Coreglia Antelminelli |
di Luciano Luciani
Un’alleanza
tra pratica medica e letteratura è sempre esistita e la ritroviamo in non pochi
medici/scrittori. Anton Cecov, per esempio, grande narratore e drammaturgo, che
si sentiva soprattutto un medico impegnato a lenire le sofferenze del popolo
russo: è sua l’affermazione per cui “la medicina è sposa, la letteratura
amante”. Laureato in medicina è Michail Bulgakov, acre narratore della società
staliniana. Artur Conan Doyle, l’inventore di Sherlock Holmes, era medico e
medico è il dottor Watson, il simpatico personaggio che fa da spalla a
Sherlock, e non poche conoscenze mediche rifluiscono nelle sue storie. Medico
di qualche fama che curò la regina Vittoria è lo scrittore svedese Axel Munthe,
autore de La storia di san Michele.
Medico condotto nei quartieri popolari di Parigi fu Luis Ferdinand Celine,
l’autore di Viaggio al termine della
notte e di Morte a credito e medico
tra i minatori del Galles, Archibald Cronin, autore famosissimo per noi
italiani grazie alla tv delle origini e alle sue prime fiction. Un “caro
medico” è l’evangelista Luca, autore del terzo Vangelo e degli Atti degli Apostoli.
Lunga, poi, la
lista dei medici/scrittori italiani: Carlo Levi, per esempio, autore di Cristo si è fermato a Eboli, L’orologio, Il
futuro ha un cuore antico; Mario
Tobino, medico psichiatra ma anche affabulatore dell’inquietante, ma anche
affascinante, mistero della follia (le
libere donne di Magliano, Per le antiche scale). Ufficiale medico è il
vicentino Giulio Bedeschi, quello di Centomila
gavette di ghiaccio, senza dimenticare il pavese Bruno Tacconi, abile
divulgatore della storia antica in forma di romanzo. Ai nostri giorni, in testa
alla classifica dei best seller, troviamo spesso Andrea Vitali, medico lombardo
di Lecco.
Sembra
quasi che per molti medici la letteratura, sotto forma di lettura e in non
pochi casi di scrittura, rappresenti una sorta di antidoto nei confronti della
malattia, della sofferenza, del dolore, della morte a cui sono costretti a
assistere e a partecipare ogni giorno.
Probabilmente
è stato così anche per Giovanni Marchetti, medico condotto per quasi tutta la
seconda metà del secolo scorso a Coreglia Antelminelli e autore di Un medico si racconta, un’antologia dei
suoi articoli apparsi sul “Giornale di Coreglia” raccolti per volontà degli
amici e degli estimatori. Pagine con cui il dr. Marchetti ha voluto contrastare
un altro male, questo di natura morale: la dispersione delle memorie
significative per la piccola comunità di Coreglia Antelminelli. Per esempio,
quelle dell’Ospedale Pierotti, aperto, negli anni del dopoguerra e divenuto da
piccolo modesto ambulatorio un efficiente luogo di prevenzione e cura
all’altezza delle esigenze di un vasto territorio: 40 posti letto, un piccolo
reparto maternità, un reparto di chirurgia con sala operatoria. Un piccolo
miracolo dell’intelligenza, della solidarietà e della capacità di fare molto
con poco o pochissimo. E tutto narrato con eleganza, leggerezza, un velo di
ironia e umanissima pietas.
Come
nel breve racconto che fa memoria dell’entrata in servizio dell’Autore come
medico condotto un 2-novembre dell’immediato dopoguerra. Un tale gli si
avvicina per richiedere il suo intervento professionale: “Bisognerebbe che
venisse a visitare il mio figliolo che ha la febbre da diversi giorni; c’è da
camminare un pochino per arrivare in Acqualoria…” Marchetti ci fa capire subito
che quella passeggiata si protrarrà assai più che un pochino. È un racconto
importante questo Un novembre di tanti
anni fa perché, con la semplicità di scrittura che gli è propria, il dott
Marchetti narra come gli fu profetizzata dal suo predecessore il dott Coli, la
storia d’amore destinata a durare tutta la vita per Coreglia, da cui non
sarebbe più andato via, costruendovi insieme il suo destino professionale e la
sua famiglia.
Tanti
e tanti gli argomenti, mai banali, sempre significativi, che sottilmente
tramati nella storia, vengono trattati dall’Autore: lo spirito, di
intraprendenza, coraggio, ottimismo, di voglia di fare, che animava gli uomini,
e in particolare i giovani, dell’immediato dopoguerra; il messaggio di pace e
tolleranza che ci viene dall’unico racconto del tempo di guerra, Un settembre 1944, un tempo drammatico,
tragico – i tedeschi si stanno ritirando e siamo a un mese dalla strage di
Sant’Anna di Stazzema – rivisitato, però, con levità e sorridente ironia. Poi,
l’alta dignità attribuita alla professione medica: il vincolo forte
rappresentato dal giuramento d’Ippocrate, l’idea che il ruolo del medico non
sia solo quello proprio dell’operatore sanitario, punto e basta, ruolo
necessario ma non sufficiente, ma che il medico condotto sia un connettivo
fondamentale nella vita di una comunità. Medico sì, ma anche consigliere,
confidente, psicologo, assistente sociale, anche veterinario se del caso, comunque
sempre un amico di chi soffre… E poi il tema dell’amicizia vissuta come valore
assoluto, ribadito in più di un racconto: senza dimenticare, un sentimento
forte di condivisione di momenti felici e meno felici come la vecchiaia e la
malattia.
È
un mondo fittamente popolato di personaggi minori o addirittura minimi quello
narrato dall’Autore che sa mantenere sempre il passo del narratore popolare: sembra che Marchetti racconti “a veglia”, muovendosi
all’interno della nobile tradizione del bozzetto toscano. C’è poi da aggiungere
che il nostro medico condotto, nonostante l’educazione positivista propria dei
medici, non disdegna il racconto di mistero e di evocazione (Il fantasma, forse il più bello della
raccolta, per qualità di scrittura e capacità di usare la suggestione
dell’impalpabile e dell’indefinito).
E poi l’ironia sottile e l’autoironia che
percorre tutta le sue pagine: l’operazione della cagna con cui il dottor
Marchetti viene amabilmente retrocesso, a dottore degli animali; un racconto
sulla sparizione di un dente appena estratto, “in scienza e coscienza”, dal
giovane medico che non aveva mai praticato un’estrazione in vita sua… E,
all’opposto, la gioia che trapela tra le righe, ogni volta che Marchetti, tra
l’altro specialista in ostetricia e ginecologia, contribuisce alla venuta al
mondo di una nuova vita.
Scrive
bene, Marchetti: il tratto è sicuro, chiaro, incisivo. Poche righe e hai già la
storia: un luogo, Coreglia; un tempo, appena ieri, il nostro passato prossimo
che si popola di personaggi anche questi delineati, tagliati con pochi segni,
ma subito vivi e vitali sulla pagina perché tali sono nella memoria e nel cuore
di chi scrive.
Giovanni Marchetti, Un
medico si racconta, ed “Il Giornale di Coreglia Antelminelli”, Coreglia
A., copertina e disegni di Nazareno Giusti, 2014, pp. 120, sip.
Nessun commento:
Posta un commento