01 luglio 2022

“Caro Pier Paolo” di Dacia Maraini

 

di Gianni Quilici

       Caro Pier Paolo di Dacia Maraini l’ho letto velocemente, lasciandomi assorbire dalle riflessioni, dalle narrazioni, dai sentimenti che le lettere mi trasmettevano, attraversandole, senza fermarmi.

      Chiuso il libro mi è rimasta una sensazione, un’impressione. Caro Pier Paolo , ho pensato, non poteva essere scritto se non come lettera, tante lettere quante il flusso del tempo ne consegnava.

      Perché per la Maraini  Pier Paolo Pasolini è ancora vivo, o almeno lo è stato fino ad allora. Sembra quasi che con l’ultima lettera finisca questa tensione che l’ha portata a scriverle, le lettere. Lo saluta, infatti, così:

Addio, Pier Paolo, e che la morte ti sia più benigna della vita.

Con affetto, Dacia” … Una forma come un’altra, che può nascere da una concentrazione particolare in cui il libro ha vissuto.  Ne avrei preferito un’altra, un ciaociao  che lasciasse aperta l’avventura sua e quella di Pier Paolo.  

       Dalle lettere emerge infatti che la scrittrice lo ha profondamente vissuto, ha continuato a viverlo pensandoci, sentendolo, parlandoci, sognandolo.  Sono istantanee di viaggi, soprattutto i viaggi africani, sempre nuovi, sempre avventurosi,  di discussioni rimaste sospese ed ancora vive. Soprattutto  intensi sono i sogni che la Maraini trasmette con una limpidezza analitica e visiva sorprendente, da cui si percepisce una nostalgia, che non diventa sentimentalismo, soltanto una memoria che i sogni misteriosamente elabora.

       E tuttavia P.P.P. continua a vivere  (vivere intensamente un morto), non solo in Dacia Maraini, per ciò che egli ha scritto, detto, pensato, filmato, per il modo come ha vissuto. E molto di questo continua a toccarci, sorprenderci e a essere  amato.  In più Dacia Maraini  ha vissuto con P.P.P.  momenti indimenticabili della sua quotidianità . Ecco alcuni passi in cui parla di lui direttamente o indirettamente

 ... così mite e così arrendevole che ogni volta mi lasciava interdetta”    La tua delicatezza e la tua gentilezza d’animo mi commuoveva             La tua angoscia violenta e assoluta che lo trapassava come una spada”.

       Tra i tanti personaggi presenti in queste lettere sorprende il ritratto che abbozza di Maria Callas.  Ho capito allora che dentro la diva dalla voce tonante, c’era una bambina impaurita e fragile, una bambina dalle radici che si allungavano nel lontano e povero Peloponneso, una bambina che, nonostante il grande successo internazionale, non si fidava di sé stessa e del suo glorioso posto nel mondo

       E infine su Alberto Moravia, autore non meno complesso di Pasolini, e che ha conosciuto, ancora più intimamente, scrive:

Alberto era l’uomo più generoso e tollerante che io abbia mai conosciuto. Non l’ho mai sentito aggressivo, non l’ho mai visto con il muso, e non l’ho mai colto a porre quei piccoli ricatti a cui sono intente le persone che vogliono ottenere qualcosa senza imporsi. Era aperto ai ritmi, ai desideri, alle perplessità, alle critiche, agli entusiasmi degli altri”.

      Chissà se Dacia Maraini  scriverà anche  un “Caro Alberto”.

Dacia Maraini. Caro Pier Paolo. Neri Pozza Bloom. Pag.206. Euro 18.00

                                                                         

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