di Silvia Chessa
Unica vera commedia non intellettualistica di Luigi Pirandello, inscenata in ambito agreste, rurale e contadino, nella traduzione italiana negli anni ’40 (in dialetto già negli anni ’20) dove trionfano vere e proprie forze: vitalità pura, culto della fertilità intesa anche come avallo al potere, senso della “roba”, nell’accezione verghiana di proprietà, ricchezza, onore, riconoscimento sociale..
Unica vera commedia non intellettualistica di Luigi Pirandello, inscenata in ambito agreste, rurale e contadino, nella traduzione italiana negli anni ’40 (in dialetto già negli anni ’20) dove trionfano vere e proprie forze: vitalità pura, culto della fertilità intesa anche come avallo al potere, senso della “roba”, nell’accezione verghiana di proprietà, ricchezza, onore, riconoscimento sociale..
I personaggi sono ben definiti e
delineati nelle loro prime pulsioni e gli interpreti ne rendono efficacemente
l'anima: dallo zio Simone (Enrico Guarnieri offre una profonda interpretazione
con una punta di mestizia e malinconia), vecchio avaro con l'ossessione di
mascherare la sua infertilità, a Tuzza che cova il proposito di farsi una
posizione di agiatezza coadiuvata dalla zia Croce ed è disposta perciò ad ogni
inganno, financo a rinunciare all'amore vero.
Tra gli altri personaggi si nota
Mita, nel suo profilo di figura remissiva e scialba, anche se poi, alla fine, persino
lei non priva di malizie.
Su tutti emerge Liolà, impersonato da Giulio Corso, il quale rende l'energia la vitalità e il carisma di questo personaggio, protagonista giocoso e beffardo ma autentico a dispetto delle apparenze e degli intrighi della maggior parte.
Trionfa sugli intrighi operati da
Tuzza e da zia Croce la schiettezza di Liolà. Egli dimostra di avere in fondo
un suo codice d'onore per il quale è disposto a nozze riparatrici (ma è
rifiutato in quanto povero); eppure non rinuncia a mantenere i suoi figli e ad
essi insegna ad affrontare la vita cantando.
Allora i mostri veri non sono -
ci avverte Pirandello - quelli che mostri appaiono in superficie ma coloro i
quali, gettata la maschera, si rivelano gretti e calcolatori.
Tale epifania di vere mostruosità
ricalca la situazione descritta da questa piccola circostanza della vita
personale ed artistica di Pablo Picasso con cui mi piace concludere:
"Avete fatto voi questo
orrore, maestro?", chiese l'ufficiale nazista di fronte al dipinto
intitolato Guernica (realizzato, come noto, dall’artista dopo il
bombardamento aereo della città omonima durante la guerra civile spagnola) .
"No, l'avete fatto voi", rispose Picasso.
La scenografia, veristica e minimalista,
rispecchia un tipico paesino siciliano arroccato tra chiesa, casette arrampicate
sulle pietre e mare sullo sfondo.
Le canzoni sono il giusto diadema
di questa opera ben modernizzata e animata anche
dalle musiche e dai balli che
conferiscono un ritmo vivace all’insieme.
In conclusione si raccomanda la
visione, al Quirino (fino al 16 febbraio), di questo dilettevole ed istruttivo
spettacolo.
Giulio Corso
Enrico Guarnieri
Liolà di Luigi
Pirandello
regia Francesco Bellomo
con (in ordine alfabetico) Sara Baccarini, Federica Breci, Alessandra
Falci, Giorgia Ferrara, Roberta Giarrusso, , Anna Malvica, Margherita Patti, Nadia
Perciabosco, Scene e costumi: Carlo De Marino
Musiche: Mario D'Alessandro e Roberto Procaccini
Disegno e luci: Giuseppe Filipponio
Produzione: Corte Arcana Isola Trovata, Teatro ABC Catania,
ATA Associazione Teatro Arte.
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