di Giulietta Isola
“Il Dio a cui scrivevo, il Dio che pregavo, è un uomo. E si comporta proprio come tutti gli altri uomini. Fatuo, indifferente e vile. Lei ha detto, Miss Celie. Faresti meglio a tacere. Dio potrebbe sentirti. E lascia che mi senta, ho detto io. Se si degnasse di ascoltare le povere donne di colore, il mondo sarebbe un posto diverso, te lo dico io. Lei parla e parla, cerca di impedirmi di bestemmiare ancora. Ma io bestemmio quanto mi pare.”
Celie, la protagonista del romanzo, è una donna di colore, abusata dall’uomo che credeva essere suo padre, privata dei due figli, odia il marito che la separa dall’amata sorella Nettie, che finirà missionaria in Africa. Per trent’anni Nettie scriverà a Celie lettere che questa non riceverà mai, mentre Celie, oppressa dalla vergogna della sua condizione, riesce a scrivere solo a Dio. Sarà l’amante del marito, Shug Avery, una affascinante cantante di blues, a cambiare il colore della sua vita, insegnandole a ridere, giocare, amare ed osservare le piccole cose che Dio ci dà per mostrarci che ci ama come i piccoli fiori viola nei campi.” Credo che Dio si arrabbi se, per esempio, uno passa vicino al colore viola in un campo senza notarlo.”
“Il colore viola” è prima di tutto un romanzo sulle donne e dopo sulle condizioni dei neri negli Stati del Sud e, Celie rappresenta perfettamente la precarietà e lo svantaggio di essere una donna e di colore in un mondo dominato dai bianchi e dagli uomini agli inizi del Novecento.
L’autrice, da sempre impegnata nella lotta femminista, rivela la propria natura non solo dedicandosi alla causa, ma anche intessendo una sorta di “sorellanza” all’interno del libro, che fa sì che le donne arrivino a intrecciare tra loro uno stretto legame di complicità che ricalca il concetto femminista del cosiddetto affidamento.
Ma Alice Walker trova spazio per parlarci di razzismo, amore omosessuale, di rapporto tra gli afroamericani e le proprie origini .La sua scrittura semplice e diretta ci immerge in una quotidianità poco rassicurante e ci mette di fronte a reali quanto angoscianti storture, ma nonostante tutte le brutture ci invita al cambiamento, alla speranza ed a goderci la vita nella sua semplicità.
Leggere oggi le descrizioni del Sud segregazionista, dell’odio e della violenza dei primi decenni del Novecento americano è molto interessante per osservare l’evoluzione sociale e politica di una realtà ancora segnata da feroci disuguaglianze e fenomeni di razzismo.
Il colore viola è la storia di una donna vittima, di abusi, omicidi razziali, di deviazione generata dalla violenza, di predominio della cultura bianca e di potere maschile nella comunità nera, ma è anche una invocazione per affrancarsi dal dramma del presente, un esercizio per sopravvivere alla brutalità del quotidiano.
La lingua, un misto fra parlato popolare e invenzione caratterizza i molti personaggi, infonde loro vita ed umanità e l’autrice ce li racconta, da un punto di vista sia fisico che interiore, in divenire rendendoceli estremamente familiari ed autentici, tutti fallibili e non esenti dal mutare.
Celie nella sua complessità, talvolta contorta e irritante, è ineguagliabile nella narrazione di una disumanità, alla quale si contrapporrà con forza e determinazione assieme ad altre donne pronte a sfidare le convenzioni.
La forma epistolare con rimandi temporali, turbamenti del presente e suggestione dei ricordi scatena emozioni che vanno dalla compassione alla rabbia, dalla simpatia all’odio e al dispiacere.
Questo è un libro sublime che entra nell’anima, la rilettura dopo circa trent’anni dalla prima volta, in un momento nel quale mi capita talvolta di sentirmi sul bordo di un precipizio, mi dà speranza e mi aiuta a convivere con la mia e l’altrui sofferenza. Consigliatissimo.
“È tutta una vita che devo lottare, io. Dovevo lottare contro mio padre. Dovevo lottare contro i miei fratelli. Contro i miei cugini e i miei zii. Una bambina non è al sicuro in una famiglia di maschi. Ma non avrei mai pensato di dover lottare anche in casa mia. “
IL COLORE VIOLA di ALICE WALKER SUR EDIZIONI
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