Nella notte tra il 29 e il 30 maggio 2020 Antonio ci lasciò. Era, invece, il 1983, quando conobbi Antonio Tregnaghi, in arte Gnago, come grafico e vignettista di Paesaperto, un periodico realizzato, in quegli anni, tra Lucca e la Piana. E lo percepii immediatamente come compagno nel senso profondo della parola: un amico con un orizzonte politico e culturale comune.
Con un elemento in più rispetto ad altri: Gnago era un creativo. Se, infatti, dovessi usare soltanto due parole fortemente intrecciate per sintetizzare la sua figura di artista scriverei un “poeta” e “luminoso”. La sua poesia la esprimeva attraverso una matita che coglieva la tenerezza con una sottile ironia. Non si ride alle sue vignette, si sorride e si sorride con il cuore.
E questo suo talento a Antonio Tregnaghi, in arte Gnago, è stato riconosciuto e apprezzato nella sua attività professionale, oltre la cerchia delle Mura lucchesi . Un’attività che ha avuto come focus il disegno, con diverse ramificazioni creative: dall’editoria scolastica a quella narrativa , dal fumetto alla grafica pubblicitaria. Un patrimonio estetico e culturale importante e aperto, che è stato raccolto , e per ora, soltanto in parte, nel suo sito, da implementare con tutto ciò che si può ritrovare ancora.
E tuttavia questo suo essere artista poeta era anche il tratto peculiare della sua personalità, del suo stesso esistere quotidiano: limpido e generoso, pensoso e divertente, combattivo e elastico sia intellettualmente che fisicamente.
Me lo ricordo in una serata organizzata dal periodico Luna Nuova, di cui era grafico e collaboratore.
. Luna nuova è stato per 6 anni (1994-2000) un quindicinale poi mensile, politico e culturale, che partendo dal territorio lucchese ragionava, discuteva, si allargava ai problemi del Pianeta stesso, promosso dalle sensibilità più inquiete ed aperte del nostro territorio, ricordo tra i più attivi Eugenio Baronti, Marinella Lazzarini, Luciano Luciani, Virginio Bertini, Maila Grazzini, Aldo Zanchetta. Ecco di quella sera mi rimane il ricordo indelebile di Gnago scatenato, che
ballava con una bella ragazza, Anna Maria Pedone, che da lì a poco sarebbe
diventata sua moglie. Mi colpì tanto che lo fotografai più volte, perché nel
suo corpo e nei suoi occhi c’era quella luce di vivere, che ho sempre percepito
in lui.
1 commento:
Grazie Gianni per questo struggente ricordo di Gnago. Non mi sembra ancora vero che non ci sia più, rimarrà comunque nei nostri cuori e nei nostri ricordi finché avremo vita.
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