di Rosanna Valentina Lo Bello
Ci sono città come Genova che dividono: o si amano o si odiano. Ci sono scrittori come Baricco (1958 Torino) che hanno la stessa sorte: dividono. Io lo amo. Trovo il suo stile inconfondibile particolarmente idoneo alla mia struttura mentale e già nel 97 con “Oceano Mare” rimasi colpita e coinvolta positivamente dal suo modo di scrivere. Già, il suo modo di scrivere: un giusto incastro di frasi brevi con frasi ricche di subordinate con il piacevole equilibrio dato dalle ripetizioni di parole non a caso.
La lettura ha il sapore della scorrevolezza che scivola fin dentro le più antiche emozioni. Baricco possiede un talento trascinante ed è capace di rari giochi letterari e di insoliti abbandoni. Seta, un titolo veramente appropriato: sposa alla perfezione la storia e, soprattutto, ne indica la sofisticata e leggera sensazione che offre la seta in qualità tessile. “Questo non è un romanzo. E neppure un racconto. Questa è una storia. Inizia con un uomo che attraversa il mondo e finisce con un lago che se ne sta lì, in una giornata di vento. L’uomo si chiama Hervè Jancour. Il lago non si sa.” Questa storia è ambientata a metà Ottocento e ci racconta il viaggio sia nella particolareggiata dimensione geografica che in quella di un amore profondo e struggente.
Hervè Jancour è un commerciante francese di bachi da seta che per questo motivo affronta periodicamente dei lunghi e difficoltosi viaggi: prima verso la Siria e l’Egitto, poi, a causa di un’epidemia che infetta le uova, verso il Giappone, unico Paese salvo. L’imperatore di questo Paese aveva vietato l’esportazione delle uova dei bachi da seta ma c’erano dei fuorilegge che li vendevano ugualmente. Hervè, uomo pragmatico e temerario, viene conquistato dalla realtà orientale e si innamora morbosamente di una ragazza (con occhi non orientali) creando un rapporto idilliaco con un intenso puntuale incrocio di sguardi. Colpisce l’immobilità emotiva esteriore di Hervè nel relazionarsi con diversi personaggi della storia.
Silente è anche sua moglie. Il loro silenzio nella narrazione diventa un urlo equilibrato e melodico dentro la mente di chi legge oltre le righe. Il finale, che non svelo, è un vero e proprio colpo di scena impregnato di un AMORE così denso e così raro che offre un significato diverso alla parola sublimale. Nella parte finale del libro vi è trascritta una lettera che per me rappresenta l’intero delicato senso di questo libro. Vi confesso che l’ho trascritta su pergamena e l’ho anche incorniciata, merita davvero e avvolge come seta.
“Ogni tanto, nelle giornate di vento, scendeva fino al lago e passava ore a guardarlo, giacché disegnato sull’acqua, gli pareva di vedere l’inspiegabile spettacolo, lieve, che era stata la sua vita”.Alessandro Baricco. Seta. Pag. 108. Feltrinelli 2012.
Nessun commento:
Posta un commento