16 ottobre 2022

“La felicità degli altri” di Carmen Pellegrino

 


  • di Giulietta Isola
     
    Sono nata in una casa infestata dai fantasmi. Allampanati, tignosi fantasmi da cui non si poteva fuggire.”
     
           ll dolore dell’abbandono, nella mia personale esperienza , è indicibile, forte, radicato e profondo, lascia cicatrici insanabili e, spesso, una solitudine invalicabile. 
          
            Questo dolore lo ha raccontato con sensibilità rara Carmen Pellegrino. La sua Clotilde poi diventata Cloe, e in seguito Anais ed Esoluna è nata in una famiglia maledetta dal non amore, di sé dice “Come si conviene alle vite che vanno avanti, gli anni bene o male sono passati, anche se qualche volta ho sperato di crepare”. Cambia nome quasi a dare nuova forma al suo passato e alleviarne il pesante fardello di dolore. 
     
           Lei e il fratello Emanuel hanno vissuto con la madre Beatrice, una perfida virago che, ossessionata dai tradimenti del marito Manfredi , sfogava il suo costante debito d’amore sui figli indifesi. Cloe oggi è un’adulta in cerca di se stessa. È cresciuta in una comunità in collina, la casa dei timidi, affidata alle anime gentili del Generale e di Madame, il cui unico scopo è non lasciare indietro nessuno, far sentire amati i bambini e i ragazzi che sono stati rifiutati da chi avrebbe dovuto prendersene cura. A diciotto anni Cloe se ne va. inizia una peregrinazione nel mondo ed in se stessa alla ricerca di qualcuno che la veda, che la definisca come persona e la renda presente a se stessa. 
           
           Dopo un matrimonio fallito velocissimamente, si rifugia a Venezia, dove con l’aiuto di Madame, studia, esplora e conosce il Professor T, insegnante di Estetica dell’ombra all’Università , in cui riconosce la sua stessa oscurità. Sono due anime affini che si avvicinano per trovare se stessi e si riconoscono in un comune dolore. Passeggiano , parlano poco, le poche parole che usano sono selezionate, chiarificatrici e salvifiche. Il professor T comprende il dolore mai superato di Cloe che, con il ritorno in collina, riuscirà a ricostruirsi ed a pacificarsi. 
           
           Il silenzio di Venezia nell’oscurità della sera, le vie del paese di origine di Cloe su cui si affacciano dimore ormai abbandonate, sono l’ambientazione naturale di queste storie di solitudini che si avvicinano e si uniscono per vincere la loro fragilità di fronte alla durezza della vita. 
           
          

    Carmen Pellegrino, una delle voci più significative della letteratura italiana, vanta una scrittura elegante, pervasa di nostalgia, vede ed interpreta l’abbandono non nei luoghi, ma nelle persone, accarezza e rincuora con un romanzo che lascia il segno ed è particolarmente adatto a chi cerca di ricostruirsi e ritrovarsi nel mondo. 
           
            Riflessioni : non sono convinta che i figli siano di chi li mette al mondo, ma di chi li cresce e li ama abbandonando un’irriducibile idea di possesso, l’amore non può essere imposto, non so se e quanto ne spetta ad ognuno, ma è successo che se qualcuno non mi ha amato è arrivato qualcun altro che lo ho fatto al posto suo, o ha almeno provato a farlo. Ho sopportato, come tutti, i tormenti del dolore, ad un certo punto ho sentito l’urgenza di dire a coloro che hanno avuto ragione d’essere nella mia esistenza che li ho amati, ho cercato di comprendere, ho fatto i conti con il passato e cercato di vincere i pregiudizi e mi sono convinta che si può sempre ricominciare, ho visto i giorni più bui illuminati da una flebile luce di speranza, ho fatto tesoro dei piccoli sforzi, ho ascoltato, ho teso la mano, qualcuno mi ha afferrata saldamente e non mi ha fatto volare, ho trovato spazio per altri inizi perché “Là dove cresce il pericolo cresce anche ciò che salva”. Una splendida lettura.
     
    LA FELICITA’ DEGLI ALTRI di CARMEN PELLEGRINO LA NAVE DI TESEO EDITORE

Nessun commento: