di Angela Giovanna Palermo
Avvicinarsi agli
scritti di Paolo Pecere vuol dire intraprendere viaggi geografici e
intrapsichici sconvolgenti per intensità e ardore.
Questo vale anche
e soprattutto a proposito del suo nuovo romanzo: “Risorgere” (Chiarelettere
2019).
Come il precedente
romanzo, “La vita lontana”, anche
“Risorgere” è un romanzo filosofico e immaginifico in cui la complessità della
trama è data dal fatto che le vicende sentimentali, familiari e culturali
narrate, già poco comprensibili per meccanismi e motivazioni in larga misura
inconsce, esprimono una critica al concetto di causalità e a una certa idea di
Io individuale e collettivo, attraverso un’espressione narrativa febbrile e
travolgente, capace di sprofondare il lettore nelle cavità telluriche della sua
interiorità. In questo non-luogo è possibile comprendere che le emozioni dei
personaggi del romanzo e, quindi, le nostre che in loro ci rispecchiamo,
attraverso un potente meccanismo di mise en abîme, hanno una complessa struttura
cognitiva che è in parte in forma narrativa, perché implica che certe verità su
noi stessi, esseri dalla complessa storia temporale, e con gli oggetti da noi
amati nel corso del tempo, si possano ri-velare soltanto attraverso la
narrazione.
Il continuo e
paralizzante alternarsi del passaggio da una condizione di artificioso
equilibrio a una di totale irrequietezza da parte di due dei protagonisti,
Marco e Gloria, è magistralmente esemplificato dalla metafora del cammino e del
viaggio, reso epico dall’incontro con la montagna himayalana:
“(…) Un organismo
stabile di parti che comunicano con precisione, pressioni e versi animali,
flussi d’aria e assestamenti armonici, odori e segnali che innescano mosse ben
ordinate (…). La sua complessità è sublime, la sua potenza inconcepibile. Il
suo modo di persistere facendo e disfacendo sé stessa tra stillicidi e rovesci
d’acqua, sbalzi di luce e colpi di vento, nascite, morti e attese sotterranee,
somiglia alla saggezza di un dio, che prepara le sue azioni per milioni di
anni”.
Viaggio vuol dire
anche disperdersi tra le pagine di libri che per Gloria costituiscono una
“direzione”, un “riparo”, una “zattera”, “uno sforzo titanico di cristallizzare
il dolore in una forma splendida e trasparente”, per uscire da sé stessa, da
quella che è diventata, per giungere in una zona inaccessibile all’altro, per
difendersi dall’ininterrotto oblio di sé stessa, di quella che era e di quello
che non è diventata, che ha dovuto non-divenire, per poter divenire quell’unico
io possibile che la sovrasta e la incatena:
“Ogni identità è
un costume da provare e poi sfilarsi”
Una delle
caratteristiche più imponenti di questo romanzo è la dispersione, intesa come
capacità di alternare una concentrazione di matematica severità, con l’uso delle
immagini che hanno un forte potere evocativo sulla rappresentazione profonda
dell’io e sulla distinzione tra reale, immaginario e simbolico; esse sono
costituenti psichici essenziali dei personaggi, e riportano direttamente al
concetto freudiano e lacaniano di “imago”. Si tratta di immagini di luoghi
mitici e remoti della Cina, visitati direttamente dall’autore.
Con una liricità
straordinaria, l’autore ci mostra come la conquista della nostra “imago” non
sia l’effetto di una causa, nel senso in cui intendiamo comunemente il
meccanismo di causa-effetto, ma che una tale conquista affondi le radici in
processi interiori che trascendono il mondo reale e le sue leggi.
Paolo Pecere |
Come mai prima nei
suoi innumerevoli scritti, in “Risorgere” Paolo Pecere affronta quella “cosa”
indefinibile che da sempre ossessiona la sua ricerca filosofica e letteraria,
quel mistero proteiforme che di volta in volta, semplificando, chiamiamo tempo,
identità, linguaggio, memoria, mente.
“Risorgere” è
anche una riflessione ampia e vertiginosa sullo scontro che nella nostra epoca
ha assunto nuovi, violentissimi sviluppi tra io e società. Una guerra il cui
campo di battaglia è la nostra ipseità contesa tra Oriente e Occidente:
“Ma dopo aver
pagato per quei micidiali errori, del tutto privi di memoria, i cinesi almeno
andavano verso qualcosa di nuovo. Non come gli europei, che a forza di
riflettere e litigare continuavano a ripetere gli stessi errori, erano incapaci
di dichiarare la bancarotta materiale e spirituale, di ricominciare, andavano
sempre all’indietro, tornavano sempre a questa fissazione delle origini,
Ursprung, la prima sorgente inimitabile, l’unica fonte a cui bere anche se
ormai è secca”.
Allo stesso tempo,
è un delicato concerto da camera, intimo e riflessivo, sui sentimenti familiari
più ambigui e profondi, sulla de-strutturazione degli amori fusionali,
sull’impossibile ma ineludibile necessità di risorgere e di portare i nostri
sogni oltre quei limiti che il mondo considera come ragionevoli; a dichiarare
che quei sogni non sono deliri della mente ma una realtà altrettanto tangibile
dell’altra più tenue, infelice illusione che chiamiamo vita quotidiana. Risorgere
Paolo Pecere
CHIARELETTERE
320 pagine,
Brossura
18,00€
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