19 novembre 2022

"Storie della valle del Serchio" di Piero Panattoni

 

di Marisa Cecchetti

        Sono tanti piccoli paesi quelli che si susseguono, come attaccati l’uno all’altro, lungo la riva sinistra del Serchio, nel punto in cui il suo cammino volge verso la foce. Nativo di uno di questi -uno dei più piccoli- Piero Panattoni li innalza a dignità letteraria, nominandoli ad uno ad uno. Le storie datano a partire dal ventennio fascista ambientate in luoghi dove la gente si conosce e conosce la storia delle famiglie, dove ci si sposa tra compaesani, in genere, perché spesso la vita inizia e finisce lì.

      Una caratteristica dei racconti di Panattoni è l’aver creato personaggi legati tra loro per parentela o per amicizia, quasi fossero abitanti di una corte -come quelle che riunivano famiglie dello stesso cognome. Eppure si spinge oltre la valle del Serchio, fino a Volterra o alla Maremma, ma lo scorrere delle acque del fiume rimane sempre di sottofondo, come una musica,  una voce che chiama e su cui aleggiano anche i fantasmi.

      Si incontrano personaggi originali che campano inventandosi la vita giorno per giorno, fantasiosi, leggeri, sognatori come i personaggi felliniani, spesso sospesi in una dimensione onirica e senza tempo, per cui è sottile la linea che divide questa prosa dalla poesia.

      Si assiste a imprese che rimangono nella storia, come quella di Accio che attraversa a nuoto il Serchio in piena, o ascoltiamo l’ocarina di Guggino, suonatore di strada sceso dalla Garfagnana e arrivato fino a Pisa dopo aver restaurato alla meglio il mandolino di un cadavere; ma ci sono anche le proiezioni di Tommaso con la sua lanterna magica che fa sognare e cerca di fare concorrenza al cinema che avanza, l’originalità di Foresto  l’armaiolo ed esce solo di notte per parlare con la luna. C’è un reduce che si guarda vivere, senza riuscire a elaborare le sofferenze della guerra, la fantasia preimprenditoriale di Nardo che vende i bottoni passando di paese in paese. E poi carrettieri, panettieri, ex pugili, accordatori di pianoforti, iracondi bestemmiatori. Gente semplice.

        C’è un narratore, Giulio, che ascolta le storie degli umili, dei disperati, degli emarginati, dei pazzi o ritenuti tali, delle prostitute, ce li fa amare denudandoli fino a scoprirne le bizzarrie, le ossessioni, le ire e la bontà, il loro bisogno d’amore: “Hai mille ragioni, Giulio, è la pura verità che nessuno dà più importanza a chi scrive: ma il tuo stare qui a portare alla luce pezzi di vita degli ultimi o dei penultimi, vuol dire che non sei morto dentro e che non ti hanno messo né briglie né paraocchi. Voglio pensare invece che il cammino che hai intrapreso si svolga a fianco di coloro che la storia la fanno e la tramandano, per non subirla e basta, come una maledizione divina”.

Ci sono molte figure femminili, conosciamo nonne, figlie, nipoti, nuore, amiche, donne fiere, decise, libere nella gestione del proprio corpo, anche se si tratta di un gesto di generosità verso gli uomini assatanati di sesso, in una cultura dove per il maschio era vanto e gloria elencare le prodezze sessuali, essere conosciuti come “sganascia donne” o “sganascia vedove”, un modo per nascondere la propria debolezza e fragilità. La violenza non manca e non a caso è una donna che lavora in un macello, che vive lo schifo dei maiali sgozzati, a scegliere di “scopare per riprendersi la vita che il lavoro le toglie”.

        Ma queste donne hanno il dono di conoscere l’amore, anche se arriva tardi e in modo insolito, quello fatto di tenerezza, di accettazione dell’altro, di condivisione. Non c’è giudizio alcuno né pregiudizio, bensì una pietas diffusa che accoglie, che offre sempre una possibilità di riscatto o di realizzazione di sé, a uomini e donne. C’è uno sguardo attento che rivela il legame d’affetto e gratitudine tra il narratore e i suoi personaggi, che simbolicamente ritroviamo in un occhio di donna, un occhio di vetro, bianco, che attira e affascina come una piccola lanterna magica.

 Piero Panattoni, Storie della valle del Serchio, Helicon 2018, pag. 170, € 12,50

 

 

 

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