03 febbraio 2020

“Risorgere” di Paolo Pecere


di Angela Giovanna Palermo

Avvicinarsi agli scritti di Paolo Pecere vuol dire intraprendere viaggi geografici e intrapsichici sconvolgenti per intensità e ardore.
Questo vale anche e soprattutto a proposito del suo nuovo romanzo: “Risorgere” (Chiarelettere 2019).

Come il precedente romanzo,  “La vita lontana”, anche “Risorgere” è un romanzo filosofico e immaginifico in cui la complessità della trama è data dal fatto che le vicende sentimentali, familiari e culturali narrate, già poco comprensibili per meccanismi e motivazioni in larga misura inconsce, esprimono una critica al concetto di causalità e a una certa idea di Io individuale e collettivo, attraverso un’espressione narrativa febbrile e travolgente, capace di sprofondare il lettore nelle cavità telluriche della sua interiorità. In questo non-luogo è possibile comprendere che le emozioni dei personaggi del romanzo e, quindi, le nostre che in loro ci rispecchiamo, attraverso un potente meccanismo di mise en abîme, hanno una complessa struttura cognitiva che è in parte in forma narrativa, perché implica che certe verità su noi stessi, esseri dalla complessa storia temporale, e con gli oggetti da noi amati nel corso del tempo, si possano ri-velare soltanto attraverso la narrazione.

Il continuo e paralizzante alternarsi del passaggio da una condizione di artificioso equilibrio a una di totale irrequietezza da parte di due dei protagonisti, Marco e Gloria, è magistralmente esemplificato dalla metafora del cammino e del viaggio, reso epico dall’incontro con la montagna himayalana:

“(…) Un organismo stabile di parti che comunicano con precisione, pressioni e versi animali, flussi d’aria e assestamenti armonici, odori e segnali che innescano mosse ben ordinate (…). La sua complessità è sublime, la sua potenza inconcepibile. Il suo modo di persistere facendo e disfacendo sé stessa tra stillicidi e rovesci d’acqua, sbalzi di luce e colpi di vento, nascite, morti e attese sotterranee, somiglia alla saggezza di un dio, che prepara le sue azioni per milioni di anni”.

Viaggio vuol dire anche disperdersi tra le pagine di libri che per Gloria costituiscono una “direzione”, un “riparo”, una “zattera”, “uno sforzo titanico di cristallizzare il dolore in una forma splendida e trasparente”, per uscire da sé stessa, da quella che è diventata, per giungere in una zona inaccessibile all’altro, per difendersi dall’ininterrotto oblio di sé stessa, di quella che era e di quello che non è diventata, che ha dovuto non-divenire, per poter divenire quell’unico io possibile che la sovrasta e la incatena:
“Ogni identità è un costume da provare e poi sfilarsi”

Una delle caratteristiche più imponenti di questo romanzo è la dispersione, intesa come capacità di alternare una concentrazione di matematica severità, con l’uso delle immagini che hanno un forte potere evocativo sulla rappresentazione profonda dell’io e sulla distinzione tra reale, immaginario e simbolico; esse sono costituenti psichici essenziali dei personaggi, e riportano direttamente al concetto freudiano e lacaniano di “imago”. Si tratta di immagini di luoghi mitici e remoti della Cina, visitati direttamente dall’autore.

Con una liricità straordinaria, l’autore ci mostra come la conquista della nostra “imago” non sia l’effetto di una causa, nel senso in cui intendiamo comunemente il meccanismo di causa-effetto, ma che una tale conquista affondi le radici in processi interiori che trascendono il mondo reale e le sue leggi.

Paolo Pecere
Come mai prima nei suoi innumerevoli scritti, in “Risorgere” Paolo Pecere affronta quella “cosa” indefinibile che da sempre ossessiona la sua ricerca filosofica e letteraria, quel mistero proteiforme che di volta in volta, semplificando, chiamiamo tempo, identità, linguaggio, memoria, mente.
“Risorgere” è anche una riflessione ampia e vertiginosa sullo scontro che nella nostra epoca ha assunto nuovi, violentissimi sviluppi tra io e società. Una guerra il cui campo di battaglia è la nostra ipseità contesa tra Oriente e Occidente:
 “Ma dopo aver pagato per quei micidiali errori, del tutto privi di memoria, i cinesi almeno andavano verso qualcosa di nuovo. Non come gli europei, che a forza di riflettere e litigare continuavano a ripetere gli stessi errori, erano incapaci di dichiarare la bancarotta materiale e spirituale, di ricominciare, andavano sempre all’indietro, tornavano sempre a questa fissazione delle origini, Ursprung, la prima sorgente inimitabile, l’unica fonte a cui bere anche se ormai è secca”.

Allo stesso tempo, è un delicato concerto da camera, intimo e riflessivo, sui sentimenti familiari più ambigui e profondi, sulla de-strutturazione degli amori fusionali, sull’impossibile ma ineludibile necessità di risorgere e di portare i nostri sogni oltre quei limiti che il mondo considera come ragionevoli; a dichiarare che quei sogni non sono deliri della mente ma una realtà altrettanto tangibile dell’altra più tenue, infelice illusione che chiamiamo vita quotidiana. Risorgere

Paolo Pecere

CHIARELETTERE

320 pagine, Brossura

18,00€

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