesia, il denaro, l’ottusità  e gli effluvi acri e i miasmi tipici dei suoi coetanei (pag 32: "Vi ricordate che vi ho detto che per quanto riguardava le sue abitudini igieniche Ackley era un vero sporcaccione? Beh, anche Stradlater . Quella di Stradlater era una sudiceria più nascosta: pareva sempre a posto, Stradlater, ma avreste dovuto vedere il rasoio con cui si faceva la barba: aveva sempre tanto così di ruggine, ed era pieno di sapone, di capelli e di lerciume. Mai che lui lo pulisse, niente. Lui era sempre tutto in ordine, ma a conoscerlo come lo conoscevo io in segreto era un sudicione. Si lisciava per farsi bello perché si amava alla follia.").
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Ogni cosa per lui è ‘maledetta’ o ‘dannatissima’, e se nomina la ‘vecchia Phoebe’ non è altri che la sua amata  sorellina.      Eppure il tema esplicito della narrazione non è la rabbia del protagonista. L'apparente sciattezza stilistica (il libro è volutamente trasandato e non chalantico)  era una forma di rifiuto del perbenismo della piccola borghesia americana e della letteratura 'popolare' o la classica accondiscendente 'vulgata lectio'. Holden è un ragazzo confuso che non accetta di buon grado la struttura socio scolastica familiare e culturale in cui si trova fatalmente a crescere. L'ingresso fra gli adulti, la propria parte nel mondo, è un passaggio arduo da apprendere e da reinventarsi. Il suo caro professor Antolini, in finale di romanzo, gli suggerisce saggiamente la seguente massima: "Ciò che caratterizza l'uomo immaturo è che vuole morire nobilmente per una causa, mentre ciò che distingue l'uomo maturo è che vuole umilmente vivere per essa." ️  

J. D. Salinger. Il giovane Holden. Einaudi                      

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