05 ottobre 2022

"La figurante" di Pauline Klein

 

di Giulietta Isola

       «Io sono quella che siede in disparte, silenziosamente accanto al finestrino, mentre là fuori la vita sfreccia. Io sono quella per cui la vita, quella stessa vita che dovrei definire mia, è un’esperienza demandata – non saprei per quale ragione – che passa dalle azioni e dalle scelte degli altri. Io sono questa. Io sono la Figurante. E sto cercando di diventare un’altra fin da quando ho memoria.”

       Mi sono chiesta molte volte quali qualità, quali requisiti siano necessari per vivere una vita degna, mi fermo a riflettere su casi e situazioni che hanno provocato delle svolte importanti, mi affanno per capire se scelte, opportunità, caso hanno reso tutto più accettabile o meno peggio, poi alla fine mi rendo conto che ciò che è veramente importante è essere se stessi sempre. 

       Camille, protagonista di La figurante ha quasi trenta anni, è vissuta a Parigi con la madre single che le ha sempre dato “buoni consigli”, trova rassicuranti il suo carattere mite e la sua vita ai margini, cerca di crearsi un personaggio che le permetta di eclissarsi, è in costante lotta fra essere ed apparire chiusa in una sorta di auto-isolamento. 

       Dopo un’esperienza americana, torna a Parigi e tenta di costruirsi un’identità da raccontare a sé stessa ed agli altri, cerca di adattarsi a quello che gli altri si aspettano da lei, vive in maniera distaccata ed interpreta diversi ruoli in una società che secondo lei è fatta di maschere e di illusorie parodie. Camille è solo indolente o è una che si pone al di là delle convenzioni sociali? “La mia impronta sarebbe stata l’assenza di tracce. Meno ci si preoccupava del mio destino, meglio io stavo”. Di sicuro uno “strano soggetto” che sfugge alle categorizzazioni. 

       Pauline Klein imbastisce una trama movimentata da storie di solitudine, impazienza, voglia di conoscere e paura di mostrarsi che ha creato in me una certa aspettativa. Mi è piaciuta la struttura narrativa a tinte forti e gli eventi che obbligano alla scelta: si esce allo scoperto e ci si accetta o si continua a nascondersi. 

       La Klein affronta temi quali l’erotismo e la consapevolezza di sé in modo inaspettato, ha una prosa asciutta e tagliente e riflette con ironia sulle interazioni e le aspettative sociali, puntando l’attenzione sulle maschere che spesso ci troviamo a indossare come fossero vere e proprie identità. 

       I capitoli delle vita di Camille narrati in prima persona sono un’altalena di emozioni, mi sono sentita dentro un film nel quale ho alternato sentimenti contrastanti di amore e odio verso questa singolare protagonista, il finale è profondo e non è opportuno nè dare giudizi nè gridare al miracolo, ma ci si sente liberi e felici mentre “svolazza in cielo finalmente una farfalla.”

“ A un tratto gli altri stanno in sella. Avanzano con disarmante convinzione. […] Tutti danno idea d’aver conquistato quantomeno una parvenza di definizione. […] Non si può lottare in eterno per far sopravvivere l’incoscienza»

LA FIGURANTE di PAULINE KLEIN CARBONIO EDITORE

 

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