nota di Gianni Quilici. Un romanzo costruito (dove preponderante è l’orchestrazione di Elisabetta Rasy), ma vero
Disperato, ma così sottilmente da risultare enigmatico.
Originale e raffinato, ma impegnativo, richiede tempo, non si può sorvolare, va assaporato, visualizzato per ciò che lascia trapelare
Quel tempo che (io) non ho dato.
Una storia di amori latenti, che nasce dalla lettura da parte dell’autrice di una novella di Honoré De Balzac , La fausse maitresse, con quattro protagonisti (la signora Anna Marie Strohl, suo marito, l’Amministratore e Stella, donna marginale e irregolare ), una storia in cui sparisce il romanzesco dello scrittore francese, , “si spegne ogni urto e ogni urlo” come osserva Walter Pedullà, in cui rimane soltanto solitudine e desolazione, come se niente fosse accaduto.
Elisabetta Rasy. L’altra amante. Garzanti.
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