di Luciano Luciani
Rari,
si contano sulle dita di una mano, e quindi ancora più preziosi, i libri di
Enzo Guidi. Al lontano 1977 risale il celeberrimo Carconia, volume
collettaneo, a cui Guidi partecipò con piglio di protagonista. É poi è
necessario attendere un quarto di secolo per ritrovare una sua pubblicazione: la Breve
storia di “Lucca beat”, narrazione storicamente documentata e
circostanziata di una tessera, provinciale ma significativa, del vasto mosaico,
ancora in gran parte da comporre, dell’insorgenza delle giovani generazioni
degli anni sessanta e settanta, contro gli assetti sociali, culturali e
politici di un troppo lungo dopoguerra.
Nel
2006 esce Dalmatica, romanzo che ruota attorno al tema del viaggio: nel
futuro e nel passato; attraverso territori geografici poco noti e viaggio come
fuga e salvezza.
Pochi
libri pubblicati, ma, in compenso, tanta scrittura, rifluita, anche se solo in
parte, in quelle laboriose officine della letteratura che sono state e sono
ancora oggi le riviste di cultura: “La Rassegna Lucchese”,
“La linea dell’occhio”, “Il Grandevetro”, “Erba d’Arno”, “L’immaginazione”:
luoghi importanti di elaborazione, di esercizi di stile, di confronto tra
esperienze diverse. E ora questo Occhiatina a San Pietro e altre fughe,
trenta racconti, più brevi che lunghi ma non sempre, ordinati secondo il titolo
in ordine alfabetico. Tutti, tranne il primo: il più strutturato e il più
lungo, che nomina l’intera raccolta, quindi in posizione privilegiata, a cui
evidentemente l’Autore assegna un posto di rilievo circa l’indicazione al
lettore del cosa dire e del come dirlo, ovvero la sua poetica.
Titolo
intriso d’ironia, Occhiatina a San Pietro, è
desunto dal parlato quotidiano toscano, che ama spesso scivolare verso i
diminuitivi-vezzeggiativi, e che ci appare vistosamente incongruo rispetto alla
vastità e complessità della cattolica basilica romana, così carica di storia,
di spiritualità, di potere.
Solo
due improvvidi possono pensare di visitare San Pietro con “un’occhiatina” e
tali sono davvero Ruby (Rubino) e Frankie (Francesco), due ancor giovani border
line di provincia, cultori delle pubblicazioni pornografiche, del vino,
della musica dura; qualche periodo di permanenza a Maggiano il primo, qualche
fissa paranoica, il secondo. Insomma, due personaggi dediti alle modeste
trasgressioni che la provincia italiana alla metà degli anni settanta offriva,
consentiva e tollerava.
Anche
in questa storia c’è un viaggio, a Roma, per verificare la veridicità di un sogno/visione
di Frankie: sarà vero che “tutti quelli morti prima di noi, li tengono a Roma?
Li tiene il papa nei sotterranei di San Pietro?” Questa la motivazione per la
sgangherata spedizione dei nostri due comici spaventati guerrieri: un
vagabondaggio in Cinquecento, mangiadischi a palla (siamo, non a caso ,nella
seconda metà degli anni settanta) e tanto vino e tanta birra; un viaggio a suo
modo di scoperta e di conoscenza che riserverà non poche sorprese ai nostri
inetti antieroi e soprattutto si concluderà con la percezione che tutto è fuori
posto e sbagliato, che tutto è peccato e che non rimanga altro da fare che
arrendersi a “Loro”, un potere assoluto e totalizzante che detiene il mistero
della vita e della morte. L’occhiatina a San Pietro si conclude, dunque, con
una sconfitta, metafora di un fallimento più largo, generazionale ed
esistenziale insieme: la società, la storia, la propria vita, soprattutto la
propria vita, non si possono cambiare.
La
raccolta ci fornisce anche alcune utili informazioni intorno al suo Autore e alla sua
poetica: Guidi è, e non solo anagraficamente, un figlio del secolo scorso, o
meglio della sua seconda metà e, come tanti dei suoi coetanei, non ha ancora
accettato e rielaborato il trauma dell’improvvisa accelerazione della Storia,
del mondo, della società intorno a lui, in cui si è trovato coinvolto a partire
dall’adolescenza e nutre una grande nostalgia per il “mondo di ieri”; è
cresciuto a cinema (tanto cinema, ne sono intrise la sue pagine!) e libri;
libri, quindi letteratura, tanta letteratura, di tutti i tipi: alta, bassa,
così così, colta e popolare, raffinata e plebea. Tra le letterature alte, Guidi
nutre un’ammirazione sfrenata per la tedesca, è tanatofobo, e quella della
morte non è la sua unica, anche se principale, paura: a
questa si aggiunge anche quella di un mondo ipertecnologicizzato, con tutte le
sue ricadute tiranniche e paternalistiche; non ama la TV, (il nuovo oppio dei
popoli), il calcio e tutti i relativi chiacchiericci di fondo.
Ora,
mescolate tutti questi ingredienti e aggiungetene ancora un paio: una spietata
sincerità nel raccontare, non solo come eravamo e come siamo diventati, ma come
eravamo e come siamo davvero dentro; una capacità non comune di
narrare attraverso la parola scritta, che sembra trovare quasi naturalmente
(una naturalezza, però, frutto di lavoro, di pazienza, di esercizio, di fatica
sulla pagina) il passo, il ritmo, la pausa giusti, con, in più, una
personalissima, originale dote nel trascorrere dal comico al tragico,
dall’ordinario all’insolito, dal triviale al forbito.
Il
risultato finale è dato da questi trenta racconti imbevuti di un umore nero,
mai fine a se stesso, ma sempre teso alla domanda, all’introspezione: sul senso
dell’esistenza; sulla la disarmonia tra valori assoluti e la nostra mediocrità;
sul passato, non tutto da buttare, e un presente sempre più insoddisfacente…
Le
pagine più felici? Oltre al racconto iniziale, quelle relative al mondo
infantile (Carne di cobra e, soprattutto, Una buca.), di cui l’Autore
si rivela acuto, perspicace indagatore e conoscitore e di cui sa raccontare
ossessioni e crudeltà, perplessità e paure. E poi tutti i corposi lacerti
lucchesi: Lucca, la città odiosamata, ricca di storia e di storie, i suoi
cinema, i suoi bar, le sue edicole… Piccola città di provincia non
particolarmente propizia, anzi spesso cattiva, eppure luogo imprescindibile per
trarre l’ispirazione con cui mettere in scena l’alienazione dell’uomo
contemporaneo, la crisi, l’angoscia, la solitudine, l’impossibilità di ogni
comunicazione. Un vero e proprio teatro dell’assurdo e questa città ne è il
palcoscenico ideale, a ogni racconto corrisponde un atto, una scena, un
quadro…
Enzo Guidi, Occhiatina a San Pietro e altre fughe, illustrazioni di Antonio
Possenti, Maria Pacini Fazzi editore, Lucca 2014, pp. 176, Euro 13,00
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