Mattina celeste. Una
luce tranquilla, che illumina laggiù all’orizzonte la cima degli Appennini
nevosi.
Dal fondovalle
vedo svettare, per la prima volta, sul cocuzzolo della collina il campanile e la
chiesa del paese di Anchiano.
A Ghivizzano una strada
a destra sale, per poco più di un Km, con ampi tornanti, a Ghivizzano castello.
Parcheggio quasi pieno. Porta d’ingresso alta con arco di mattoncini dipinta di
un colore giallastro come la casa adiacente. Esattamente da lì inizia, in
pietra levigata, la via centrale, via Davide Camilli, in ricordo del monsignore
poi vescovo di Fiesole, che attraversa il paese per arrivare alla fine: la
seconda porta.
Però la lascio
quasi subito, infilo un vicolo buio che scende tra scalini che hanno la
bellezza del tempo, trovo sottopassaggi, che lasciano passare schegge di luce, m’imbatto
in uno di quei cani bianco neri, piccoli e arrabbiati, che dietro ad un
cancello fa “il diavolo a quattro”, vedo davanti ad una porta di casa una bella
scultura di olive e di bottiglie di olio per arrivare infine ad uno dei punti
alti di Ghivizzano: il camminamento coperto lungo le mura, con le inferriate, che
si aprono sulle montagne turchine e le cui ombre si stampano nette sulla via
Sassola.
Questo
camminamento è una delle piccole grandi ricchezze architettoniche del paese ed
immagino come potrà essere evocativa di notte questa galleria di pietra sassi e
mattoncini con i lampioni che la svelano.
Alla fine del
camminamento l’altra porta. Come si intravede nell’immagine la luce penetra
dalla porta formando un triangolo quasi rettangolo con il lampione scolpito
sopra il muro bianco-grigio.
“Che bella foto!”
penso. Aspetto un corpo qualsiasi che si stampi in controluce quando ecco un gatto correre veloce, ma non
abbastanza, da non essere “inchiodato” dal mio click.
Mi siedo sulla
panchina di legno di fronte alla porta. Un bel gattone rossiccio si viene a
sdraiare, invece, sulla panchina di pietra adiacente alla porta. Questa, incorniciata
di pietra serena, ha una terrazza altissima, elegante, ma deteriorata, parte
posteriore di un ricco palazzo che fu del monsignor Camilli, oggi proprietà
privata.
Da lì, seguendo
una stradina asfaltata, si può percorrere il breve giro del perimetro delle
mura, su cui sono state costruite case e palazzi, alcuni dei quali, oggi,
disabitati.
Ghivizzano è
raccolto tra queste due porte e, pur tra interventi pirata o sbagliati,
conserva quasi intatta la sua struttura medievale, che merita di essere ancora
di più valorizzata e conosciuta.
Ma non è finita
qui. Ritornando indietro dalla via centrale ecco la spettacolare scalinata, che
conduce alla chiesa e al bel campanile e da lì alla torre di Castruccio
Castracani, ristrutturato recentemente e, quindi, oggi visitabile. Ma è tardi.
Queste “bellezze”
storiche non meritano una visita frettolosa. Ghivizzano castello non è un paese
da “mordi e fuggi”.
Ghivizzano Castello. Domenica 8 febbraio
2015
Nessun commento:
Posta un commento