01 febbraio 2024

“ I due piedi che si toccano” di John Vink

 


di Gianni Quilici

       Osserviamo soltanto la donna, che  cammina, lungo una strada,  alta e sottile, busto eretto e passo agile e sorregge con un braccio il suo bambino, che, a sua volta, si appoggia, senza stringersi, a lei. Sarebbe uno scatto , a suo modo, sereno,  nonostante sullo sfondo  tende allineate, che lasciano presagire possibili “campi profughi” e, se vogliamo essere pignoli, i  piedi scalzi della donna che non sono il massimo della goduria.

       Ma ciò che  allarga il senso dell’immagine e colpisce immediatamente lo sguardo è il primo piano della gamba quasi scheletrica di un ragazzo (si può presumere), che si incontra con la pianta dell’altro  suo piede, in presenza di un  gonfiore grosso come una noce, a tal punto, che viene  portato in braccio (presumibilmente) dal padre. Questo scatto fa parte di un libro fotografico di John Vink dal titolo Réfugiés , in cui l’autore stesso ci informa che questa foto è stata scattata nel 1988 nel sud del Sudan e che “ in Sudan la maggior parte dei bambini malnutriti sono troppo deboli per percorrere i 300 m fino al centro di alimentazione e devono essere trasportati lì”.   

       Questa tuttavia non è soltanto una foto che documenta, denunciando una situazione disumana.  Proposito meritevole. E’ anche una foto che ci “tocca” per le qualità espressive.

      Primo, è una composizione essenziale, dove niente è inutile. La strada apparentemente aperta, è in realtà chiusa considerando  la destinazione e il contesto di denutrizione.

     Secondo, i due corpi in movimento, con il loro carico filiale, sono colti nell’attimo, in cui non si sovrappongono. Questo dà ad ognuno dei corpi una propria unicità figurativa.

      Terzo, in primo  piano viene evidenziato il cuore dello scatto: la gamba fragile e denutrita del ragazzo e l’incontro tra i due piedi.

      E’ una foto che informa e che nello stesso tempo  tocca emotivamente e  lascia lo spazio per immaginare. Trovando l’equilibrio giusto tra ciò che viene rappresentato  e ciò che lascia trapelare. Un’immagine che va oltre la foto stessa diventa simbolo più generale della condizione del Sudan in quegli anni.  Operazione che  storicizza visivamente nel modo più profondo, come si evince osservando anche le altre foto presenti nel libro.

JOHN VINK. SUDAN, Kosti.  23 ottobre 1988.

 

 

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