di Giulietta Isola
Mileva nasce in Serbia nel 1875 da una famiglia benestante, studia con profitto e completa a pieni voti gli studi superiori, sarà la prima donna ammessa al Ginnasio Reale di Zagabria. Nel 1894 entra al Politecnico di Zurigo, ancora una volta unica donna ammessa agli studi di fisica, qui incontrerà Albert Einstein, più giovane di lei di quattro anni. Diverrà sua moglie e avrà con lui tre figli.
Il libro ripercorre i momenti salienti della vita della famiglia Einstein e si apre con la terribile lettera spedita da Albert a Mileva il 18 luglio 1914 in cui lo scienziato detta le sue condizioni alla moglie: “A. Ti assicurerai che: 1. i miei indumenti e la mia biancheria siano tenuti in ordine; 2. che io riceva tre pasti regolarmente nella mia camera; 3. che la mia camera da letto e il mio studio siano mantenuti puliti, e soprattutto che la mia scrivania sia riservata al mio uso esclusivo;…”. Il testo prosegue con un’altra serie di punti altrettanto terribili e inaccettabili che ci fanno presagire la fine del loro matrimonio. La scrittrice immagina una Mileva nella sua casa di Berlino, ormai provata e umiliata da una vita coniugale senza amore e senza rispetto. Da qui cerca di ripercorrere la sua vita da promettente studentessa e scienziata fino all’incontro con Albert, al loro matrimonio, alla nascita dei figli e all’inesorabile baratro in cui la donna cade travolta dalla pesante vita familiare, dalla perdita prematura della prima figlia, dalla malattia del terzogenito, dal maschilismo del mondo accademico che non le permetterà mai di laurearsi.
Slavenka Drakulic, con grande sensibilità e totale compartecipazione, ci fa entrare nel cuore di Mileva descrivendo un modo di vivere che era all’epoca comune a tante donne. Attraverso le pagine mette in luce la sua disperazione per tutto quello che avrebbe potuto realizzare professionalmente grazie alla sua mente così geniale pari, se non superiore a quella del marito. Eppure rimane da sola ad affrontare la malattia del terzogenito, mentre Albert si godrà i successi di una sfolgorante carriera che sarebbe dovuta essere condivisa.
Uno dei meriti della scrittrice è proprio quello di aver ridato vita ad una grande mente sepolta nell’oblio, delineandone la vita e le grandi sofferenze che sentiamo sulla nostra pelle di donne troppo spesso accantonate e schiacciate in uno spazio domestico che tutto inghiotte e di cui nessuno si ricorderà.
Mileva Marić merita di essere ricordata non solo per la sua grande sfida alle convenzioni del tempo e per una partecipazione attiva delle donne nella scienza, ma anche perché rappresenta tutte le donne che hanno lottato contro il patriarcato, rimanendone comunque vittime. Nelle pagine assistiamo all’autodistruzione di una donna intelligente e affascinante, di una scienziata di valore in grado di non lasciarsi travolgere dalla delusione terribile per non essere mai arrivata alla laurea, ma totalmente impreparata a fronteggiare il rifiuto, l’allontanamento, la perdita di un ruolo all’interno della coppia. Una donna diventata, all’improvviso, un oggetto inutile, un niente, umiliata che si arrende a vivere senza più credere in se stessa.
Altro grande tema del romanzo è la malattia mentale raccontata con lucidità chirurgica ed in grado di trasmettere al lettore l’angoscia di chi sente d’essere diverso, senza però comprenderne le reali motivazioni.
Una biografia romanzata dolorosa, ma di un dolore che serve e riporta alla luce una donna troppo spesso dimenticata e messa in secondo piano, un destino comune a tante donne del passato e del presente, schiacciate da una vita familiare di cui spesso portano il peso totale per convenzione sociale e per convenienza da parte degli uomini.
Un libro di denuncia, necessario ed importante che vuole fare giustizia e ridare dignità a una donna che è stata sicuramente parte fondamentale di grandi scoperte scientifiche.
MILEVA EINSTEIN di SLAVENKA DRAKULIC BEE EDIZIONI
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