di Giulietta Isola
Non sono appassionata di racconti, la narrativa breve è difficile, nel racconto va mantenuto il ritmo ed ogni parola deve essere quella giusta al momento giusto (come ricordava Carver), le difficoltà ci sono sia per l’autore che per il lettore che spesso stenta a penetrare il racconto, ne è affascinato, ma gli manca il grande respiro del romanzo e lo spazio temporale, gli avvenimenti e le storie sono concentrati in poche pagine e talvolta non è facile coniugare trame e storie con la concisione, ma se ci si riesce non mancheranno piacevoli sorprese.
Ci sono delle raccolte di racconti che hanno segnato la mia vita di lettrice e che leggo e rileggo, così quando si è presentato sotto i miei occhi questo sconosciuto Sig. Bermudez con la sua raccolta “La metà del doppio”, nella splendida traduzione di Giovanni Barone, per me Gianni, ho pensato fosse una imperdibile occasione per avvicinarlo.
Poche pagine, ma intense, sette racconti molto intriganti, pieni di personaggi imperfetti ed anomali, caratteristiche che per me rappresentano il fil rouge che li collega tutti. Le storie sono in bilico fra realtà e fantastico, un mix che crea immagini e situazioni che colpiscono e coinvolgono soprattutto, ma non solo, chi frequenta la letteratura sudamericana che è notoriamente molto acuta ed abile nel raccontare.
L’universo narrativo di Bermudez è complesso, fatto di lingua colta ed elegante, non sempre è facile comprendere dove ti sta portando, mi è successo anche con altri autori e l’escamotage che adotto è dimenticare la trama e lasciarmi trasportare dalle visioni, dar libero sfogo alla mia immaginazione..
Ma Bermudez ha dalla sua anche una discreta arte manipolatoria in grado di scompaginare i pensieri e lasciare il lettore spiazzato di fronte ai percorsi che si sdoppiano e diventano un labirinto. Il richiamo ad altri ben più noti labirinti sono un omaggio o un pagare pegno a qualche grande Maestro
Ho dovuto leggere un paio di volte alcuni pezzi, ma nonostante ciò le idee sono rimaste confuse, ma forse l’estrema chiarezza non è nemmeno necessaria se ci si lascia trasportare dalle parole.
Ho particolarmente apprezzato Mezzanotte passata per la struttura sperimentale ed i ricordi che si muovono avanti ed indietro fra Anna “dal nome sferico , un nome di andata e ritorno, incinto” che è lì al letto dell’infermo e Kristina “che si siede nella mia memoria” (immagine bellissima) e la considerazione finale “racconto per me stesso, per non dimenticare i percorsi della mia storia” bello bello, La condizione genuina come in un film i protagonisti nella notte imbastiscono dialoghi surreali “loro due nudi in questa notte, dalla pagina ottantacinque di un romanzo. Dal minuto sessantatré di un film”,Blooma lo scrittore e la sua lettrice “Ora siamo uno scrittore e la sua lettrice che camminano nello scenario della trama, anche prima che la trama abbia il suo sviluppo” “dopo tutto siamo i due punti di un viaggio, il resto è la scusa”, Mappa mundi con Hans dalla maglia blu a collo alto ed “il nonsenso di un uomo cieco che collezionava cartoline estive”, la rappresentazione allegorica di un non vedente che immagina il mondo attraverso le foto patinate attaccate sul muro, Hugo Talmann scrittore in fin di vita con la fissa dei sinonimi che “non poteva continuare con la frase senza sviluppare contemporaneamente tutte le possibilità e, logicamente, esprimerle tutte allo stesso tempo” è l’apice del fantastico o forse cio’ che è fantastico per l’autore.
Una raccolta dalla scrittura sperimentale e raffinata che ho letto con grande piacere e che consiglio vivamente a tutti. Un grazie di cuore a Gianni Barone
LA META’ DEL DOPPIO di FERNANDO BERMUDEZ EDIZIONI SPARTACO
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