05 settembre 2022

"Addio Kabul" di Fahrad Bitani e Domenico Quirico

 

di Giulietta Isola
 
    “Ora che la sconfitta è venuta, è il momento di ammetterlo: l’America, l’Occidente, sono rimasti vent’anni in Afghanistan, vi hanno condotto una guerra, scelto e gettato via alleati e governanti, distribuito denaro e ucciso migliaia di persone sulla base di un’antropologia immaginaria. E ancora oggi non sappiamo davvero chi sono i talebani”.
 
       I talebani sono rimasti qualcosa di inaccessibile e di oscuro: quali classi sociali rappresentano? Dove reclutano martiri e guerrieri infiniti? Nel 2002 erano ridotti a turbe di fuggiaschi sconfitti e nel 2021 come lupi famelici hanno nuovamente conquistato il Paese. 
 
       Queste riflessioni sono all’origine del libro di Domenico Quirico e Farhad Bitani, un dialogo-intervista sulle cause della veloce ritirata americana e sulle menzogne propinate in 20 anni di “missione salvifica” nei confronti di una popolazione già duramente provata dal regime talebano e dai conflitti precedenti, un viaggio dentro il cuore dell’Afghanistan e una lunga meditazione sulla violenza che ha travolto il Paese e che rischia di condurlo al collasso. 
 
        L’escalation talebana iniziata nel maggio 2021 ha portato in poche settimane alla conquista delle principali città afgane e infine Kabul e dal 15 agosto 2021 l’Afghanistan non esiste più. Ora si chiama Emirato Islamico dell’Afghanistan, il cui presidente de facto è il mullah Abdul Ghani Baradar. 
 
        Questo sperduto “mucchio” di rocce, incastonato nel cuore dell’Asia, ha ospitato, nel corso dei secoli, guerriglieri insofferenti a ogni dominazione, attacchi da alcuni degli eserciti più potenti ,ma nessuno ha avuto vita facile tanto è vero che il territorio afghano è detto “tomba degli imperi”. Un territorio montuoso, senza sbocchi sul mare, costituito da deserti aridi e rocciosi, popolato da genti dedite all’agricoltura e alla pastorizia nelle poche fertili vallate ove la lotta per la sopravvivenza è continua ed estenuante a causa delle scarse risorse ed il clima ostile. 
       Oggi l'ex capitano dell'esercito afghano Farhad Bitani, figlio di un generale, che ha vissuto nell'Afghanistan dei mujaheddin e poi dei Talebani e infine si è definitivamente trasferito in Italia, dedica grandi sforzi al dialogo interculturale ed alla pace.
       Quirico, la parte "occidentale", tenta di riconoscere e puntare il dito sui limiti del sistema messo in atto dai paesi della coalizione e smaschera le bugie date in pasto all'opinione pubblica , Bitani, la parte più coinvolta emotivamente, ormai guarda con disincanto al suo Paese e dice come stanno le cose senza remore. 
“ Quando tu cresci nel male, e non conosci il bene, nella vita il male diventa parte di te, ti plasma. Tutto il dolore che vedi pensi che sia ineluttabile, naturale, che faccia parte della vita. Sparare, morire, che una persona venga uccisa, pensi che faccia parte dell'esistenza, pensi che la vita sia questa, perché tu in questo ambiente cresci, fai esperienze, maturi, scegli... Se resti vivo! “ 
  
        Molto interessanti le parti del libro che cercano di spiegare il perché del fallimento della "missione" degli Stati Uniti e dei paesi della coalizione Nato, Italia compresa, impegnati in un'opera di democratizzazione dall'esterno, ma portare la democrazia in un Paese dove nessuno sapeva che cosa fosse è impresa impossibile. Qurico e Bitani si addentrano nel cuore di tenebra dell’Afghanistan e cercano di far luce su una questione abbandonata troppo presto e facilmente dai media, forse perché troppo dolorosa e pesante da ammettere, ci mostrano il deserto lasciato dai cattivi, dalle corruzioni, dalle tante, troppe bugie, ci aiutano, come spesso succede, ad essere liberi con un libro.
 
ADDIO KABUL di FAHRAD BITANI e DOMENICO QUIRICO NERI POZZA EDITORE

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