20 maggio 2021

"Avanti, parla" di Lidia Ravera

 

di Marigabri
 

Better somehow

to drop myself quickly

into an old room.

Better (someone said)

not to be born (Anne Sexton)

 

Questi versi Giovanna li aveva imparati a memoria a quindici anni e se ora, a distanza di più di quarant’anni, si affacciano alla soglia della sua coscienza un motivo, un motivo grave, deve pur esserci.

       Dopo tutto quel tempo passato a nascondersi, all’ombra della sua lunga chioma bianca, un evento semplice, un evento normale per chiunque: l’arrivo dei nuovi vicini di appartamento, basterà a smantellare un po’ alla volta quelle consolidate difese, quella torre di silenzio entro cui da troppo tempo lei si arrocca. Per volontà, per necessità, per nessun motivo al mondo, tranne quello di sfuggire allo sguardo altrui, e probabilmente anche al proprio.

       Un passato impegnativo, con il suo bagaglio pesante da portare sulle spalle, un viaggio precocemente interrotto e un senso rimasto insoluto. Perché non c’è soluzione per Giovanna. Solo il duro cristallo di un presente senza futuro. “Per me il Novecento non è ancora finito, è da quarant’anni che vivo fra le macerie di quello che avrebbe potuto essere e non è stato”.

       La frizzante, originale famigliola della porta accanto sarà il grimaldello in grado di aprire un pertugio sulla corazza di Giovanna, e soprattutto il contatto con la piccola Malvina, tre anni portati con ineffabile grazia, in questo senso diventerà fatale.

       “Perché non te ne rimani annidata nel tuo silenzio, come hai sempre fatto, come hai fatto da quando sei sgusciata fuori dalla tua rumorosa giovinezza?”

       No. Qualcuno l’ha snidata dal suo nascondiglio.

       L’autoesclusione, la prigionia volontaria, è destinata a finire.

       Così noi, a poco a poco, conosceremo parte di quei segreti, ma soprattutto parteciperemo con la stessa apprensione di Giovanna (perché sua è la voce narrante) a quel processo di rinnovata apertura, quella ormai inevitabile discesa nel suo personale inferno di ricordi e rimpianti.

       Torneremo, se siamo state ragazze degli anni Settanta, a quel tempo di fermenti e turbolenze, a quel bisogno di giustizia e a quelle illusioni di potercela fare a sovvertire le inique sorti del mondo.

        Avremo la stessa sofferenza, comprenderemo quella durezza.E chi non ha partecipato o non è stato travolto dall’impeto rivoluzionario, chi non ha turbinato in quel movimento, può ascoltarne l’eco, assaporarne l’umore. Riflettere.

       Giovani di ieri possono specchiarsi nei giovani di oggi: ecco Malcolm, fratello adolescente di Malvina, impegnato a difendere il pianeta dal fallimento clamoroso degli adolescenti di una volta.

       Troveremo qui molta ricchezza, molti stimoli per accendere differenti pensieri.

      Anche, e forse soprattutto, sul tempo che passa e cambia (non può che cambiare) il modo di vedere le cose e di percepire se stessi.

      “Quando siamo giovani pretendiamo l’amore, la giustizia, la conquista, la gioia, quando siamo vecchi basta la vita.”

Lidia Ravera. Avanti, parla. Bompiani

 

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