06 agosto 2016

"La Casa dei Sardi" di Anthony Muroni



di Patrizia Cadau


Ci voleva tutta la statura del giornalista d’inchiesta e della passione socioantropologica di Anthony Muroni per scrivere quest’agevole romanzo di formazione e di denuncia. Un romanzo di formazione lontano dal Bildungroman nella sua accezione classica, ma di estrema vitalità educativa nel racconto di una società, quella Sarda, sgretolata, fagocitata dalla spirale dell’inerzia e della sua dipendenza.

La trama narrativa si regge su quattro vicende apparentemente distanti ma unite dalla medesima percezione di sconfitta di una Regione lontana dagli sterotipi assiologici che l’accompagnano nelle rappresentazioni con cui si vende agli altri. Tutti i personaggi di quest’opera rappresentano ciò che siamo diventati nella politica, nella resistenza, nelle istituzioni e raccontano di una Sardegna povera certamente di capitali e mezzi, ma povera di strumenti per ribellarsi ad una condizione fondamentalmente auto inflitta e non considerata abbastanza in tutte le ramificazioni che portano altri a decidere della nostra libertà, e che come soggetti rinchiudono l’isola in un oggetto senza identità e senza rivolta.

Decisamente sublime la caratterizzazione dei personaggi e il ritmo dei dialoghi incalzanti, che si rincorrono da un personaggio all’altro come una pletora di voci diverse che hanno in comune l’offesa del territorio e la presunta supremazia di ciascuno in scelte che nulla hanno a che fare con l’interesse dell’isola. Trame da cui emergono commedianti di basta statura, buffi ma pericolosi e capaci di imporsi come leader di fronte ad una popolazione muta che ha perso la sua solennità, il suo spirito critico e la propria autonomia intellettiva. 

E insieme alla formazione, per chi legge, scatta il "j’accuse", la denuncia, il riconoscersi in queste dinamiche torbide di appalti truccati, di armatori corrotti, di testimoni fatti sparire, di ambientalisti dubbi e perfino di centri d’accoglienza sospetti. Un mondo che leggiamo sui giornali e che finora abbiamo negato potesse toccare l’isola più bella del mondo, sapendo benissimo che in questo sistema siamo impregnati fino al midollo, con una collettiva e complice acquiescenza passiva.

 Sì, ci voleva la forza del giornalista e del narratore, bravo, per far confluire la verità in un unico quadro che ci restituisse il clima in cui la nostra Sardegna è sprofondata per sperare di muovere un barlume di indignazione. E per scuoterci ad un atto di amore verso la nostra terra, lo stesso amore che l’autore ha coraggiosamente dimostrato in questo testo.


(da oggi  in edicola con L'Unione Sarda ‪#‎unionesarda )                                 6 agosto 2016

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