di Camilla Palandri
La visione casuale di “Terramatta “un bel
documentario del 2012 diretto da Costanza Quatriglio, ha suscitato in me la
voglia di leggere il libro,partendo così per una volta da un ordine inverso.
Sono rimasta colpita da questa singolare
narrazione , dallo sforzo notevole fatto l’autore per mettere in forma scritta
la storia della sua lunga e movimentata esistenza.
Vincenzo Rabito è un siciliano di
Chiaramonte Gulfi ,un paesino in provincia di Ragusa, bracciante, soldato, carpenterie;
è semianalfabeta e solo a 35 anni riesce a prendere la licenza elementare. In
età avanzata, si isola nella sua stanza per sette lunghi anni e con una vecchia
Olivetti raccoglie in più di mille pagine ad interlinea zero senza alcun
margine la sua “ molto maletrata e molto travagliata e molto disprezata vita.”
L’opera è rimasta in un cassetto fino al
1999 quando il figlio Giovanni l’ha inviata all’Archivio diaristico nazionale
di Pieve Santo Stefano che raccoglie diari e memorie di gente comune che
narrano, in varie forme, la storia d’Italia.
Nel 2000 il libro ha vinto il “Premio
Pieve- Banca Toscana”. Nel 2007 è stata pubblicata la versione ridotta di
quello che fu definito da un giurato il “capolavoro impossibile” .
Il testo è stato suddiviso in capitoli
per dargli maggiore organicità e facilitarne la lettura che tuttavia risulta abbastanza
impegnativa proprio per il linguaggio utilizzato, una forma prevalentemente
orale infarcito di parole siciliane continuamente separate da punti e virgole. La
versione comunque si attiene fedelmente al testo e allo stile dell’autore ed ha
l’unico scopo di rendere fruibile l’opera .
Superato l’impatto iniziale, anche se la
velocità di lettura è continuamente rallentata dalla necessità di capire le
parole che cambiano continuamente forma pur quando sono le stesse, la
narrazione coinvolge sempre di più per il ritmo intenso e le vicende e
vicissitudini che si susseguono incessantemente. Mai c’è per il protagonista un
momento di tregua, sempre nuove peripezie lo attendono nella sua lotta quotidiana
per la sopravvivenza, sempre deve escogitare nuovi stratagemmi ,usando
l’astuzia e mille
sotterfugi, cambiando camaleonticamente
“casacca” a seconda del periodo storico per adattarsi al nuovo e garantirsi una
possibilità di lavoro.
La narrazione attraversa cinquant’anni di
storia italiana, dalla prima alla seconda guerra mondiale, al sogno fascista
dell’impero coloniale, alla miseria del dopoguerra fino al boom economico degli
anni 60 , “la bella ebica”, di cui godranno i figli.
Ne esce un affresco vivo e molto
pittoresco, a volte comico, soprattutto quando parla del suo difficile rapporto
con la terribile suocera “impriaca di nobiltà. “
Più che in una lettura sembra di essere
immersi in un racconto orale , ascoltare la storia dall’altra parte, come l’ha
vissuta un uomo umile, un racconto che emoziona e appassiona.
“Se all'uomo in questa vita non ci
incontro aventure, non ave niente darracontare” e la vita di Vincenzo Rabito è
stata un vero romanzo.
Vincenzo Rabito .Terra matta. Edizioni
Einaudi, pag.411.
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